Riceviamo e pubblichiamo.
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Sabato scorso, 31 luglio, si è tenuto a Scurano (sponda parmense dirimpettaia al territorio vettese) un incontro pubblico organizzato dal Comitato per la diga di Vetto. Il tema è noto, dibattuto da decenni, forse anche un po’ inflazionato ormai, ma tiene ancora alta l’attenzione e anima le discussioni, sia che esse avvengano al bar o negli incontri istituzionali. Sono intervenuti il presidente del Comitato Lino Franzini, il sindaco di Neviano degli Arduini Giordano Bricoli, il presidente della sezione di Parma del Consorzio del Parmigiano Reggiano Paolo Bandini, il presidente di Confagricoltura di Reggio Emilia Lorenzo Melioli, il presidente della CIA di Parma Guido Baratta, il direttore del Consorzio della Bonifica parmense e sindaco di Tizzano Amilcare Bodria e l’assessore all’ambiente della provincia di Parma Giancarlo Castellani.
Si è subito affermato da parte del sindaco Bricoli che l’incontro non era e non doveva essere “politicizzato” ma finalizzato a valutare gli aspetti tecnici dell’opera, di beneficio o di danno per la zona coinvolta, il tutto con concretezza e serietà.
Riassumiamo ciò che è emerso dai vari interventi:
1. l’acqua è un bene primario che deve essere capitalizzato dalla montagna, servire all’agricoltura della bassa parmense e reggiana, essere disponibile a basso costo, essere quantitativamente e qualitativamente soddisfacente; il suo utilizzo deve essere plurimo: agricolo, industriale, energetico, civile, turistico;
2. il mondo agricolo è in crisi per il deficit idrico;
3. l’opera offrirebbe molteplici opportunità lavorative, sia in corso d’opera che una volta realizzata, facendo da volano al turismo locale e rendendoci un “piccolo Trentino”; sarebbe una panacea per tutti i mali della montagna dallo spopolamento, alla scarsità di lavoro, persino per la desertificazione che, si dice, colpirà la nostra regione nei prossimi anni.
Abbiamo ascoltato i relatori, ma qualche perplessità sui punti precedentemente esposti ci sorge spontanea:
1. l’acqua è un bene primario (siamo tutti concordi) e proprio per questo prima di tutto non andrebbe sprecata (a Scurano le fonti che sgorgano spontanee sono molteplici e molte se ne vanno a valle, ignorate e trascurate, mentre pompiamo l’acqua da bere dall’Enza con alti costi energetici e di depurazione) né inquinata (sempre a Scurano i fossi sono cloache a cielo aperto). In quanto alla capitalizzazione dell’acqua citata dal sindaco Bricoli forse era meglio pensarci prima di svenderla all’Enia (ora Iren), operazione che per noi abitanti della montagna ha rappresentato solo la lievitazione dei costi delle bollette;
2. la crisi del mondo agricolo è dovuta a molteplici fattori e crediamo sia strumentale ed ideologicamente scorretto attribuirla solo al deficit idrico. Politiche agricole europee sbagliate, un mercato che cerca solo la quantità e non la qualità, filiere chilometriche dei prodotti agricoli, che strozzano sia i produttori che i consumatori, sono i veri mali da affrontare;
3. cercare consenso promettendo lavoro è facilissimo, soprattutto in questo periodo, ma crediamo si debba osservare la realtà con occhio critico. Certo le imprese costruttrici dell’opera lavorerebbero, ma raramente sono imprese locali soprattutto se si tratta di grandi opere. Si promettono centinaia di pasti al giorno, pernottamenti in alberghi ma, sinceramente, i cantieri che abbiamo avuto modo di vedere in diversi luoghi e tempi sono completi di container adibiti a dormitorio e a ristorazione. Gli eventuali posti di lavoro creati dalla diga e dal lago sanerebbero poi in un batter d’occhio le economie di interi comuni come Vetto, Neviano, Palanzano, Ramiseto e Monchio delle Corti? E poi quanti posti di lavoro? Dove? Stabili o semplicemente stagionali? Il turismo della Romagna (si è citata spessissimo la diga di Ridracoli come exemplum) o del Trentino è ALTRA COSA rispetto a quello che offriamo nelle nostre zone: altra la professionalità, la preparazione e, nel caso del Trentino, le risorse disponibili e la tutela del territorio.
