Il documento, dedicato soprattutto alla crisi economica che ha colpito l'Italia in questi ultimi due anni, offre comunque alcuni interessanti spunti sulla situazione giovanile, su quella femminile e sulla presenza degli stranieri nel nostro Paese.
Dal documento annuale dell'Istituto nazionale di statistica è interessante prima di tutto mettere l'accento su alcuni numeri. Si conferma infatti il calo della percentuale di minorenni sul totale dei residenti: dal 18,1% del 1996 si è arrivati al 17 % del 2008 (con un calo dello 0,1% rispetto all'anno prima). Due indici evidenziano l'invecchiamento del Paese: quello di dipendenza giovanile, cioè il numero di individui non autonomi per ragioni demografiche (età inferiore ai 14 anni) ogni 100 individui potenzialmente indipendenti (età 15-64), che permette di valutare quanti giovani ci sono ogni 100 adulti, è rimasto stabile negli anni e si attesta al 21,3%. Quello di vecchiaia, cioè il rapporto tra residenti over 65 ogni 100 ragazzi tra i 0 e i 14 anni, è salito dal 115,5% del 1996 al 142,8 del 2008. Tuttavia il quoziente di natalità mostra una leggera ripresa: dal 9,4 del 1996 al 9,6 del 2008. Ma, come avvertono gli estensori del Rapporto, questo è da ascrivere principalmente alla popolazione straniera.
Per sostenere la crescita futura e garantire un sostegno alla popolazione inattiva, «l’investimento in chi oggi è giovane dovrebbe essere concepito come una condizione indispensabile per assicurare la sostenibilità della società italiana. Purtroppo, le evidenze contenute nel Rapporto segnalano gravi debolezze del sistema formativo e lavorativo, alcuni rischi per la coesione sociale e segnali di disagio espressi direttamente dai giovani non più soddisfatti come in passato di permanere a lungo nella famiglia di origine». Ma la situazione è ancora critica: «La disoccupazione tra i giovani raggiunge il 25,4 per cento e coinvolge circa 450 mila persone tra i 15 e i 24 anni».