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Si rinnova la tradizione

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Il tradizionale pellegrinaggio dalla Pieve di Castelnovo ne' Monti a S. Pellegrino in Alpe, a piedi, continua a riscuotere successo, nonostante la veneranda età di 23 anni. Alle 6 di venerdì 30 luglio scorso più di una ventina di persone sono già in marcia verso il Pianello. Altri si aggiungeranno poi al passo Cisa e dalla sbarra di Civago, cosicché al rifugio Battisti ci ritroveremo più di 30. Vecchie conoscenze e nuove matricole entusiaste di venire per la prima volta a S. Pellegrino. Bambini, giovani, adulti e il più anziano (il nostro Beppe) che nel 1988 rilanciò questa antica e nobile tradizione.

Particolarmente sentita (e gustata) la sosta a Montecagno con una buona merenda (vino, pane e mortadella) allestita con cura, all’aperto, al bar Paoli, offerta dal pellegrino più vecchio, con l’attenzione del sig. Paoli, il famoso “gatto nero” del Montecagno nei primi tornei della montagna. Alle 18 siamo tutti già sistemati al rifugio Battisti. L’aria è frizzante, anche perché, verso le 16, una leggera grandinata, con il sole, ci ha sorpreso durante il cammino. Don Geli, che è con noi a piedi, prende contatto con don Evandro Gherardi, già sul posto, per concelebrare la Messa nel cortile del rifugio in ricordo dei caduti della montagna e, in particolare, di Cristian, amico di don Evandro, caduto sul Monte Bianco due anni fa e co-gestore del rifugio Battisti; e di Juri, di Villa Minozzo, disperso quest’anno con gli sci sulle nevi del Cusna e ritrovato dopo oltre due mesi di ricerche. La cerimonia è particolarmente sentita e commovente, nella cornice luminosa del sole che tramonta, e conclusa con il canto dolcissimo di “Dio del cielo, Signore delle Cime...” mentre un freddo venticello fa tremare le voci.

La solita gustosissima cena, servita dai cortesi gestori; molte battute scherzose; qualche canto e un buon bicchiere di vino… Poi tutti a nanna, per essere pronti alle 6 per la colazione. Un’alba luminosissima (anche se fredda: 9°!) ci accoglie fuori dal rifugio per la preghiera di partenza. Poi tutti via, a “scarpinare” per altre 5 ore, chi per la cima del Prado, chi per la valle dei Porci e chi per il sentiero della Segheria. Dopo le nove ci reincontriamo tutti al passo delle Forbici per il canto del Padre Nostro (in cerchio). E via di nuovo verso il Santuario…

Beppe è in crisi e il bravo Mauro si preoccupa di sostenerlo fino al santuario. Qui ci aspettano don Pietro ed altri pellegrini che ci hanno raggiunto per la Messa di ringraziamento e di intercessione. La gioia-fatica termina a tavola, dove i pellegrini stanchi possono ristorarsi e salutarsi, con l’appuntamento al XXIV pellegrinaggio del 2011, più in forma che mai, con l’aiuto di Dio e dei suoi Santi…

(Beppe - Prof. Giuseppe Regnani)

1 COMMENT

  1. Una piccola magia…
    Questi due giorni sono sempre un po’ speciali. Con il Prof. Regnani usiamo spesso la parola condividere: la fatica, il sudore, lo zaino, il piatto, il bicchiere, il panorama, la preghiera. Al mattino alla Pieve ci si saluta come una famiglia che per qualche tempo non si è incontrata e poi via con gli occhi verso il Cusna così lontano. Mi sembra di conoscere ogni sasso e ogni pianta del cammino ma gli amici con noi rendono tutto nuovo, bello. Si parla, si suda, si cammina ed ancora si condivide ogni cosa. All’arrivo a San Pellegrino la conta: sì, ancora una volta ci siamo tutti, presto che inizia la Messa. E’ il momento di rigraziare per questi due giorni, per questa piccola magia che si ripete ogni anno.

    (Mauro)