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Legge bavaglio / Perché è una battaglia persa

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Domani, mercoledì 1° luglio, giornata di mobilitazione nel nostro Paese, dove, in varie piazze oltre quella principale di Roma, a partire dalle ore 17 si cercherà di coinvolgere e sensibilizzare al massimo la cittadinanza sullo stato e le prospettive dell’informazione. Si tratta di un gesto che vuole richiamare l’attenzione di tutti sul progetto di legge, attualmente in itinere in Parlamento, che il governo sta cercando di fare approvare per tappe forzate, “contro tutto e tutti”, se possibile entro l’estate (è di oggi la notizia della calendarizzazione della discussione alla Camera il prossimo 29 luglio), chiedendo anche ai propri deputati di sacrificare una parte delle ferie d’agosto.

Qualcuno ha mai avuto dubbi sul fatto che al telefono può essere, tecnicamente e potenzialmente, sempre ascoltato? Qualcuno, per questo, ha mai rinunciato ad utilizzare questo servizio? Qualcuno si è mai soffermato a chiedersi “Accipicchia, devo telefonare, ma se mi intercettano?...” di fronte alla banale necessità di chiamare la zia, l’amico, il collega? Di fare, cioè, un gesto talmente quotidiano che non si sta a pensare, neppure lontanamente, che qualcuno sia in agguato per “spiarci”?

Da ciò viene immediata la domanda: di quale necessità così “sentita” dagli italiani stiamo parlando? Ebbene, da mesi l’argomento “rovente” del dibattito politico nazionale è questo. Crisi? Disoccupati? Scandali? Poco. E comunque dopo. Precedenza assoluta al cosiddetto “ddl (disegno di legge) intercettazioni”, altrimenti definito, da chi lo avversa, “legge bavaglio”.

L’uomo della strada forse si chiede quale sia l’urgenza per approvare questa norma. L’uomo della strada forse si chiede se c’è qualcuno che ha interesse a che la magistratura sia ostacolata nella sua azione e a che i media informino secondo quel che detta il potere. Cioè, detto in cinque parole: qualcuno ha qualcosa da nascondere? Il governo, dal canto suo, sostiene che vuole assicurare in tal modo a tutti gli italiani il sacrosanto diritto alla loro "privatezza".

Ma – anche ammettendo per un momento la buona fede del legislatore – il buon senso non suggerirebbe che la cosa davvero da fare sarebbe quella di studiare un testo in grado di sintetizzare il miglior compromesso, il punto di maggiore equilibrio, tra: 1) “privacy”, 2) possibilità di indagine senza inutili zavorre (che si traduce nell'obiettivo di garantire il massimo grado di sicurezza per tutti i cittadini) e 3) stampa libera, critica, plurale? Ci si muove infatti sul filo di diritti tutti disciplinati dalla Costituzione, di diritti fondamentali diretti ad assicurare l’ordinata e civile convivenza della nostra comunità nazionale.

Qui sembra, invece, che l’azione legislativa sia guidata con la delicatezza del classico elefante in cristalleria. Per proteggere un diritto, quello alla “privacy” – ritenuto preminente con un’assolutezza sospetta (tanti fatti di cronaca di questo periodo, peraltro, sarebbero lì, a volerli cogliere obiettivamente, a far sorgere dubbi anche nei più tenaci dei “pasdaran”) – si fa strame degli altri due, almeno altrettanto importanti. Se della “privacy” tratta l’articolo 15 della Costituzione, della libertà di stampa si occupa la medesima Carta all’art. 21; mentre sulla necessità di assicurare un efficiente (efficiente: non occhiuto, non persecutore) sistema di sicurezza – polizia e magistratura – crediamo non vi sia bisogno di spendere troppe parole.

Si rischia insomma, andando a sbilanciare ambiti che tra loro devono mantenersi il più possibile equilibrati, di provocare solo danni. Come risultato si otterrebbe facilmente di produrre un detrimento di servizi e funzioni vitali per la vita quotidiana di tutti. Per tenere infatti sul piedistallo questa benedetta “privacy” (ribadiamo: nelle forme della bozza di legge eccessivamente assolutizzata) da un lato si comprometterebbe la sicurezza pubblica e dall’altro la possibilità di conoscere per giudicare (e votare! possibilmente con cognizione di causa e non al buio) cosa fanno i rappresentanti eletti dal popolo, i nostri politici. Una buona legge, in generale, deve essere in grado di contemperare al meglio esigenze talvolta contrastanti. Diversamente, volendo rimediare ad uno squilibrio può accadere che se ne generi un altro di diverso segno. Che sempre di squilibrio si tratterebbe.

Ci pare comunque di vedere che si tratta di una battaglia probabilmente persa in partenza anche se il progetto dovesse alla fine tramutarsi in realtà.

