Separazioni e divorzi in aumento! C’è da gioire o da rattristarsi? Il ragazzino di 12 anni che ho incontrato in montagna la prima cosa che mi ha detto, dopo avermi sentito parlare sul tema dell’amicizia, è stata: “Io mi chiamo Miky. I miei genitori si stanno separando!”. E Tony: “Questa è la fotografia della mia prima Comunione!”. “Come mai l’hai stracciata a metà?”. “Mia mamma è al nord e mio papà è al sud. Ormai non torneranno più insieme!”. Certamente non sono contenti i figli, anche se certe scenate familiari li fanno star male.
Sono più contenti gli adulti, quelli che non credono che l’amore possa durare una vita, un’eternità; chi è facile ad innamorarsi e sente il legame sponsale come una gabbia, da cui uscire appena possibile; chi preferisce una convivenza che non crei troppe responsabilità; chi si rende conto che la vita, tra litigi, umiliazioni e tradimenti, diventa impossibile da portare avanti; chi subisce violenza; chi non accetta il crescere delle difficoltà legate all’economia; chi sente come peso il figlio o i figli… Le cause sono tante, anche ragionevoli ma sembra che nessuno abbia più la pazienza e la voglia di costruire insieme. Affettività e politica, emergenza educativa e ed economica, crisi delle religioni e secolarizzazione, relazioni fraterne e precarietà sono alcuni dei temi che ritornano alla ribalta e che esigono indicazioni e soluzioni, che rasserenino adulti e giovani, genitori e figli, i quali si sentono rassicurati sulle vie del crescere quando papà e mamma si vogliono bene.
Me lo confidavano Anna e Paolo, il giorno della morte dei loro genitori in montagna: “E’ stato il loro secondo viaggio di nozze!”: “Li abbiamo sempre visti insieme. Se ne sono andati insieme! Il loro amore è stato fino all’ultimo respiro!”, “Li hanno trovati, legati dalla corda, dopo un volo di 150 metri. Non era spezzata!”.
Era il commento e l’ammirazione della folla che gremiva la chiesa, la piazza: un amore di coppia che è stato un messaggio forte per tutte le famiglie della città di Sondrio, per ogni famiglia. Un amore preparato a distanza, costruito nella quotidianità, che traspariva anche nella loro professione. Lui medico, di quelli di vecchio stampo, i medici condotti di famiglia che erano anche consiglieri, quasi sacerdoti di casa; lei, insegnante di matematica, che seguiva progetti con gli stranieri, con gli ultimi.
Se vale la pena vivere per cose che non moriranno, Guido e Lucia non hanno vissuto invano perché l’amore vero non conosce tramonto, va oltre la morte. Nulla va perduto della vita di chi ama, nessun frammento di bontà e di bellezza, nessun sacrificio per quanto nascosto e ignorato, nessuna lacrima e nessuna amicizia.