(CASTELNOVO NE’ MONTI, 15 giugno 2010) – La incontri e sorride garbatamente dall'altra parte del bancone. Giusto il tempo di servire un cliente ed è subito pronta a raccontare la sua storia tra mille occhiali colorati, nel suo nuovo lavoro. Valigia in mano Cinzia ha riunuciato alla metropoli e a una carriera assicurata. E ha scoperto che queste montagne sono il suo Paradiso. Ha deciso di raccontare l’addio a Milano e la scoperta della sua nuova terra a teatro. Nel cartellone del Bismantova, la scorsa settimana, infatti, per una sera è andata in scena l’opera di Marina Coli, che con la sua compagnia racconta vicende vere, ispirate al progetto del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano “Parco nel mondo” e con l’accompagnamento musicale dell’Istituto Claudio Merulo.
Cinzia Bertini è nata 36 anni fa a Melzo di Milano. A scrutarla bene si fa fatica a scorgere nel suo sguardo sereno un trascorso nella grigia metropoli. Poi lei arrampica anche... Come conoscevi questi luoghi?
“Mia madre, Giovanna Fontana, è di Sologno, mio padre Aldo di Carù, due frazioni del comune villaminozzese. I miei genitori si sono trasferiti a Milano per lavoro, dove sono rimasta sino a giugno del 2007. Diplomata in lingue, ho lavorato per sei anni a teatro come professionista, con la compagnia di Emisfero Destro Teatro. Tra le più celebri rappresentazioni posso ricordare: ‘L’uomo elefante’ (15 repliche in cartellone a teatro) e ‘Cristoforo Colombo’, di Maurizio Schmidt. In questo lavoro ho incontrato personaggi celebri come Marco Baliani ed Eugenio Allegri. In seguito, ho lavorato come barista e in una multinazionale nel settore dei trasporti, nella quale ricoprivo il ruolo di responsabile del settore clienti”.
Un lavoro sicuro che offriva la possibilità di fare carriera?
“Sì. E anche la retribuzione era soddisfacente. Quando mi sono licenziata per vivere nell’Appennino reggiano mi hanno dato della matta. All’epoca, vivevo a Trezzano Rosa, un piccolo comune di tremila abitanti, che sta perdendo tutto, ed è soffocato tra autostrada e strada provinciale”.
Come mai questa scelta?
“Mi sentivo di appartenere a questi luoghi, in cui volevo vivere. Da piccola ho trascorso tutte le mie estati nella casa della nonna materna. In seguito, da adolescente, ci sono tornata in Appennino, poi sempre più assiduamente, ed è rinato in me l’amore per questi posti. Sono tornata nel luglio del 2007 a Casale e, attualmente, vivo Castelnovo da quasi tre anni”.
Cosa ti piace di qui?
“Amo la montagna, pratico sport come l’arrampicata e lo snowboard, per stabilire un contatto ancor più stretto con la natura. E c’è uno splendido patrimonio naturale e una qualità di vita superiore, i ritmi sono molto più umani e vicino alla persona. Svegliarsi al mattino è una cosa completamente diversa, e in cinque minuti sono a lavorare. Si ha la sensazione di conoscersi un po’ tutti. Attualmente lavoro in un negozio di ottica”.
Hai raccontato la sua storia nello spettacolo “Una stella cade per chi viene e chi va”…
“E’ un’opera incentrata sull’emigrazione di queste zone di crinale, con esperienze dirette di persone che sono partite e che ora però riscoprono il nostro territorio attraverso la cittadinanza onoraria concessa dal Parco Nazionale. Ho raccontato la mia vicenda in forma teatrale, parlando proprio di me”.
E’ possibile, in ultimo, per un giovane cambiare la propria vita?
“Sicuramente è impegnativo, ma se si vuole con un po’ di impegno lo si ottiene. Così è capitato a me: ci si può sentire a casa tra i monti”.
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QUANDO IL PARCO VA A TEATRO: L’OPERA DI MARINA COLI
L’emigrazione appartiene alla nostra storia. Ma tornare è possibile
La sensibilità degli artisti del teatro Bismantova di Castelnovo ne’Monti si è unita al lavoro del progetto “Parco nel Mondo” del Parco Nazionale dell’Appennino tosco emiliano, dando vita ad una sinergia che ha trovato nelle storie di emigrazione della nostra montagna il punto da cui partire per la realizzazione di un progetto comune: lo spettacolo Una stella cade per chi viene e chi va che è stato rappresentato mercoledì 9 giugno al teatro Bismantova.
La docente di teatro Marina Coli ha raccolto ed elaborato il materiale di ricerca scritto e ricostruito da Rachele Grassi nel corso del suo lavoro a contatto con emigrati e cittadini affettivi del Parco Nazionale, incontrati nei diversi appuntamenti organizzati dal progetto Parco nel Mondo nei Comuni del crinale, ognuno con la propria storia di fatica, ma anche di soddisfazione da raccontare, in cui l’amore per l’Appennino si scontra con la volontà di costruirsi un futuro dignitoso. “Sono storie sempre divise a metà tra la voglia di tornare a casa e la necessità di rimanere lontani per poter lavorare e assicurare un avvenire alla famiglia – spiega Rachele Grassi -. Sulla base di questi racconti semplici e molto toccanti è stato elaborato un copione proposto agli allievi della scuola di teatro, allestendo una rappresentazione basata sull’espressività corporea, la voce e la dimensione del canto. È stato uno spettacolo a più voci, affresco di un importante pezzo di storia montanara dei decenni scorsi, in cui domina il legame forte tra l’emigrante e la sua montagna e si trovano come temi comuni il viaggio, il lavoro ed il ritorno nei luoghi d’origine”.
