Un cantiere durato più di un anno e mezzo. E non è finito, ma il vecchio seminario di Marola ha già cambiato faccia. Non fuori. Dentro. Dove gli antichi muri di sasso sono stati consolidati e le stanze sono tornate luminose e accoglienti, con le soffittature spesso adornate con decori a tempera e con pareti che rivelano, qui e là, finestrelle strombate o residui di intonaco secolare a ricordare, con brevi e discreti flash-back, i novecento anni di vita dell’abbazia matildica.
E’ cambiato l’assetto generale. Nell’ala sud, che al tempo del seminario ospitava aule scolastiche e monolocali per i professori, ci sono ora cucine, sale da pranzo e, al piano superiore, una grande sala capace di duecento posti, con tutti i requisiti tecnici per proiezioni, conferenze, celebrazioni liturgiche, attorniata da due terrazzi panoramici. Caratteristica tutta montanara della sala è la soffittatura, sostenuta da otto grandi capriate in legno di castagno. Bella, in quella elementare semplicità che è la chiave dell’edificio restaurato. E non è un’esagerazione. Lascia subito un’impronta nell’occhio.
Anche la corte interna dominata dal grande cedro del Libano, livellata e pavimentata, sta trasformandosi in un salotto all’aperto, naturale complemento dei servizi studiati per rendere l’accoglienza quanto più idonea alle finalità del Centro diocesano di spiritualità e cultura: esercizi e ritiri spirituali, giornate di studio, stages residenziali, convegni.
La riapertura ufficiale è avvenuta a metà mese (esattamente martedì 15 giugno scorso) con la giornata di conclusione dell’anno sacerdotale, di cui parla il settimanale diocesano La Libertà ora in edicola. Poi le consuete attività estive tra le quali l’ormai tradizionale settimana di esercizi spirituali dei vescovi dell’Emilia-Romagna.
Il cantiere, si diceva, non è finito. Mentre sono agibili l’ala sud e l’ala est (locali di servizio, direzione, Centro diocesano di studi storici al piano terra e camere al piano superiore), in quella ovest (davanti) proseguono con discrezione i lavori di completamento dei vari locali della “reception” e di rifacimento delle camere. Alla fine, avremo nella nostra montagna una delle sedi di cultura di maggior prestigio in regione, circondata dal silenzio e dal verde dei castagneti. E con tutto il fascino delle grandi “dimore storiche”, affollata da vicende e personaggi secolari, da Matilde in poi.