Home Cronaca “Sentiero con qualche sasso di frana? Me lo pulisco da me”

“Sentiero con qualche sasso di frana? Me lo pulisco da me”

10
3

Riceviamo e pubblichiamo.

-----

Ieri, domenica 13 giugno, sono andato a fare una passeggiata lungo la decauville (per noi ligonchiesi il binario) fino a Rimale. Appena entrato nel bosco c'era un cartello con divieto di transito, lo stesso che ho trovato dall'altra parte prima di Rimale. Il giorno precedente ero andato alla Presa Bassa, stesso cartello di divieto di transito. Il motivo dei cartelli è dovuto ad un po' di sassi che sono franati durante l'inizio dell'inverno, quando ha piovuto in modo alluvionale. Sono tornato a casa a Ligonchio, ho preso una zappa ed in 15 minuti ho sistemato il sentiero affinchè si possa passare agevolmente a piedi ed in bicicletta. Sono un appassionato di bici e la settimana prima passando ero dovuto scendere e trasportare la bici a mano.

Immagino che i cartelli li abbia messi il comune di Ligonchio. All'inizio dell'estate l'ente Parco dovrebbe quantomeno garantire l'agibilità di questi sentieri, fra i più belli ed alla portata di tutti. Inoltre anche dalla Presa Alta alla Bargetana la via di accesso è molto rovinata in più punti; le solite piogge alluvionali di dicembre hanno fatto uscire più corsi d'acqua che ancora oggi in taluni punti continuano a scorrere nella strada continuando a rovinarne il fondo.
La neve è andata via da almeno 20 giorni su tutto il percorso, sarebbe veramente ora di sistemarla. Il presidente del Parco, dott. Giovanelli, oltre a sognare gemellaggi con i parchi delle Cinque Terre, si preoccupi anche delle piccole cose. Fondamentale è consentire l'accesso al parco tramite i sentieri e le vie principali.

Grazie infinite dell'attenzione.

(Vittorio Bigoi, via del Budrio, 11/a, Ligonchio)

3 COMMENTS

  1. Presto avremo le porte
    Per costruire una casa si parte dalle porte, poi via via si mettono i mobili, quindi le pareti, gli elettrodomestici, si invitano commensali ed infine si posiziona il tetto ed eventualmente la strada di accesso, che spesso non serve perchè i commensali non ci sono…
    Nuove tecniche moderne ed evolutive.

    (Fabio Leoncelli)


  2. Mi reputo un discreto conoscitore del crinale appenninico da Piacenza al cesenate e affermo con convinzione, e credo peraltro senza tema di smentita, che le bellezze e le potenzialità della nostra montagna sono incomparabili, cioè NON confrontabili con la pur bella montagna piacentina, parmense, modenese o bolognese. Abbiamo una montagna stupenda, il nostro alto crinale non ha nulla da invidiare a ben più blasonate e celebrate località alpine!! Peccato solo che qui da noi si sproloqui solo di gallerie di valico (del Cerreto), si strombazzino @Clectio magistralis#C sulle potenzialità del Parco (quali, come, per chi e soprattutto a chi?) e si demonizzino gli enduristi come il nuovo flagello di inizio terzo millennio (chiedere in proposito un parere all’Amministrazione comunale di Villa Minozzo a proposito della prova di campionato italiano enduro disputatasi domenica scorsa a Febbio). Che poi i sentieri non ricevano manutenzione, le strade di accesso versino in condizioni vergognose, poco e nulla si faccia per incentivare davvero il turismo, non esista una strategia complessiva per la reale valorizzazzione della nostra montagna (che significherebbe, quisquiglie, lavoro ed occupazione), questi appaiono dettagli di secondaria importanza. L’importante è che ci sia sempre qualcuno che con il proprio badile permette il passaggio dei sentieri… e meno male che c’è.

    (Paolo Comastri)


  3. La chiusura del sentiero n. 635 è avvenuta in seguito alla caduta di due dipendenti del Parco (con conseguenze gravi) nel punto franato. Il sindaco, responsabile civile dei percorsi (tutti) del suo comune, ha vietato l’accesso per inagibilità. Ora, conoscendo le esigue disponibilità dei bilanci comunali, i ripristini in tempi brevi o li fa il Parco(?). O il fanno i volontari del Club alpino italiano o privati cittadini, sempre che questi lavori non richiedano grossi impegni di mezzi e attrezzature che, in questo caso, vanno appaltati e cantierizzati con conseguente allungamento dei tempi con costi maggiori. Se il lavoro eseguito dal signor Vittorio è conforme alle norme di messa in sicurezza del sentiero, nulla impedisce, a mio parere, che il sindaco e i suoi tecnici tolgano il divieto di passaggio sul sentiero interessato. I tratti di sentiero franati sul nostro Appennino si contano a decine se non a centinaia più o meno gravi. Se si chiudono tutti i sentieri interessati e nessuno fa niente addio escursioni in montagna!!!
    Quando le istituzioni non riescono a “fare”, se il privato vuole che le “cose” funzionino, deve rimboccarsi le maniche e partecipare, in forma volontaristica, alla gestione e manutenzione delle “cose pubbliche” se no sarà la fine e la decadenza di tutto.

    (Elio Pelli, coordinatore Commissione sentieri C.A.I. Sez. R.E.)