Home Cronaca Esplode un caso politico-cultural-sociale: “Il premio Strega ci ha offeso”

Esplode un caso politico-cultural-sociale: “Il premio Strega ci ha offeso”

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TALADA (Busana, 18 giugno 2010) – Se Talada fosse sul mare sarebbe scoppiata sicuramente una guerra tra repubbliche marinare. Da un lato questa caparbia piccola frazione, in comune di Busana, e dall’altro l’opulente Genova. Dove, intanto e a mezzo internet, Redacon in primis, mica se le stanno certo mandando a dire.
Cosa è successo? Maurizio Maggiani, scrittore ligure con trascorsi di villeggiatura d’infanzia da queste parti e premio Strega nel 2005 con “Il viaggiatore notturno”, ha scritto sul quotidiano Secolo XIX, di Pietro da Talada, pittore del Quattrocento che oggi nel Parco Nazionale, tra Toscana ed Emilia, ha lasciato pale d’altare degne di Giotto.

Ma, come svela il vero nome, il maestro della Borsigliana era originario del nostro Appennino dove, guarda caso, il commentatore del quotidiano genovese svela di avere trascorso le villeggiature in gioventù “per l’aria fina” e perché solo lì “una casa costava meno di una degenza ospedaliera”. Ma nel “borghetto” di “Talada non c’era niente. Se non vacche e merda di vacche”. E già qui qualche taladese deve aver storto il naso. “La prima cosa che mi accadesse – incalza lo scrittore - scendendo la corriera era di pestarne una e l’ultima prima di partire era fare altrettanto”. “Ho cercato di dimenticare l’angosciante Talada, e ci son quasi riuscito se non fosse che qualche anno fa (…) ho scoperto un pittore: il Maestro di Borisgliana”. Quindi il pezzo prosegue, amabilmente e a lungo, sulle splendide doti di questo pittore identico al Giotto. A soli tre giorni dalla prima pubblicazione su Redacon, sono partire le prime agguerrite caravelle sono già partite alla volta di Genova. Con a bordo gli strali di cittadini, politici, scrittori, emigranti, nipoti di nonni di Talada. Mentre, sul sito del Secolo XIX fioriscono i commenti a sostegno della prosa dello scrittore. Un vero quarantotto e caso cultural politico sociale destinato a far discutere a lungo.

Sul nostro sito, come riporta anche l’edizione odierna del Carlino Reggio, il primo a lamentarsi è proprio Gimmi Pietrucci, abitante del borgo “non ho l’onore di conoscere questo scrittore. Lo invito oggi a visitare Talada: sono scomparsi i contadini che producono il miglior formaggio del mondo, ma la bellezza che ha ispirato Pietro di Talada è immutata”. Su un vascello interviene Normanna Albertini autrice montanara che, nella sua opera di successo “Pietro dei Colori” (Prospettiva editrice), ha romanzato la vita di questo artista di cui non si hanno tracce, tranne che una firma. “Una sgradevole e immediata sensazione – dice l’autrice leggendo Maggiani – soprattutto conoscendo la laboriosità e le capacità della gente di Talada. E poi, da montanara figlia dei campi, ho percepito in queste parole una superiorità intellettuale che infastidisce”.
Non mancano gli sberleffi “letame sarà lo smog della tua città”, scrive Gabriele Poletti. Ilaria Gabrini da Talada: “A rendere piacevole il soggiorno non sono centri commerciali o cinema, quanto le persone che ci vivono: evidentemente non ha saputo goderne appieno”. Ma partigiani si fanno vivi anche da Genova, come Valery Malcontenti che ha la nonna quassù: “Invito Maggiani a chiedere scusa”. Michele Galbiati scrive al nonno Michele: “Maggiani è convinto che voi eravate una massa di miserabili analfabeti tenuti in ostaggio da centinaia di mucche gigantesche che si divertivano a lanciare bombe di sterco. Perché non gli hai parlato come facevi con me?”

E a Maggiani che scrive di luoghi all’epoca di “miseria materiale e intellettuale” replica anche la politica. Bruno Tozzi (minoranza consiliare Pdl) “Contadino scarpe grosse, cervello fino”. L’assessore Daniela Pedrini media “forse Maggiani ha volutamente enfatizzato i ricordi per colpire immediatamente i lettori. Ma la cultura, laboriosità, creatività e solidarietà di questi luoghi le sembrano poco?”. E c’è chi invita a una festa lo scrittore. “Sarà come l’ultimo ballo sul Titanic in quest’Appennino che si va svuotando di vacche e di giovani” sibila Fulminant La Penna.

