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“Gustavo Dandolo e Godevo Prendendolo”

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Chissà quanti, tra coloro che sono andati ad ascoltare Marco Travaglio a Carpineti, ieri sera, in un Parco Matilde probabilmente mai così compresso di pubblico, sono rimasti contenti del suo monologo (con lui sul palco lo scrittore Patrick Fogli, direttore artistico della rassegna “Duemiladieci”, il cui ruolo è stato stavolta un po’ marginale). Questo perché ha menato senza pietà – è proprio il caso di dire – a destra e manca. Definizioni senza peli sulla lingua, come peraltro è abituato a leggere chi lo segue sulla carta stampata: da “governo criminale” all’indirizzo di Berlusconi & C. a “cadaveri ambulanti” per l’opposizione. Ma ce n’è anche per il presidente della Repubblica: “un’obliteratrice”, lo chiama il giornalista; uno cioè che firma tutto quel che gli viene sottoposto.

Travaglio ha ripercorso gli ultimi 15 anni di leggi “ad personam (ad mafiam, ad castam...): espressione che è anche il titolo del suo ultimo libro la cui presentazione era poi la ragione – e lo spunto del suo argomentare – per cui è venuto sul nostro Appennino. Il punto di partenza è l’entrata di Silvio Berlusconi in politica. Fatto che il giornalista spiega in poche parole. Perché “è sceso in campo”? “Per salvarsi dai giudici”. E qui ha elencato, in modo certosino, con parlare calmo, chiaro, stringente – e, diremmo, preoccupato di farsi intendere dal pubblico – la sequela di leggi che hanno, in definitiva, cambiato la storia politica di questo periodo della vita del nostro Paese. Infatti – circostanziando le cose ai presenti – la sostanza da lui ricavata è stata impietosa: “Se voi simulate cosa sarebbe accaduto senza l’introduzione di certe leggi vedrete che invece che a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio si troverebbe oggi a S. Vittore. Motivo? Corruzione”. Talora, qua e là, ci pare che Travaglio calchi anche un po’ la mano nell’esprimere i concetti (col pregio però di non smarrire mai il filo del discorso), magari valutando che molti forse non conoscono abbastanza vicende e protagonisti citati; ciò non toglie che il suo eloquio strappi spesso applausi e risate (amare) alla vasta platea. Una platea che terrà incollata, con indubbia abilità affabulatoria, al proprio posto, comprese le persone in piedi, ai lati della sala, per due ore e mezza filate.

La storia narrata è quella di un Paese allo sbando. Dove la corruzione è tratto endemico e distintivo. Dove corrotto e corruttore (che lui chiama Gustavo Dandolo e Godevo Prendendolo, secondo un’immagine ripresa da altri, che nel sottinteso stanno per Berlusconi e Mills) la fanno da padrone, spolpando lo Stato e rubando a più non posso a spese dei cittadini onesti. Dove si fanno manovre economiche a carico di chi già paga (e anche con intenti punitivi verso precise categorie sociali invise al governante - leggi in particolare i magistrati) e poi, dall’altro lato, si perdono miliardi di euro (evasione fiscale, mafia…) che vengono gestiti da un malaffare che non si vuole combattere. “Come può un corruttore contrastare la corruzione? E’ contronatura”.

Ma quanti sanno qualcosa di tutto questo? Ecco, un altro snodo fondamentale è l’informazione. E qui si cade sul Tg1, “dove non si danno le notizie scomode, dove, dopo i primi minuti di ‘pastone’ politico, quasi sempre chiusi da Paolo Bonaiuti, la scaletta dei servizi prevede argomenti che tranquillizzano: moda, animali, tempo, vacanze…”. E la famosa legge sulle intercettazioni, lo stimola (per quanto fosse necessario stimolarlo...) Fogli? “Non vedo l’ora che la approvino; e nella forma peggiore. Noi faremo disobbedienza civile. Poi vedremo che dirà la Corte europea, dato che i precedenti sono tutti a senso unico in difesa della libertà di stampa. E poi vedremo, al verificarsi di crimini di vario genere, che effetto farà quando polizia e magistrati diranno di avere le mani legate per intervenire”. “Per parte nostra, come giornalisti (almeno quelli che non aspettano l’alibi della legge per giustificarsi e continuare a non scrivere nulla…), non staremo a guardare. Continueremo a dare le notizie nelle forme possibili, considerando che sui giornali sarà tutto molto difficile perché a rischio chiusura a causa delle multe salatissime: allora riempiremo i teatri e le piazze e parleremo dai balconi”.

