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Famiglia sotto pressione

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Tra baci e coccole, colpi d’arma da fuoco e pugnali, la famiglia è sempre sotto pressione sui nostri giornali. Baci e coccole della mamma nei primi mesi di vita aiuta i bimbi e le bimbe a ad essere sereni equilibrati nei rapporti umani, da adulti. Lo dice una ricerca americana, che ha osservato per cinquant’anni 482 individui, che avevano 8 mesi all’inizio dell’indagine.

In quel tempo, o poco dopo, lavoravo ad Arese con i ragazzi in difficoltà e si diceva che un ragazzo non amato da piccolo avrebbe avuto difficoltà, crescendo, a costruire rapporti d’amore. Lo si diceva in tanti ed ora ci sono arrivati anche gli americani della Duke University di Fursham, in North Carolina, a confermarci nella nostra tesi.

Baci e coccole è dire con il linguaggio del corpo ai bimbi neonati che si è contenti di averli in casa, che si vuole loro bene: lo capiscono dal come si tengono volentieri in braccio, dai bagnetti profumati, dai sorrisi che si regalano al loro risveglio o al termine della giornata. La carezza e il bacio della mamma ha qualcosa di sacro e di religioso, un privilegio che si è guadagnato portando nel proprio ventre per nove mesi il bimbo o la bimba.

Il poeta indiano Rabindranath Tagore riporta in un suo libro un dialogo immaginario tra la madre e il suo piccolo, che aiuta a capire quale rapporto si crea tra madre e figlio: "Da dove sono venuto, dove mi hai preso?", chiese il piccolo a sua madre. E lei, tra il pianto e il riso, stringendo il bambino al petto, rispose: "Amore mio, eri un desiderio nascosto nel mio cuore". E quando il desiderio diventa realtà la mamma affronta qualsiasi sacrificio per crescerlo, per farlo sentire vivo nell’amore, per condividere con il marito la propria gioia.

Colpi d’arma da fuoco e pugnali difficilmente nascono da baci e coccole! Hanno radici lontane in famiglie distrutte, fredde dal punto di vista affettivo, dove le tensioni si accumulano e generano violenza, diventano scuola di violenza. E’ la violenza della parola, del gesto, la violenza dell’abbandono, del rifiuto, dell’insulto, della vendetta, del “te la faccio pagare”. E’ diventata per i figli, testimoni innocenti, carne della loro carne, in una famiglia dove, non l’amore, ma la violenza l’ha fatta da padrone!

“Una sera mio padre tornò ubriaco e minacciò di uccidere mia madre. Continuava a maltrattarla. Arrivato all’età matura, gli ho restituito tutte le botte che ha preso lei, i miei fratelli e me… Mi hanno detto che è stato un parricidio, per me solo giustizia, gli ho reso il dovuto!”. Aveva 19 anni e l’aggressività, che lo ha portato in carcere, era covata in lui fin da ragazzo. Così cova in altri ragazzi di strada e non, analfabeti nell’arte d’amare, esperti in quella di odiare, di vendicarsi della violenza subita fin dall’età, a loro mancata, delle coccole e dei baci!