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La cassa sulle spalle. E l’esempio di una ricchezza, nel cuore, che non muore

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COSTABONA (Villa Minozzo, 29 giugno 2010) – “’Andiamo a incominciare’. E ora, da lassù, hai una nuova e più grande carbonaia consona ai Maggi del Paradiso”. Gli amici della Compagnia del Maggio Costabonese lo hanno salutato così, con le stesse parole con le quali Romolo avviava gli spettacoli di questa secolare tradizione. E, per l’occasione, hanno intonato una suggestiva messa del maggerino, per tutta la funzione.

“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” recita il Vangelo, nella messa presieduta da don Carlo Lamecchi, parroco di un tempo, e concelebrata da altri 11 religiosi. E di fondamenta, da quanto è possibile cogliere nelle testimonianze delle tante persone salite nella troppo piccola parrocchiale di Costabona, Romolo Fioroni ne ha lasciate davvero molte nella sua poliedrica attività che è cresciuta oltre lo storico e immortale ruolo del giovanissimo partigiano, cattolico, Franco.
Nelle prime fila il dolore dei famigliari, la moglie Caterina Bonicelli, i due figli Stefano e Lorenzo. Tutt’attorno la comunità intera di Costabona, paese dalle acque chiare aggrappato sulla costa baciata dal cielo e così ricco d’acqua. Dove ancora usa portate i morti sulle spalle. La cassa, infatti, dall’abitazione alla chiesa e dalla chiesa al cimitero è accompagnata dalle persone. Come un tempo. Storie di paese, dove nelle prime file è giusto scorgere il sindaco di Villa Minozzo, Luigi Fiocchi, con fascia tricolore e gonfalone, quello di Toano, Michele Lombardi, i rappresentanti di diverse municipalità. Ci sono gli Alpini, perché il partigiano Franco era un alpino, e le autorità, tra cui non passano inosservati Danilo Morini, presidente Alpi-Apc (che a Giacomo era succeduto), Giacomo Notari, presidente Anpi, Antolella Spaggiari, ex presidente della Fondazione Manodori ed ex sindaca di Reggio, Michele Campani, editore del mensile Tuttomontagna, l’ultima entusiasmante esperienza giornalistica di Romolo, e moltissimi altri. “La presenza di tante persone – dice il parroco nell’omelia – è indice della stima di tutta la montagna. E di una ricchezza interiore che non conosce la morte, perché sta nel cuore”.

Le eredità di Romolo, ora, sono davvero tante. I suoi Maggi. “Che continueremo a interpretare volenterosi di far bene come ci hai insegnato. Il Maggio avrà un futuro” dice Aurelio Corsini prima del segno della croce. Un archivio di ricerca unico nel suo genere, su questo teatro popolare e sulla montagna. Sicuramente il suo esempio. Che, chissà, avrebbe sorriso di quelle persone rumorose fuori dalla chiesa, che non colgono il valore di una presenza silenziosa al momento dell’ultimo saluto.
Poi, al campo santo, il mesto corteo sul quale volge al tramonto questo sole d’estate che scintilla sugli stendardi del picchetto d’onore degli Alpini. L’ultima benedizione è di don Leardo Antichi, parroco di Quara e Costabona. Infine, nel piccolo cimitero, echeggiano sordi i tonfi della terra a ricoprire la cassa, quasi memento del fatto che è solo con l’eredità di spirito che si è immortali alla vita, finita, dell’uomo.

Sabato 31 luglio, a Ca’ Marastoni, alle ore 17 la messa di trigesimo e il ricordo dell’amico, maggerino, partigiano, giornalista, marito, padre.

(Gabriele Arlotti)

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