Oltre ai dubbi sorti in merito all’opera vorremmo fare anche un paio di osservazioni sul metodo adottato per condurre l’incontro pubblico: su sette relatori, solo l’assessore provinciale Castellani ha osservato che la realizzazione della diga presenterebbe anche dei lati negativi che non possono essere ignorati. Ad esempio, se l’invaso serve all’agricoltura assetata in estate, il livello delle acque in quella stagione cala sensibilmente, in evidente conflitto con l’ipotetica vocazione turistica del lago.
I relatori hanno parlato ininterrottamente per quasi due ore, lasciando ai presenti pochissimo spazio al termine dell’incontro per fare domande o sollevare obiezioni. Ci sembra che, ancora una volta, ai cittadini spetti un ruolo minore, quasi passivo. Si viene inondati di slogan, si associano in modo un po’ furbesco immagini di laghi con vocazioni diversissime (turistica, energetica, di riserva idrica, ecc.) facendo intendere che la diga di Vetto potrà assecondarle tutte.
Pochi i dati oggettivi di sostegno alle argomentazioni (solo numeri sulle caratteristiche tecniche dell’opera, non sempre facili da valutare), tanta enfasi del geom. Franzini, che ha chiamato anche in causa diverse volte Nostro Signore, e, soprattutto, un funzionale silenzio sui costi (economici ed ambientali), sui rischi e sui disagi. Victor Hugo scriveva che “Niente è stupido come vincere; la vera gloria è nel convincere”. Beh, noi non siamo stati per nulla convinti.
(Sonia Rolt e Gianluca Delfante)
Diga di Castellarano
Perché non fare una visita alla traversa di Castellarano sul Secchia qui a due passi? Senza andare in Trentino si vede subito cosa succede a interrompere il corso di un torrente appenninico nella media valle. Si riempie di terra e detriti in 4 e quattr’otto. Turisti? Zero!!! Chi è mai andato a soggiornare sulla diga di Castellarano? Anzi… chi andrà quest’estate in vacanza su una diga? E cosa è successo del Secchia a valle della traversa di Castellarano? Non passa nuova sabbia, non passa nuova ghiaia… Il letto è morto. Non sembra un fiume ma una discarica o un’area dismessa… in effetti lo è. Andate a vedere… lì non ci sono chiacchiere. C’è un fiume con la corrente permanentemente interrotta. Gli effetti si vedono. Non sono di destra nè di sinistra; non sono al governo nè all’opposizione… Sono quelli… E l’agricoltura lì attorno e a valle non va meglio che in val d Enza… Una diga non cambia il prezzo del formaggio…
(Commento firmato)
Speranza per la montagna
Io da sempre sono un fermo sostenitore della diga di Vetto e dopo aver letto questo “pezzo” rafforzo le mie convinzioni… Anche perchè non ho letto un solo vero motivo che possa farmi ricredere. Dubbi sul lavoro? Quale sarà l’impresa? Dove alloggerà?… Ma voi pensate veramente che arriveranno aziende da paesi lontani forniti di attrezzature e materiali di consumo, pranzi al sacco, per tutto il tempo del cantiere? Pensate che non muova turismo? Beh, io credo che lo muova solamente “l’inizio lavori”… Per quanto riguarda l’attrazione estiva, credo che sia veramente il punto cruciale; ed è il motivo per cui bisogna pensare ad una grande opera, poichè se si pensasse di accontentarsi di un piccolo invaso è scontato che d’estate lo ritroveremmo vuoto. Sfrutto l’occasione, come ho già fatto in passato, per rinnovare l’invito a tutte le forze politiche affinchè si trovi un punto d’incontro per il bene della comunità.
(Roberto Pagani)
Un bellissimo articolo che dice cose vere
Grazie davvero @CRedacon#C di permettere a tutti i contrari e non di esprimere un parere. Io personalmente non vado più a questo genere di incontri pilotati dalla politica e non guidati dall’interesse per il bene del nostro Appennino; oramai lo sanno tutti a cosa servirà questo ecomostro. Non mi dilungo nemmeno a scrivere, il vostro articolo già lo spiega.