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DIRETTAMENTE DAL BORGO / “INVITEREI MAGGIANI, MA ORA FORSE NON E’ IL CASO..”
“Ma Cristoforo Colombo da dove proveniva?”
Giovanni Bianchi, 67 anni, è originario della vicina Cinque Cerri. E’ stato a Genova, imbarcato per lavoro, e poi nell’Enel per l’Italia. Ma dal 1999 ha deciso di vivere Talada, dove è vicepresidente della Pro Loco “di cui fa parte un abitante per famiglia”, precisa.
“Il nostro paese – spiega Bianchi - con le due frazioni di Casale e Casa Ferrari, annovera duecento persone. E questo articolo scritto con una terminologia eccessivamente volgare ne offende molte, anche se alla fine contiene un plauso alla gente di montagna. Ma l’ultimo capoverso, purtroppo, passa in secondo ordine”.
Cosa ha pensato quando ha letto la notizia su Redacon?
“Subito volevo scrivere Maggiani, ma non volevo polemizzare. Sarebbe come se qualcuno volendo elogiare Cristoforo Colombo, simbolo di Genova, scrivesse che scoprì l’America per scappare da via Prè. Che tutti sanno essere una delle vecchie strade più malfamate, dove Colombo è cresciuto, e dove era assai più facile fare lo sciampo con l’urina che con l’acqua che pioveva dal cielo. Ma quello che più d tutto mi ha infastidito è quel termine ‘miseria intellettuale’ che Maggiani usa di riferito ai nostri posti. Pur capendo il senso dell’articolo si poteva dire in altro modo”.
Oggi invitereste Maggiani a Talada?
“Sentendo gli umori al momento glielo sconsiglio. Ma sarebbe un bene che visitasse oggi il nostro paese…”.

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I FAVOREVOLI / "COLPA DELLA LEGA"
“Talada dia la cittadinanza onoraria a Maggiani”
E’ solo quando l’articolo su Maggiani che oltrepassa le settecento letture che iniziano a leggersi i pareri di lettori a sostegno della prosa dello scrittore, ma ancora in netta minoranza. Il primo: “I commenti all'articolo di Maggiani, scrittore profondo e onesto e persona modesta quant'altri mai, grazie anche, credo, alla sua infanzia povera, mi sembrano frutto di una lettura superficiale” ci scrive Dalmazia Notari. Che, aggiunge: “Vorrei dunque, senza iattanza, invitarli a rileggerlo (senza code di paglia) per trovarci, perché ci sono l'amore e l'ammirazione per il desiderio di bellezza e di cultura che anche la nostra povera gente ha avuto sempre”.
E’ presa di parola da Ellebi che afferma “i commentatori con gli occhi chiusi da fette ben spesse di prosciutto (e forse anche una mentalità un poco angusta) sbranano il povero Maggiani che alla fine arriva solo a lodare ciò che alcune centinaia di anni fa venne fatto da uomini forse poveri di averi ma ricchi di spirito e cultura”. In sintesi: “Chiusi nella piccola patria di Talada ci si vergogna delle proprie origini quasi fosse un delitto essere stati poveri; quasi a voler marcare una differenza dai nuovi poveri di oggi”. Anzi, piove governo ladro: “Poi qualcuno guarda i risultati elettorali e trova che a Talada la Lega Nord alle regionali si becca quasi il 25 per cento. Ma chi sa mai perché, forse per i tanti extracomunitari presenti o per l'alto tasso di delinquenza? Mah... Farebbero bene gli assennati abitanti di Talada che ci sono e sono sicuramente la grande maggioranza ad invitare Maggiani per ringraziarlo delle lodi fatte ai loro antenati, conferendogli se non la cittadinanza onoraria almeno quella affettiva”.
Dello stesso avviso MB: “per il bene che esprime per Talada ed il suo figlio più illustre, Maggiani meriterebbe la cittadinanza onoraria”.

