CASTELNOVO NE’ MONTI (6 luglio 2010) – Il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, pur di fronte alla proposta di taglio del 50% delle risorse per i Parchi, guarda con fiducia a quest’area di crinale al confine tra Toscana ed Emilia. E al suo appello rispondono un centinaio di persone rappresentanti del mondo istituzionale, associativo, imprenditoriale e gente comune.
“Il piano di sviluppo economico e sociale che presentiamo oggi chiama il territorio, per i prossimi quattro anni, a concertare una nuova strategia di sviluppo sostenibile. Dove a fianco numerose eccellenze ambientali e paesaggistiche e delle notevoli vocazioni agricole e artigianali, si dovrà attivare una green economy capace di esaltare valori, le vocazioni e le potenzialità tipiche. L’obiettivo è di radicare, di nuovo, le risorse umane in Appennino. Oggi concertiamo con istituzioni, associazioni e cittadini la nostra strategia e continueremo a funzionare nonostante i tagli” parole di Fausto Giovanelli alla presentazione del primo “Piano pluriennale economico e sociale per la promozione delle attività compatibili” del Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
A Castelnovo Monti, ieri tra gli intervenuti, gli onorevoli Pierluigi Castagnetti e Maino Marchi, i consiglieri regionali Beppe Pagani e Roberta Mori, il presidente della fondazione Camera di Commercio Enrico Bini, la presidente della Comunità Montana dell’Appennino Reggiano Sara Garofani, il Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano col vicepresidente Nerino Gallerani, la vicepresidente della Fondazione Manodori Cristina Carbognani, numerosi sindaci e amministratori dei comuni e i rappresentanti delle associazione imprenditoriali e di categoria, oltre ad esponenti delle forze dell’ordine e del mondo produttivo, sindacati, scuole e Università, professionisti, associazioni, e molte persone.
I Parchi Nazionali dispongono mediamente di 37 gli euro per ettaro di territorio: queste le risorse ad oggi a disposizione. “E di fronte a uno Stato che disinveste sui Parchi Nazionali, oggi discutiamo un piano che va nella direzione giusta perché, di fronte alla fine di un ciclo economico, può generare occupazione” sono state le parole di Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna, che ha aggiunto: “In Appennino abbiamo la grande opportunità di investire su una nuova idea di sviluppo, fondata su nuovi riferimenti. Dobbiamo pensare a nuove domande che rispondano a un’altra idea di crescita basata su nuovi stili di vita e su un’idea più ‘ricca’ di benessere. Ma per fare questo occorre produrre una nuova offerta, che premi i privati ci credano. Prima di tutto però occorre una discontinuità di carattere culturale. Non possiamo più pensare all’assistenzialismo: occorre investire sui servizi ricettivi e sui privati che in questo credono. Quindi diciamo sì a una programmazione unitaria e integrata del territorio: diciamo sì all’appello della Camera di Commercio di lavorare insieme, ma senza confini amministrativi”.
Ambiente: “Se da un lato sappiamo che è coi servizi che possiamo mantenere l’uomo sul territorio un altro problema per la montagna è il problema dell’assetto idrogeologico: vogliamo quindi lanciare un piano decennale di messa in sicurezza del territorio, partendo dalla montagna. L’ambiente è il nostro futuro: la sua tutela vuol dire occupazione, che costa molto meno dell’agire sull’emergenza”.
Apprezzamenti univoci negli interventi al piano del Parco. Nella discussione è entrato anche il dibattito sulle infrastrutture innestato da Sauro Marazzi, di ConfApi montagna e Silvio Scalabrini, presidente delle della Banca di Cavola e Sassuolo. La risposta di Vasco Errani è stata destinata alla mancanza di programmazione statale “che non destina nulla all’Anas, in un Paese che è privo di cassa. Dove è insopportabile citare all’infinito 17 miliardi di euro per le infrastrutture, ma se ne dispone solo 1 o 2 in tutta Italia. Basta ad annunciare infrastrutture che non si faranno mai. Il 50% dei cantieri della nostra Regione sono bloccati perché non si pagano gli aggiornamenti di cantiere. Troviamo una sede nazionale per togliere questo fumo e darci delle priorità”.
Per Pierluigi Saccardi, vicepresidente della Provincia di Reggio Emilia: “È giunto il momento di interpretare il genius loci esistente dal prima della costituzione del Parco. Oggi compiamo uno sforzo nel darci priorità e dirci anche le cose che non vanno. Nel Piano di sviluppo del Parco ci sono progetti che contrastano l’abbandono e la marginalità, valorizzano la qualità ambientale, la messa in rete, lo sviluppo di centri turistici. C’è un dialogo col territorio per chi lo vive: ne siamo soddisfatti”. Per consultare la bozza del documento: www.parcoappennino.it
Parco o diga?
“Idea più ricca di benessere in Appennino”, dice Vasco Errani. Sono belle parole, ma noi in Appennino col “Parco” siamo impoveriti: troppi vincoli e pochi benefici. Perchè in Appennino non facciamo la “diga di Vetto”? Forse si arricchirebbe un po’ di più il territorio…
(Lilia)
La diga sognando…
Eh, sì, il Parco ci ha espropriati e non fa nulla! Con la diga invece siamo arricchiti… da oltre 100 anni, ormai… Avanti così… più diga per tutti!!! Fatti e non parole… azioni e non promesse!! Questo è ragionare concreto al servizio dell’Appennino… dal 1860…
(Commento firmato)