“Come si sentono – chiede, snocciolando esempi – quegli elettori di centrodestra che hanno votato uno schieramento ‘legge & ordine’ di fronte ad una prospettiva simile? C’è stato un equivoco: quando Berlusconi parlava di sicurezza intendeva la sua, non certo quella dei cittadini. I due aspetti sono infatti inversamente proporzionali: tanto più cerca la sua sicurezza e tanto più provoca l’insicurezza del Paese; e viceversa”. “Ma io – aggiunge – non mi stupisco di Berlusconi, che fa i suoi interessi e il suo mestiere; ma gli altri? Mi stupisco di un’opposizione che in sostanza finora lo ha aiutato; e qui c’è davvero bisogno di ricambio completo della classe politica”. E ancora staffilate al centrosinistra, di cui ricorda la legge sui pentiti nel primo periodo del governo Prodi del ’96 (quando ministro dell’interno era Giorgio Napolitano): “I peggiori anni della lotta alla mafia sono stati quelli”. E il centrodestra, che di fronte a certe leggi “non credeva a tanta manna”, quand’era minoranza votava volentieri a braccetto.

Travaglio spiega che da quel decreto del ministro Biondi del 1994 in poi è stato tutto un tappare le falle per cercare di sfuggire alla giustizia (il soggetto è sempre lui: Silvio) che faceva (che cercava di fare) il suo corso, data anche l'obbligatorierà dell'azione penale sancita dalla Costituzione. Non è difficile quindi capire l’avversione per quelle che con gli anni sono diventate le famigerate “toghe rosse”. Molto ha insistito, il giornalista, anche sull’indulto, votato dal centrosinistra nel 2006; e al centrodestra non è parso vero di aggiungere i suoi consensi lasciando, di fronte alla nazione, la responsabilità dell’atto agli avversari. Il provvedimento, ha sostenuto il giornalista, "cha ha fatto uscire dalle carceri migliaia di malfattori", è stato “l’inizio della fine” per il centrosinistra, che da allora ha perso costantemente il favore nei sondaggi ed è giunto nel 2008 alla prevedibile sconfitta alle elezioni anticipate.

Tristemente esilarante poi il riporto di quel confronto tv tra un magistrato e Maurizio Gasparri, il capogruppo Pdl al Senato, con quest’ultimo intento a spiegare la bontà delle nuove norme sulle intercettazioni. Facendo un paragone medico, Travaglio ha spiegato: “Troppo facile con i telefoni combattere i criminali, vero?... Perchè così si scopre subito il nome del colpevole... Sarebbe come dire a un medico: ‘Troppo facile usare la tac: perché non usi lo stetoscopio per scoprire il cancro?’”… “Si tornerà come Sherlock Holmes a seguire le tracce con la lente d’ingrandimento mentre i delinquenti useranno l’informatica, skype, i palmari…”.

“La gente si sta arrabbiando”, ha annotato infine Travaglio. “Ma Berlusconi ha sicuramente una qualità: quella di sentire, captare, intercettare l’umore del popolo. Sa che la gente a certe cose è sensibile. Le vicende della ‘cricca’, della casa con protagonista l’ex ministro Scajola che non sapeva che altri l’avevano pagata per lui, di Bertolaso e la sua 'memoria stitica'… Così ha cercato e cerca di correre ai ripari utilizzando una strategia comunicativa ben diversa da quella dello scorso anno: sulla crisi che si negava ci fosse (e invece, come Gianni Letta ha detto, ora c’è ed è "a rischio Grecia"), sull’evasione fiscale (prima incoraggiata - ricordate ad esempio il canone Rai? - e che ora invece si deve combattere)... Ma non è detto che tutto questo riesca”.