Questo spettacolo è il frutto di una collaborazione nata con la volontà del Parco Nazionale di unire professionalità che, abitualmente, operano in diversi ambiti, per costruire un progetto trasversale, nella convinzione che si possa lavorare insieme per comunicare l’Appennino, per renderlo più vivo, aumentando lo scambio di idee, il dialogo e la collaborazione tra le realtà che si trovano sul territorio e che hanno come obiettivo quello di renderlo più vitale. L’auspicio del progetto è quello di proseguire su questa strada anche in futuro, continuando a lavorare in squadra, riuscendo anche a portare il nostro Appennino e la sua gente al di là dei confini geografici e amministrativi tradizionali, così come hanno fatto i nostri emigrati nei loro viaggi in tutto il mondo.
Complimenti Cinzia
Io ti stimo perché lasciare un lavoro come il tuo per venire a vivere qua è difficile, perché si sta bene ma non c’è lavoro. Quella del lavoro per i nostri amministratori è un capitolo che non li riguarda…
(Luca Malvolti)
Titolo che non c’è
Qui venni per una gita turistica nel 1973, mai visti prima i luoghi, del tutto sconosciuti per me. Abitavo sul Lago Maggiore. Tornata poi per alcuni giorni di vacanza, nel 1977 mi ci traferii. La differenza sta nel fatto che, qui, io non avevo alcuna origine familiare. Ero convinta di un “meglio” che era tutt’altro che economico. Evidentemente esiste qualcosa dentro lo spirito a cui NON si può dire NO.
(Graziella Salterini)
Vera gloria per tanti
Nel rinnovare i complimenti a tutti i protagonisti, in particolare oggi a Cinzia, colgo l’occasione per precisare che per i materiali che hanno fatto da base allo spettacolo o hanno comunque fornito informazioni, alle ricerche e ricostruzioni di Rachele Grassi è bene aggiungere quelle di Dalmazia Notari, come si legge anche nella brochure di sala. E anche la nostra curiosità di spettatori confida in… altri futuri raddoppi.
(Giovanna Caroli)
Che tristezza!!!!
Secondo il sig. Malvolti il lavoro dovrebbero “darlo” gli amministratori della montagna. Agli italiani allora dovrebbe darlo il governo, come di fatto sta avvenendo! Lasci perdere le polemiche fini a se stesse perchè non se ne può più! C’è già il teatrino nazionale della politica offertoci tutti i giorni dalla tv. Soprattutto è poco elegante e strumentale prendere a pretesto una scelta personale di vita per introdurre bassa politica. La sig.ra in questione è felice della sua scelta e Lei, sig. Malvolti, si stupisce perchè non parla male degli amministratori… Povera Italia se questa è la nuova classe dirigente. Noi “montanari” dovremmo sentirci orgogliosi di essere stati apprezzati e valutati positivamente, dovremmo guardare al futuro con più fiducia e smetterla di lamentarci tanto per far polemica politica. Chi si è fatto carico dell’impegno politico faccia proposte se ne ha!
(Mariastella Giorgini)
Risposta alla sig.ra Giorgini
Io apprezzo la scelta di Cinzia che da Milano si trasferisce qua, però vorrei anche sottolineare quanta gente va via dall’Appennino perché qui non ha futuro e parlo di molti neolaureati che se ne vanno a Milano, Reggio, Parma o Modena. Ho detto qualcosa di male? Chiedo scusa.
Io apprezzo l’iniziativa intrapresa dal Comune di Carpineti che su queste tematiche è molto attento, ma ora chiudo perché non voglio uscire dal tema del post che riguarda una giovane donna che ha deciso di venire a vivere qua.
(Luca Malvolti)
Combinazione
Percorsi di vita simili, identiche scelte. Ci siamo raccontate le nostre storie nel tuo negozio. Comprendo la perplessità delle persone alle quali raccontiamo del nostro passato e in particolar modo delle nostre mete/soddisfazioni professionali. Abitavo nella zona più verde e, a dir del popolo, più bella di Milano che è San Siro, occupavo una posizione di tutto rispetto in una multinazionale tedesca. Quando, circa 4 anni fa, presentai le dimissioni vissi le tue stesse esperienze. Al contrario di te in questa Terra non ho legami familiari, li ha mio marito, e 25 anni fa, quando vidi per la prima volta Rosano, fu amore a prima vista. Ho 47 anni, lavoro in una piccola azienda. Ho riscoperto la bellezza e l’importanza dell’amicizia, del rispetto e della vita di paese, con tutti pregi e i difetti; sono impegnata in Croce verde, ho l’Anima serena e ringrazio Dio per quanto quotidianamente condivido con chi mi è intorno.
(Paola)