La legge – che ci farebbe assomigliare a paesi da non prendere troppo ad esempio quanto a tasso di democraticità – sarebbe obsoleta, superata già sul nascere dal modo di vivere stesso dell’uomo contemporaneo, che di comunicazione respira e vive; che vede, viaggia, osserva; che è in relazione reciproca globale. Che con un clic, tramite le tecnologie a disposizione, intesse collegamenti istantanei col mondo intero. Questa norma, prim’ancora che cozzare, a naso, contro principi costituzionali, appare fuori dal tempo, medievale, retrograda, oscurantista, velleitaria.

Come si crede realisticamente possibile tappare la bocca ai media di fronte alla prevedibile (anzi, già annunciata) resistenza, alla “disubbidienza civile”? Solo ieri l’altro il patron di "Sky Italia", per citare solo l’ultimo caso, si è detto disposto fin d’ora ad affrontare l’eventuale galera piuttosto che accondiscendere di fronte ad un atto considerato sbagliato. Una parte della stessa maggioranza – come noto – nutre seri dubbi sulla validità di un tale provvedimento, almeno per come si presenta ora. Chi dunque la vuole ad ogni costo? Non è difficile indovinarlo.

Anche questa è l’Italia del 2010. Non si capisce davvero dove si pensi di andare a parare. In sostanza, per chiamare le cose col loro nome: parliamo di "privacy" a pro dei cittadini o non, piuttosto, della "casta"? Lo si vedrà presto.

8 COMMENTS

  1. Ascoltare e capire
    Mi sono posto più volte la domanda: ci sarà qualcuno che mi ascolta? Meglio… Così sapranno le imprecazioni che tiro ogni giorno per il mio lavoro, le telefonate della banca e sapranno il mazzo che tutti i giorni mi faccio per cercare di avere una vita mediamente rispettabile. Questa legge non è per i cittadini comuni ma è pro malfattori e criminali. In qualsiasi altro stato ci sarebbe stato un riversamento nelle piazze. Il progetto della P2 è quasi concluso e l’italiano medio, pecorone, avrà bisogno di nuovi martiri per riconquistare un minimo di giustizia. Ci si preoccupa degli immigrati che delinquono quando questi mediocri personaggi danno il peggior esempio possibile. Ma va bene così…
    La storia insegna che questo Paese per migliorare deve risorgere, ogni volta, da cumuli sempre più alti di cenere…
    Pessimismo e fastidio…

    (Mattia Rontevroli)

  2. Diritti costituzionali
    Scusate, ma il diritto alla privacy, postale, telefonica, personale e quant’altro non è già garantito dalla Costituzione a tutti i cittadini italiani? Se la magistratura vuole fare indagini, lo può fare rispettando le leggi già esistenti. Cosa che, evidentemente, negli ultima tempi non ha sempre fatto. Quando, fino a pochi anni fa, non si facevano centinaia di migliaia di intercettazioni le indagini sono sempre state fatte, i giornali hanno continuato ad uscire, forse addirittura con più notizie di quelli di oggi. Forse molti non si ricordano più le grandi battaglie sugli scandali negli anni ’60 fatte dai giornali contro i potenti del tempo. Ho la sensazione che qualcuno ciurli nel manico! Nascondersi dietro al “pericolo Berlusconi” mi sembra una comoda scusa. Anche lui non è eterno. In ultima analisi, sapere che c’è qualcuno che ascolta le mie telefonate, che può leggere la mia corrispondenza o che mi può mettere una “cimice” in casa o in auto, francamente, mi rompe parecchio. Anche perchè oggi nessuno mi può garantire sull’uso – ma soprattutto sui tempi: giorni, mrsi, anni? – che verrà fatto delle intercettazioni. Tutto questo anche se credo di non aver nulla da nascondere.

    (Remigio)

  3. Meglio essere intercettati…
    Ho provato a fare una piccola indagine fra i nostri collaboratori, clienti, amici, ecc. e non c’è stato nessuno che si sia dimostrato preoccupato per un’eventuale quanto improbabile intercettazione tel. Anzi… Molti mi dicono che: sarebbe meglio essere intercettati, così si tolgono il dubbio… registrerebbero (come dice Mattia) il tribolerio di ogni giorno per guadagnarsi la pagnotta. Ma forse, se nella mia cerchia di conoscenze avessi dei paraculi di alto borgo, faccendieri, papponi al servizio del miglior offerente, spacciatori o sfruttatori della prostituzione, ecc. ecc., la risposta immagino sarebbe stata diversa. Magari mi sbaglio (magari).
    Di una cosa sono certo: questa è una legge fatta su misura per tutelare i DELINQUENTI. A pensarci mi viene da vomitare…

    (Giungla)

  4. Il pensiero difforme da sempre dà fastidio…
    Gentile Remigio, esiste sempre la possibilità di trasferirsi in qualcuno dei tanti paesi di avanzata democrazia in cui quella riservatezza che auspica già oggi è realtà. Ed è applicata così bene e talmente rigorosa che, c’è da giurarci, non avrebbe “rotture” di sorta.
    Abbiamo già dato, in Italia, con un regime che zittiva le voci discordanti.
    Ora invece siamo alle prese con un governo così “garantista” da nominare ministri personaggi di attesa di convocazione da parte del tribunale allo scopo di fare @Cmarameo#C alla legge (è solo l’ultima della serie…). A domani per una nuova.
    Stia bene.