Ce n’è anche, infine, per la Lega Nord e per quella “cazzata” della Padania “che non esiste”. “Anche Gianfranco Fini se n’è accorto: meglio tardi che mai”.

Non c’è che dire: un battitore a tutto campo. Per Carpineti un raduno di genti come raramente capita di vedere per iniziative simili. Forse mille persone? Di più? Non sapremmo, di preciso. Tante, comunque. E molti, in più, erano fuori, all’esterno della struttura, dove l’amplificazione comunque permetteva di seguire e dove – fatto tutt’altro che secondario dato il caldo che si era fatto dentro – si poteva godere anche un gradevole frescolino.

Comunque la si pensi, un indubbio successo per gli organizzatori.

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Proponiamo di seguito, sull'argomento, un contributo ricevuto da Normanna Albertini.

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Non so se qualcuno se lo ricorda, ma Travaglio a Carpineti c'era già stato... diversi anni fa, quando non era ancora un "personaggio". Allora lo intervistai per Tuttomontagna. Ecco l'intervista.

Marco Travaglio è nato a Torino nel 1964. Magro, elegantissimo, i capelli mossi, brizzolati, gli occhi azzurri, intelligenti e, soprattutto, la classe, ricordano, in qualche modo, un Gianni Agnelli giovane. Travaglio ha iniziato la carriera giornalistica a Il nostro tempo, storica testata cattolica, poi ha lavorato con Indro Montanelli a Il Giornale e lo ha seguito quando questi, in rotta con il proprietario Silvio Berlusconi, ha fondato La Voce. In questo momento, Travaglio è collaboratore de La Repubblica, L'Espresso, Micromega. Ha una rubrica quotidiana su L'Unità, "Bananas", in cui segue le vicende politico-giudiziarie. E' noto per essere uno dei più rigorosi cronisti delle indagini e dei processi di Mani Pulite. L'illustrazione de L'odore dei soldi (con Elio Veltri, Editori Riuniti, 2001) durante una puntata dello show "Satyricon", fu al centro di feroci polemiche e costò al conduttore Daniele Luttazzi la presenza in RAI. Ultima sua fatica: Lo chiamavano impunità. La vera storia del processo Sme e tutto quello che Berlusconi nasconde all'Italia e all'Europa (con Peter Gomez, 2003), presentato a Carpineti il 13 febbraio scorso, durante una serata affollata e vivace. Una presentazione-show, introdotta dal vecchio leone Umberto Bonafini, resa leggera e piacevole dalla spigliatezza dell'autore. Col quale si può essere o no d'accordo, ma al quale vanno riconosciute la competenza, la documentazione scrupolosa, la capacità di informare senza diventare pedante. Le persone presenti - circa un centinaio - hanno "liberato" lo scrittore per la cena soltanto verso mezzanotte. Tante le domande, e non solo su Berlusconi: "Davvero lei ha detto che D'Alema è entrato al governo con le pezze al culo ed è uscito con la barca?". Risposta: "D'Alema non l'ho proprio nominato. I girotondini mi avevano chiesto di intervenire, da semplice giornalista, sulla questione morale, e io ho posto ai leader di centrosinistra alcune domande. Ad esempio, perché, quando l'Ulivo governava, votò con il Polo tante riforme contro la magistratura e non trovò il tempo per fare una legge anticorruzione? E credo che gli elettori abbiano il diritto a una parola chiara sugli scandali che quella stagione ha lasciato sulla strada. Non li ho inventati io: se ne sta occupando la magistratura e ne ha dato conto tutta la stampa italiana, Unità compresa. Poi ho ricordato quel che aveva detto Guido Rossi sulla merchant bank di Palazzo Chigi, domandando perché nessuno avesse voluto replicare. Poi ho semplicemente parafrasato quella frase: "Nella merchant bank entrarono persone con le pezze al culo e uscirono miliardarie. Non per lanciare accuse di corruzione a qualcuno, ma per chiedere chiarezza, possibilmente prima che i soliti noti ne approfittino per un bis dell'operazione Telekom-Serbia. Qualcuno è disposto a pensare che la questione morale riguarda soltanto il centrodestra e si estinguerà quando Berlusconi e C. se ne andranno a casa? E'inaccettabile pretendere che un giornalista taccia su certi argomenti per non fare il gioco degli avversari. La convenienza politica è una categoria che non può e non deve entrare nella mente del giornalista". Affrontando il problema della censura, Travaglio ha letto il testo di Pericle recentemente respinto dalla Rai: "Qui ad Atene noi facciamo così. Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi per questo è detto democrazia. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Ma in nessun caso si occupa delle pubbliche faccende per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così, ci è stato insegnato a rispettare i magistrati e c'è stato insegnato a rispettare le leggi, anche quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede soltanto nell'universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso. La nostra città è aperta ed è per questo che noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così". Scritto 2450 anni fa, da Pericle, padre della democrazia. Inserito in molti testi scolastici. Vietato, oggi, a "Domenica in".
Volentieri, Marco Travaglio ha poi risposto alle nostre domande. Che cosa penserebbe e direbbe oggi Indro Montanelli della situazione politica, economica e dello stato dell'nformazione? "Credo che penserebbe e direbbe quello che diceva tre anni fa, durante la campagna elettorale, nel 2001, e nel '94 durante il primo governo Berlusconi e quanto ha pensato e detto per tutti gli anni nei quali Berlusconi è rimasto in politica. Cioè: che Berlusconi era stato un editore ideale, nel senso che aveva rispettato, quando aveva comprato Il Giornale, il patto stipulato con lui di essere il responsabile amministrativo della testata, mentre il padrone della linea del giornale rimaneva Montanelli. Infatti, salvo qualche caso, non aveva tentato di interferire. Da quando è diventato politico, gli ha subito chiarito che lui avrebbe dovuto aiutarlo e che, praticamente, avrebbe dovuto trasformare Il Giornale in un giornale di partito. Dato che Montanelli non avrebbe mai diretto un quotidiano di partito, e poi non era nemmeno d'accordo col fatto che un proprietario di televisioni, di giornali, di banche, di assicurazioni e di tutto quanto scendesse in politica, gli disse che non l'avrebbe potuto seguire. Allora Berlusconi cominciò a farlo linciare dalle televisioni, sino poi a irrompere nell'assemblea di redazione, all'insaputa di Montanelli, a montare i redattori contro di lui promettendo soldi e investimenti nel caso in cui Il Giornale avesse combattuto la sua battaglia. E qui ci fu il divorzio. Da allora Montanelli ha sempre detto che Berlusconi in politica era un pericolo per il Paese, che non sapeva nemmeno cosa fosse la democrazia, perché un'azienda si conduce in maniera ovviamente diversa da come si conduce uno Stato, e che avrebbe sporcato il nome della destra in Italia. Della destra liberaldemocratica che prima poteva vantare nomi come Giolitti, De Gasperi, Einaudi, Cavour e che, per cinquant'anni in Italia non si sarebbe più potuto parlare di destra senza andarsi a lavare la bocca. Penso che oggi direbbe le stesse cose con toni ancora più gravi, visto che già nel '94 Montanelli parlava di regime, nel momento in cui Berlusconi tentò di sottomettere la magistratura, di farsi leggi di favore per salvarsi dai processi. Mise le mani sulla Rai essendo già proprietario di Fininvest, e già nel '94 Montanelli parlava di regime, ed era comunque un governo molto meno solido, perché c'era Bossi che sembrava più il capo dell'opposizione che un alleato di Berlusconi. Infatti, dopo