(Gabriele Arlotti)

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5 COMMENTS

  1. Grazie per la pubblicità
    Ringrazio il Sig. Maggiani per la pubblicità fatta alla nostra frazione di Talada. Oggi pomeriggio due persone sono venute a visitare il nostro bel paesino, per altro senza pestare torte… A tal proposito lancio l’idea al Parco nazionale di predisporre nella frazione il “Museo dello sterco”… che sicuramente susciterà molto più interesse di quello del sughero di Cervarezza…

    (Yuri Gaspari)

  2. Sempre su Maggiani
    Gentile MB. E’ un vero snobbismo questo modo di esprimere amore, simile a quello che si crea in molte famiglie, dove ci si sbrana da vivi per cantare poi le lodi dei morti, per piangere dopo il tempo buono che non si è guardato passarci davanti, neppure l’attimo per fermarsi sui valori dei momenti collettivi. Però Maggiani è un “intellettuale”, pertanto nel suo pensare gli abitanti di Talada dovrebbero sentirsi onorati di essere stati nominati, se non altro per la vastità delle cacche delle loro mucche, a quest’ora più che defunte e digerite. Grazie a quelle mucche, allora, dal momento che hanno nutrito altre generazioni montanare forti e vigorose. Ritengo che l’amore di Maggiani sia un fatto alquanto pesante, bisogna scavare ben a fondo nelle sue righe per scoprirlo e certamente questo è un fatto di cui egli gode. Parlate di me, anche male, purchè ne parliate ed è una nota frase non mia e sempre verde. Che affetto doloroso e offensivo esce dalle sue parole per quanti non riescano ad approfondirle psicologicamente! Le stesse, identiche parole, gli stessi ricordi calati sula carta in modo differente, non avrebbero creato l’impressione brutale che, evidemente non solo io, ho ricevuto al primo impatto, sebbene poi rileggendole io abbia tra me e me sghignazzato pensando al penoso ragazzino che non riusciva ad evitare quelle grossissime torte. Aggiungo che sono nata e cresciuta in città, che sono distratta e che ci vedo un po’ poco, ma che, quando andavo in campagna, quelle cose lì le schivavo. Forse poi, con l’auto, qualcosa un po’ fuori strada l’avrò centrato anch’io, ma non mi ha mai sfasciato una gomma. Comunque le cattiverie su Talada e vari dintorni di qua e di là d’Appennino sono servite allo scrittore per innalzare la figura dell’artista, oltre a quella dell’uomo nella sua ingegnosità di ricerca di materiali raffinati per le composizioni delle Tavole. Resto sempre del parere che lo scrittore avrebbe dovuto usare il buon gusto, visto che le parole non erano solamente sue, ma che sarebbero andate a toccare cuori e dignità di una collettività. E con questo Maggiani ha avuto di nuovo ciò che cercava: farsi pubblicità.

    (Graziella Salterini)

  3. Signor Yuri
    Ci ho pensato qualche giorno, mi sembrava, ed è probabilmente, troppo insistente il mio scrivere. Ma non posso più tacere, la sua idea è brillantissima. Credo che il “Museo delle sterco” farebbe, come minimo, parlare di sè, ed attrarrebbe una folla di gente ridanciana. Mica poco ridere, in questi periodi così difficili.

    (G.S.)

  4. A Talada… passando per Barga?
    “Al tempo dei tempi
    avanti il Mille
    i Barghigiani
    campavano rosicchiando
    castagne
    e fecero il Duomo.
    Dicevano:
    in casa mia ch’io salti da
    un travicello all’altro:
    benedetta libertà!
    ma il Duomo
    ha da essere grande
    col più bel pulpito di marmo
    che si possa vedere
    Dicevano:
    piccolo il mio, grande il nostro!”
    (G. Pascoli)

    Possono essere utili alla riflessione queste parole di Pascoli? Certo rosicchiar castagne non è calpestar… ma Pascoli ha scritto nel 1900 quando i contadini nelle stalle declamavano e ascoltavano i classici senza essere disturbati da quello che scorreva “in tal guril”; Maggiani ha scritto nel 2010 facendo proprio un linguaggio molto in uso nel nostro tempo, quando molti (pare) ascoltano soprattutto una certa televisione… ma la sostanza non mi sembra poi così diversa…
    Proviamo tutti a rileggere con calma?

    (Anna)

  5. Come cavar pepite…
    Come cavar pepite dallo sterco! Il più grande, oltre che il più elegante, in tutta questa situazione, mi sembra proprio lei, Yuri. Complimenti! Spero che il presidente del Parco, di cui pure avevo condiviso l’intervento, l’ascolti e le chieda una consulenza!

    (Partigiana 2010)