    (cf)

  5. Il pensiero difforme dà fastidio ai nostagici
    Caro signor cf, mi dica lei quale dovrebbe essere un Paese in cui dovrei rifugiarmi. In Italia abbiamo già provato certi sistemi. Ad esempio una polizia segreta – l’Ovra – che controllava tutto, non i cellulari perchè non esistevano. Forse lei è un nostagico di quel sistema. O forse di un altro che non c’è più. Era oltre ad un Muro famoso. Nelle democrazie vere, quelle occidentali, non quelle popolari, si tutelano i diritti dei cittadini e si rispetta la legge. Che la legge proposta in Italia non sia un colpo di genio lo capiscono anche i bambini dell’asilo! Qualcosa però occorre fare. E non mi venga a dire che lei non ha timore di essere intercettato. Per questo nemmeno io. Però è un sistema che non mi piace. Credo di avere il diritto di esprimere un mio parere. Che a lei come ad altri può anche non piacere. Provi a chiedersi cosa devono avere pensato i vari Fassino e Prodi (ma non solo loro: anche tanti personaggi dello spettacolo) quando si sono visti pubblicare sui giornali testi (parziali!) di telefonate personali, senza alcun elemento di valenza penale. Non si è mai posto il problema che ai giornalisti quei testi, spesso coperti da segreto istruttorio, non li porta la Befana? E ha mai saputo che sia stata aperta un’indagine su chi li ha fatti uscire? Io non so chi possa essere il colpevole di queste fughe di notizie. Chi lavora nelle procure e nei tribunali? O qualcun altro? Chissà.

    (Commento firmato)

  6. Ricapitolare, interrogarsi e dubitare
    Ricapitoliamo.
    Esiste una legge che impone allo Stato di difendere dalla malavita i cittadini? Sì, anche la Costituzione lo impone.
    Esiste una legge che tutela il diritto alla sfera privata? Sì, anche la Costituzione lo impone.
    Esiste una legge che tutela la libertà di informazione? Sì, anche la Costituzione lo impone.
    Esiste una legge che imponga che intercettazioni siano effettuate in presenza di sospetti di reato? Sì.
    Esiste una legge che imponga che l’autorizzazione alle intercettazioni sia data da un magistrato? Sì.
    Esiste una legge che vieta la diffusione di “elementi d’indagine”. Sì.
    Un po’ di perchè.
    Perche non si applicano le norme esistenti prima di dichiararne il fallimento?
    Perchè imporre, allora, tempi brevi per le intercettazioni e ancor più brevi per le proroghe?
    Perchè richiedere che collegi di magistrati (almeno tre) si riuniscano ogni pochi giorni per concedere proroghe?
    Perchè non prevedere 100 anni di carcere a chi diffonde notizie “elemento d’indagine”, magari di nessuna rilevanza penale, anzichè condannare chi le pubblica?
    Un dubbio.
    Cui prodest?
    Una certezza.
    Ai cittadini cambierà un po’ la vita solo per il semplice fatto che avranno molte meno informazioni (ma non vi pare che ci siano già troppi tg e giornali che tendono a “limitarle”?).

    (Elio Peri)

  7. Ascoltate pure!!
    Io sono favorevole ai controlli delle comunicazioni, penso sia utile inoltre fare una banca dati del dna di tutti (e non solo gli extracomunitari, come pensa qualcuno vestito di verde) se questo serve ad identificare anche un solo delinquente che può nuocere ad altre persone. Non ho proprio nulla da nascondere nella mia vita. Penso però che questi dati debbano essere utilizzati solo dalle forze dell’ordine e dai magistrati ed eventualmente divulgati alla stampa solo dopo avere accertato la responsabilità penale del coinvolto.

    (Marco Guidetti)

  8. A chi crea problemi essere intercettato?
    Penso che la risposta a questo dilemma sia nella domanda che ho riportato nel titolo! Non credo che qualcuno per passatempo intercetti me o qualsiasi altra persona comune… Le intercettazioni vengono disposte a ragion veduta e per qualche legittimo o meno sospetto. Se il sospetto è legittimo sarà utile che procedano, di qualsiasi reato si tratti. Se al contrario non legittime ed erronee non penso che un grosso danno possa essere cagionato ad una persona onesta.

    (Stefano Ferri)