sette mesi, lo rovesciò. Ora che il governo è molto più saldo, molto più determinato, visto che i problemi di Berlusconi sono molto più gravi, credo che direbbe cose peggiori. Ricordo che nel 2001, poco prima di morire, nell'ultima campagna elettorale, Montanelli disse 'Questa non è la destra, questo è il manganello'. E contestò duramente le censure che già in campagna elettorale si tentavano ai danni di Santoro, di Biagi e di Luttazzi. Lui stesso fu censurato. Quando Biagi andò ad intervistarlo, il TG1 tagliò alcune risposte nelle quali Montanelli annunciava che avrebbe votato per l'Ulivo e che lo votava perché l'Ulivo non gli faceva paura, mentre il Polo gli faceva paura. Prevedeva che Berlusconi avrebbe governato con molta corruzione. Comunque, sto scrivendo un libro che si intitola "Montanelli e il Cavaliere", che proprio di queste cose parla lasciando parlare Montanelli e ricordando quello che lui aveva scritto e detto dal '93 fino al 2001.
Il legame perverso tra mafia, massoneria, economia e politica: la sinistra ne è davvero fuori?
Assolutamente no! La sinistra non ne è affatto fuori. Risaltano di meno le compromissioni della sinistra con la mafia, con la massoneria e con l'economia soltanto perché dall'altra parte c'è Berlusconi che è la caricatura di queste tre collusioni, è uno che stava nella P2, uno che aveva un mafioso in casa, uno che rappresenta, addirittura lui personalmente, un pezzo della finanza italiana; è ovvio che fa impallidire qualunque altra collusione. Ma non bisogna tapparsi gli occhi perché anche dall'altra parte ci sono problemi di questo genere. In Sicilia sicuramente il PCI ha una tradizione antimafia, ma, al fianco di gente come Pio La Torre, che si è fatto ammazzare pur di non piegare la schiena, ci sono altri che invece sono rimasti in vita e ottengono voti anche mafiosi, perché hanno comportamenti molto opachi. Ci sono molti scandali massonici che riguardano anche la sinistra e poi ci sono molti personaggi della sinistra che sono stati coinvolti in Tangentopoli, sono stati scoperti dal pool di Milano, sono stati processati, arrestati, molti anche condannati, e invece di essere liquidati, messi ai margini, continuano a ricoprire incarichi dirigenziali, anzi, a condizionare, coi loro silenzi, coloro che hanno coperto.
Siamo un piccolo giornale locale, ma già ci siamo presi una querela da un esponente DS per aver chiesto spiegazioni riguardo ad un suo presunto abuso edilizio. Inoltre, da parte delle amministrazioni locali, c'è spesso, nei nostri confronti, una certa insofferenza e l'accusa di "danneggiare la sinistra" perché esercitiamo il diritto di critica sul loro operato; che fare, continuiamo?
L'esponente DS che vi querela per aver chiesto spiegazioni per un suo presunto abuso edilizio. Beh, se avete elementi per continuare a chiedere spiegazioni dovete continuare a fare questa campagna. L'argomento secondo cui chiedere spiegazioni di un abuso edilizio è dare addosso alla sinistra, è pura follia. Un giornale non deve preoccuparsi delle convenienze e delle opportunità, deve preoccuparsi se una cosa è vera o è falsa. Se una cosa è vera, o, se non altro, meritevole di approfondimenti, la deve fare a trecentosessanta gradi. E' chi fa, eventualmente, gli abusi edilizi che danneggia la sinistra, non chi li scopre. E' ora di finirla di prendersela con chi scopre le magagne, il problema sono le magagne. Chi le scopre vuol dire che le risolve, quindi il danno alla sinistra lo fa chi non rispetta le regole, non chi lo denuncia. Per la stessa ragione per cui il danno alla Parmalat e ai risparmiatori non lo fanno i giudici di Milano o di Parma, ma lo fa il signor Tanzi e i suoi complici; per la stessa ragione per cui il danno al partito socialista lo ha fatto Craxi e non lo ha fatto Di Pietro.