(Paolo Maria Ruffini)
Plauso
Un plauso agli estensori dell’articolo, che evidenzia in modo chiaro tutti i limiti delle (assai) traballanti tesi a sostegno di un’opera la cui unica funzione sarebbe quella di ingrassare i soliti noti e devastare l’integrità di uno degli ultimi fiumi (per la parte di monte) non ancora devastati. A certa pubblicistica sviluppista farebbe bene una vacanza sulle spiagge della Louisiana o nei pressi di alcune dighe cinesi o africane. Il ponte di Messina basta e avanza.
(Luigi Bizzarri)
Bravi
Complimenti a Sonia e Luca, analisi lucidissima ed esaustiva di cosa porterebbe la diga: solo uno spreco di pubblico denaro ad ingrassare “i pochi”.
(Andrea Zini – Omar)
Bravi…
Ma siete mai andati a Ridracoli? Andate a visitare il sito @Lhttp://www.ridracoli.it@=www.ridracoli.it#L oppure fate come me, andate di persona, oppure andate a visitare le dighe che vi sono nel versante toscano dell’Appennino bolognese. Vita, alberghi, turismo, zone MORTE hanno ripreso vita. In alcuni commenti si legge della NATURA, della rovina della STESSA: ma avete mai pensato quanta energia PULITA prodotta!!! Quanto inquinamento in meno. Non per ULTIMO i proventi potrebbero essere spesi per RIORDINARE e RENDERE un po’ più bella la nostra montagna ABBANDONATA, SPORCA. Non penso di essere l’unico a vedere che viviamo in un territorio OVE nessuno cura più nulla, nessuna regimazione delle acque, abbandono totale di fiumi e carraie!!! Non sarebbe forse un “SACRIFICIO” accettabile a fronte di questi vantaggi… Un consiglio, non siate sempre ambientalisti a comando. AVANTI TUTTA con un progetto fattibile ed ECOSOSTENIBILE.
(Roberto Malvolti)
Il signor Roberto Pagani dov’era 30-40 anni fa, quando Vetto in luglio e agosto aveva i due alberghi e le case private piene di villeggianti, anche se per lo più anziani e bambini, pure se la diga non c’era; e dov’era quando la gara internazionale sul fiume Enza richiamava in paese centinaia di canoisti e turisti da tutta Europa? Se questo non accade più non è certo perchè la diga non è stata fatta, ma credo per scelte politiche sbagliate. Quindi non raccontiamo da bravi politicanti le solite balle alla gente.
(Commento firmato)
Balle?
Beh, confesso che faccio fatica a ripensare a 40 anni fa, anchè perchè non ero ancora nato. Ma allo stesso modo mi risulta facilissimo immaginare che in quegli anni la popolazione residente a Vetto come per gran parte dela montagna era molto più numerosa ed il numero di aziende agricole che supportavano una struttura economica erano una realtà… Questo per dire che paragonarsi al passato, sperando che esso possa ritornare, è la strada per un fallimento sicuro, a mio avviso percorsa ormai per troppo tempo. Cambiano i tempi, cambiano le mode, “in un certo senso cambiano le necessità”.
Rispetto tutti coloro che non condividono questo progetto, potrei anche capirli se però fossero in grado di dimostrarmi in maniera concreta il perchè della loro contrarietà.
(Roberto Pagani)
Dubbi?!?!?!
Oltre questi, come voi chiamate, “dubbi” sulla realizzazione della diga ci sono altre sensate e vere motivazioni per cui la diga non dovrebbe essere fatta? Mi sembrano i soliti triti e ritriti discorsi politici di opposizione. Per il commento firmato: è probabile che tanti primi villeggianti non ci siano più e i bambini diventati adulti scelgano altre mete perché a Vetto non c’è più niente. Speriamo che questo progetto non si fermi davanti a inutilissime diatribe politiche ambientali!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
(Un vettese)
Complimenti per l’articolo chiaro e concreto. Franzini in un articolo di stampa aveva dichiarato che il costo della diga sarebbe stato di 110 milioni di euro! (200 miliardi di lire!). A cui andrebbero aggiunti i soldi per risarcire chi deve lasciare la propria casa per creare la fascia sicurezza alla diga.
