Home Cronaca “Il cavallo: una grande potenzialità da sviluppare per il futuro dell’Appennino”

“Il cavallo: una grande potenzialità da sviluppare per il futuro dell’Appennino”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il 19 giugno scorso si è tenuto a Ramiseto, nell’ambito delle manifestazioni per la
25° Fiera del cavallo del Ventasso, l’incontro “Il cavallo in Appennino: tradizione e progetti futuri”, che ha avuto come principale tema di discussione il potenziamento del turismo e degli sport equestri sulle nostre montagne. L’incontro è stato fortemente voluto dall’Amministrazione ramisetana, in collaborazione con il Parco nazionale, ed ha voluto coinvolgere i comuni di Comano e Monchio delle Corti, confinanti con Ramiseto, che pur facendo parte di Province diverse mantengono da anni un legame diretto con il nostro versante e sono anch’essi impegnati in progetti di valorizzazione del cavallo e delle pratiche ad esso collegate.

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di dare inizio ad una collaborazione fattiva, che arrivi a mettere in rete le iniziative ed i progetti di questi tre Comuni di montagna in ambito equestre, grazie anche alla comune appartenenza al Parco Nazionale dell’Appennino tosco emiliano, perché in territori come quelli di cui si parla, al giorno d’oggi, non si può più pensare di poter fare da soli, bisogna unirsi per affrontare meglio le sfide del futuro, la più importante è quella di creare lavoro ed economia ripartendo dalla valorizzazione di ciò che il territorio ha da offrire, per provare a mantenere la popolazione nei nostri paesi che si vanno svuotando. Nel corso dell’incontro è emersa decisa la volontà del sindaco Dolci, così come dei suoi omologhi, di andare avanti insieme per lavorare a nuovi progetti, condividendo l’idea che il cavallo sia uno degli elementi che caratterizzano di più le terre del crinale, un animale che trova un ambiente di vita ideale in Appennino, come è dimostrato dalla tradizione del cavallo del Ventasso, moderno erede di secoli di allevamento di questo animale sui pascoli di altura al confine tra le province di Parma, Reggio Emilia e la Lunigiana.

L’idea di Martino Dolci e del presidente del Parco nazionale Fausto Giovanelli, che è stata ampliamente condivisa dai rappresentanti degli altri enti, tra cui l’assessore Roberta Rivi della Provincia di Reggio Emilia, è che non si deve parlare di cavallo solo una volta all’anno, in occasione delle fiere che si svolgono abitualmente nei tre Comuni protagonisti dell’incontro, ma che si deve lavorare per far diventare il cavallo protagonista per tutto l’anno, attraverso la realizzazione di strutture e di iniziative che possano accogliere il turismo equestre sulle nostre montagne, che possiedono le caratteristiche ideali, sia dal punto di vista della morfologia sia dei percorsi già utilizzabili per praticare gli sport equestri in un paesaggio incontaminato, tra boschi, laghi e pascoli, arrivando fin sulle vette delle nostre montagne.

Tutti gli interventi hanno sottolineato la volontà di impegnarsi nella valorizzazione del territorio e la convinzione che anche la montagna abbia molto da offrire, contrariamente a quanto si sentiva dire in passato, sia per la qualità della vita, sia per le possibilità di costruire nuove forme di lavoro ed economia sfruttando meglio ciò che si trova già sul territorio partendo dall’aspetto naturalistico per arrivare ai prodotti tipici. “E’ necessario intraprendere un percorso comune.”, afferma Martino Dolci, “Sono sicuro che a questo incontro ne seguiranno altri, perché tutti condividiamo l’idea che sia necessario continuare sulla strada dello sviluppo di un turismo sostenibile, che trova nel nostro territorio un ambiente ideale e che può, e deve, diventare un’importante opportunità anche dal punto di vista economico, con il sostegno di tutti gli enti pubblici territoriali che oggi hanno partecipato alla nostra iniziativa.”

(Martino Dolci, sindaco di Ramiseto)

2 COMMENTS

  1. Creare lavoro ed economia
    Il cavallo, nel periodo dell'”economia chiusa”, cioè quando ancora si viveva di ciò che veniva prodotto in loco, era fondamentale per il sostentamento degli abitanti di montagna. Oggi il cavallo viene considerato un lusso, forse un capriccio, perchè allevare cavalli è faticoso e costoso. Contare di far ripartire l’economia di un comune sulla cultura del cavallo, territorio in cui i giovani sono costretti alla fuga in città per trovare lavoro, non è forse illusorio e depistatorio? Non sarebbe forse meglio fare qualcosa di concreto, come dare la precedenza assoluta ai giovani residenti nei comuni di montagna per i pochi posti di lavoro che si vengono a creare man mano?
    Questa mossa potrebbe essere già incisiva contro lo spopolamento dei paesi disagiati, e, visto che i sindaci, secondo me, avrebbero anche questo potere, noi cittadini chiediamo cortesemente questa regola. Grazie.

    (Lilia)