(Normanna Albertini)

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18 COMMENTS

  1. Niente di nuovo
    Non mi meraviglio se il sistema “Italia” va a rotoli, ma come è possibile usare un tale linguaggio? La civiltà credo sia altra cosa, purtroppo ormai dimenticata da TUTTI.
    Mi sono rifiutato di leggere quanto scritto, dopo aver letto il titolo. E’ chiaro ed evidente che, usando volgarità, i temi colpiscono maggiormente, ma dove stiamo andando? Non condivido affatto tali metodi, non giustificati per nessun argomento.

    (Fabio Leoncelli)

    —–

    @CSi può in parte capire la lamentela del lettore. Ma è pur vero, anche, che c’è un velo di ipocrisia da alzare. E’ quello di chi le fa e non le dice (ma magari si vengono a sapere lo stesso). #CFate come dico, non fate come faccio…@C Qui si è trattato – forse più realistica del solito – di semplice cronaca, ma poi neanche tanto insistita, come può testimoniare chiunque era presente. Grazie in ogni caso del contributo.

    (gd)#C

  2. Assolutamente d’accordo
    Ho assistito allo spettacolo e la ricostruzione temporale delle ultime 4 legislature è davvero preoccupante. Sono convinto anche io che la gente si sta arrabbiando e alle ultime elezioni regionali si è capito benissimo dall’affluenza alle urne (un italiano su tre non è andato a votare). Si arrabbiano anche gli elettori di centrodestra, che incominciano a capire (anche uno stupido lo capirebbe) che i partiti al potere, partiti della sicurezza, pensano alla sicurezza e all’impunibilità di un solo omino.

    (Mattia Rontevroli)

  3. Volgarità
    Più che scandalizzarsi per la “volgarità” del titolo, sarebbe necessario farlo per gli argomenti che sono stati sviscerati da Travaglio ieri sera. Certo che siamo proprio un popolo satirico-repellente! Per (s)fortuna non abbiamo mai avuto figure del calibro di George Carlin o Bill Hicks a riempire teatri e palazzetti (in molti si scandalizzano addirittura per Luttazzi!), altrimenti tutti questi moralismi facili sarebbero certamente esplosi in una insurrezione!

    (Giuliano Gabrini)

  4. C’ero
    Grazie per la cronaca fedele ma neanche tanto insistita, come dici; l’ho ritrovata proprio volentieri. Peccato che il sig. Leoncelli si fermi alla forma, forse è anche grazie a questo che è potuta degenerare così tanto la sostanza (politica, intendo) di questi anni. Il titolo della cronaca riprende forse l’espressione più forte usata da Travaglio, che sa fare il suo mestiere: l’ironia, la battuta non banalizzavano, non distraevano dalla serietà del tema; erano anzi capaci di esaltarla. A me sembra infinitamente più volgare fare ministro chi dovrebbe invece essere lasciato ai tribunali. Non mi sembra proprio il momento di fare le educande!

    (Anna)

  5. Tra il dire ed il pubblicare…
    Personalmente ritengo che chiunque in base all’educazione che ha può parlare di altri più o meno bene, più o meno educatamente; ma personalmente certe parole non le avrei mai pubblicate in quanto mi metterei alla pari di chi ha la poca correttezza di dirle. Capisco inoltre che contro Berlusconi è apparentemente tutto lecito ma pure contro la più alta carica dello Stato mi pare davvero esagerato.

    (Marino Rivoli)

  6. Risposta a Rivoli e Leoncelli
    Quando la Lega spiegava all’Italia qual era l’uso che riservava al tricolore, l’impatto emotivo e morale era piuttosto duro. Non per questo i giornalisti avrebbero dovuto esimersi dal riportare integralmente quelle dichiarazioni, è un nostro diritto di cittadini conoscerle. Poi il parlar chiaro credo sia una grande virtù per un giornalista e sorrido un po’ per chi si scandalizza delle “parolacce”! Sarà che ormai le so già tutte, non mi hanno toccato più di tanto… E “obliteratrice-Napolitano” dovrebbe prendere la sua autorevolezza e metterla al servizio dell’ACT, non del Quirinale. Proprio perchè essere presidenti della Repubblica è cosa seria.