(Commento firmato)
Dubbi???
Signor Pagani, il progetto diga di vetto fu cassato in maniera assolutamente inequivocabile una trentina di anni fa con motivazioni che soltanto chi mente sapendo di mentire può ignorare e non conoscere. Furono fatti approfonditi ed inattaccabili studi di carattere idrico, sismico e geologico e fu ritenuto assolutamente inopportuno procedere in quel senso. Questa documentazione esiste ed è disponibile. I problemi dell’agricoltura di oggi non sono diversissimi da quelli di allora, ma, come scritto nell’ottimo articolo da cui prende spunto questa discussione, sono solo peggiorati; non tanto per l’ulteriore scarsità di acqua che s’è venuta a creare per i noti cambiamenti climatici, ma soprattutto perchè sono stati iniziati tipi di agricoltura (come la soia ed il mais) estensiva che richiedono quantità di acqua enormemente maggiori di quelle richieste dal prato stabile da cui si ricava il foraggio per il grana, da sempre agricoltura tipica del nostro territorio e della val d’Enza in primis.
La politica non dovrebbe solo strumentalizzare esigenze legittime dei cittadini raccontandogli favole che poi andranno inevitabilmente a schiantarsi contro le regole della ragione, salvo che questi politici non dimostrino che la geologia del nostro territorio, le sue debolezze e i suoi problemi sono mutate in 30 anni come è radicalmente mutato il quadro politico del nostro territorio. Il comitato pro diga dovrebbe produrre almeno uno straccio di documento, firmato da tecnici e non da fanta-politici, che dicesse nero su bianco come e dove vorrebbe fare questa diga e che spiegasse soprattutto a chi sotto questa diga dovrebbe vivere (e non solo ai “milioni” di turisti che in questa diga dovrebbero andarci a fare il bagno… se ci riescono!) se e quali rischi corrono. Il giorno che verrà fatto un convegno non pilotato e veramente aperto a tutti dove tutti i pareri potessero venire esposti il comitato che rappresento sarà molto lieto di spiegare le sue ragioni.
Cordiali saluti.
(Roberto Tedeschi, Comitato difesa dei fiumi Emilia-Romagna)
E’ lecito avere dubbi
Rispondo prima al signor Malvolti: non ho bisogno di guardare il sito di Ridracoli, ci sono stata. A parte un giro con il battello elettrico, si può fare ben poco nel bacino. Non si può pescare perché il lago è poco pescoso (scarso di sostanze nutrienti) e non ci sono alberghi, solo un paio di rifugi. Infatti, il motivo per cui l’invaso fu realizzato lì fu proprio perché c’era la totale assenza di possibili fonti di inquinamento dovute ad abitazioni, strade, insediamenti produttivi. La diga ha un presidio di una decina di tecnici, l’impianto di potabilizzazione è più a valle. Quanti posti di lavoro dunque? C’è il museo dell’acqua (non presso la diga) ma tale museo lo potremmo realizzare a Ligonchio, potenziando ed ampliando ciò che già si fa presso la centrale Enel. Se facciamo riferimento, invece, a S. Sofia, Campigna, ecc. si amplia il contesto, c’è il Parco nazionale delle foreste casentinesi. Con 110 milioni di euro si potrebbero dare incentivi a TUTTI per dotare le nostre case di impianti fotovoltaici: produrremmo energia pulita, rivendendo quella in eccesso, senza devastare una valle. Per quanto riguarda i boschi SPORCHI E ABBANDONATI la soluzione è a costo 0: si chiama educazione e senso civico. Ci vuole poco a non gettare schifezze (dalla bottiglia di plastica alla carcassa di automobile) nei NOSTRI territori.
Ringrazio, invece, il sig. Tedeschi per avere anticipato il chiarimento dei miei dubbi: non si è visto un progetto serio, concreto, non si somo visti dei numeri. Già, perché di fronte a quelli (se un domani non arrivano i risultati o accadono dei disastri) non si può più dire “sono stato frainteso”.