    (Davide Marazzi)

  7. Per Rivoli
    “Contro” Berlusconi è tutto lecito? E’ un lapsus, forse voleva dire che “a” Berlusconi è tutto lecito. E non da una posizione di poco conto: la seggiola di presidente del Consiglio dei ministri.
    Qui vengono completamente non intesi e capovolti i termini della questione. Ciò spiega perchè, nonostante tutto, continua, ad oggi, ad essere sempre così votato. Silvio, ovvero la povera vittima di una sorte ria. Lui ci prova a mettersi in questi panni; e tanti gli credono.
    Forse tra cinquant’anni, leggendo i libri di storia (che ci si augura sufficientemente obiettivi), qualcuno vedrà meglio e da un’angolatura diversa le presenti vicende italiane. Forse.

    (Commento firmato)

  8. Dimenticanze?
    Travaglio – forse – è un bravo giornalista. Però richiama troppo spesso, per crearsi un’alone di credibilità, Montanelli. Che era di tutt’altro spessore. Lui finora si è dedicato ad una vera e propria crociata contro Berlusconi. E’ un suo diritto. Però dovrebbe anche allargare lo sguardo da qualche altra parte. Partendo, ad esempio, da lontano, diciamo Tangentopoli, tanto per non fare nomi. Ma anche da più vicino, per esempio da un certo Di Pietro, un personaggio molto “chiacchierato”, non solo oggi, che però alla fine si mantiene sempre a galla. Per non parlare poi di un’opposizione che fa ridere e che è riuscita, per ben due volte, a far fuori l’unico politico capace di contrastare Berlusconi. Ecco, forse, Montanelli, a cui Travaglio dice di ispirarsi, certe dimenticanze non le avrebbe avute.

    (Remigio)


  9. Io mercoledi non c’ero, per forza di cose, essendo che vivo all’estero… Ma Travaglio lo seguo e non si è mai tirato indietro quando c’è da criticare la sinistra, anzi…
    Quindi solo per dire: chi non sa di cosa parla non commenti e chi se la prende per le parole del titolo… meglio non commentarlo. Con tutte le “puttanate” del nostro governo ci si focalizza sui termini utilizzati con ironia da un giornalista…
    Ma mi faccia il piaceeereee…

    (Lorenzo Manfredini)

  10. L’etichetta salva persona…
    Personalmente non sono geloso del sig. Berlusconi ma lo apprezzo molto più di altri vissuti a caviale e politica senza aver mai fatto nulla di concreto nella loro vita. Se c’è una cosa che mi fa venir il voltastomaco sono coloro che hanno paura di scrivere il proprio nome; in questo paese c’è la libertà e nessuno deve temere di esprimere i propri pensieri, a mio avviso in modo garbato e, se possibile, senza offendere. Comunque, sig. XX, se vuole gliene insegno tanti di “intoccabili” locali che fanno senza immunità, con cariche molto meno rilevanti, e vedrà che ad elencarli tutti, se lei è una persona libera, si convincerà “dell’etichetta salva persona” di un certo colore!

    (Marino Rivoli)


  11. Grazie ancora al sindaco Montemerli per aver portato un po’ di cultura anche qua da noi in montagna. L’affluenza di pubblico dimostra che non è necessario organizzare solo cose sciocche per avere successo.
    Grazie anche perchè non si sono poi spesi tanti soldi come si dice in giro…

    (Giuseppina C.)

  12. Tranquilli, c’ero!
    Vorrei tranquillizzare alcuni autori di commenti sul mio intervento. Allo spettacolo di Travaglio c’ero. E, ovviamente, confermo tutto quanto già detto. Senza cattiveria, nei suoi confronti, nè per partito preso. Liberi, ovviamente, di non essere d’accordo con me.
    Saluti.

    (Remigio)