(Sonia Rolt)
Mi scusi Tedeschi
Lei mente e lo sa benissimo, io assistetti alla presentazione del progetto degli anni ’90, con relativo inizio del TAGLIONE, miliardi buttati via!!! Relativo studio di impatto ambientale: miliardi buttati via!!!
Venne cassato solo per una miopia POLITICA e per il VOLERE di pochi che preferirono per la LONTRA non fare nulla, nel mentre la falda acquifera cala, il petrolio BRUCIA e l’inquinamento sale. Non per ultimo la definizione del CROSTOLO una LATRINA, ma si preferisce fare il “COLLETTORE” da Castellarano per pomparvi acqua. Come vede VOLERE è POTERE, fino a quando il POPOLO lo permetterà.
Saluti.
(Roberto Malvolti)
Comitato per la difesa dei montanari e della pianura sottesa
Caro sig. Tedeschi, a nome del comitato che rappresento sono spiegarle ora ed in questa sede le nostre ragioni. Come lei ha evidenziato, la nostra economia richiede che l’acqua dei fiumi sia correttamente utilizzata; la costruzione di un invaso artificiale che accumuli l’acqua durante le piogge per restituirla con gradualità nei momenti opportuni assolve a questa funzione. Come lei ha evidenziato la diga di Vetto fu cassata trenta anni fa (io ricordo per colpa delle lontre, ma forse mi sbaglio…). Da allora ad oggi le tecniche di costruzione, le conoscenze geologiche e le tecniche di consolidamento dei terreni e dei versanti hanno fatto passi avanti considerevoli, tali da rimettere in discussione le valutazioni di trenta (e anche meno, anni fa). Che poi la costruzione di un invaso possa avere altri effetti negativi (come le zanzare) o positivi (come il turismo) sono fatti a contorno importanti ma che non devono fuorviare. Che la diga non debba essere di destra o di sinistra siamo tutti d’accordo. Come ebbi a ricordarle tempo fa, lasci che a decidere siano le persone che queste zone le vivono tutto l’anno, che hanno necessità di opportunità per continuare ad abitarle e se il vostro comitato riterrà di frequentare più la valle dell’Enza vedremo di farcene una ragione.
(mc)
Vorrei chiarezza se è fattibile o no. Se è fattibile chiedo referendum tra tutti i cittadini che ne trarrebbero vantaggio da Ramiseto a Brescello, di Parma e di Reggio. Visto che quando torna comodo i politici dicono che il popolo è sovrano…
(Cristian)
Chi racconta balle?
Lei scrive: “Furono fatti approfonditi ed inattaccabili studi di carattere idrico, sismico e geologico e fu ritenuto assolutamente inopportuno procedere in quel senso”. Ma allora perchè partirono i lavori? Perchè il suo Comitato non esce a chiarire per sempre questa discussione? Francamente, credo che se un tale progetto non abbia che da schiantarsi contro le regole della ragione, come lei sostiene, nessuno di noi sarebbe qui a scrivere o a leggere.
Un’ultima cosa… Io non ne faccio assolutamente una questione politica e poco, anzi nulla, mi importa di chi ne possa trarre beneficio. Quello che mi incuriosisce invece è il perchè di un’opposizione non supportata da contenuti tecnici ma apparentemente indottrinata da una linea di pensiero poco lungimirante.
(Roberto Pagani)
Immagini di Ridracoli
Vi segnalo, come contributo alla discussione, il link che segue, dove, in alcune foto, si possono vedere le sponde dell’invaso di Ridracoli nel momento di massimo fabbisogno idrico, che è poi l’estate. Mi chiedo se le sponde del “lago di Vetto“ fossero come queste quanti turisti bagnanti si avventurerebbero sulle stesse? L’indirizzo: @Lhttp://www.ridracoli.it/diga_di_ridracoli/foto_immagini.php@=www.ridracoli.it#L.
(Commento firmato)
Non entro nel merito della politica, a me la diga sembra una possibilità in più di trovare lavoro in montagna, quindi andrebbe fatta.
(Giovanni)