--VUOI ACCETTARE L'AMICIZIA?--
Si narra una storia di un giovane, sedicenne e dico sedicenne(!), che faceva il metalmeccanico e come massima aspirazione aveva una squinzia al sabato e una sbornia in compagnia. Da grande sognava di diventare come il capo. I sogni proletari, sogni reazionari, di destra, altro che classe rivoluzionaria. Niente scatti, niente utopie. Solo un lavoro che non capisci e che ti sfama. Un giorno il giovane stava per andare in camporella – o almeno pensava - in un macchione lungo il Dorgola. Uscita in motorino, con lei e una amica; bella tipina, un po' acerba, che non gliela avrebbe data così su due piedi. Lei scende, si allontana – le donne – ma siamo più strani noi, e il ragazzo, tutto infighettato - perché come li spendi i soldi? Che ci fai nella vita? - si siede su un sasso a grattarsi una caviglia. Lì vede un vecchio (!) Un vecchio, porca vacca, non un anziano, ma un vegliardo, insomma qua c'è una certa reverenza per i vecchi, qualcuno ce l'ha nei paesini.. poi lui era mezzo fascio, già lavorava, la mentalità c'era. Insomma il vecchio era solo, seduto su un tronco d'albero marcio con un grosso paio di occhiali da sole.
Le femmine sempre più in là. Cosa vuoi che faccia? Scende.. è curioso. Lo saluta, catarsi, dimentica le donne e si innamora del vecchio. Quello fermo, gli occhi coperti dalle lenti scure. Dei vecchi occhiali a goccia.
Cosa fai qui solo? -
Solo? Sono coi miei pensieri! -
E lui che dice, porca vacca, << piacere, io sono con due bimbe>>, cioè il confronto non regge, Lui è coi suoi pensieri, è in buona compagnia e il giovane curioso - che il giorno dopo era sabato, e il sabato sempre finiva in malora -
Va bé, vecchio, ti fanno compagnia i tuoi pensieri? -
Verrebbe da dire quel vecchio detto, mia nonna è campata fino a cent'anni e perché si faceva i c... . Ma al vecchio piace avere un figlio, lui è putto e quella cosa non gli interessa. Fermo, immobile come una statua.
Se non voglio compagnia penso e stai sicuro che penso il cielo. Se voglio compagnia, boccia, non penso a niente e allora arriva tutto.-
--SCOPARE IN CINA--
Gli europei in genere non sono bravi a scopare. Un giorno un giovane della bassa entrò in una comunità di monaci in un piccolo paese rurale. Solo uomini, tipo alla Macchiaccia. Gli venne incontro un quarantenne malandato con una scopa. Aveva gli occhi a mandorla e una croce al collo. Chissà, un famiglio filippino o qualche immigrato.
Io sono qui perché non so fare nient'altro. Intanto che arriva il Padre potresti darmi una mano con la scopa. C'è giusto un salone rettangolare vuoto. Qualche armadio ai lati. Come un monastero Chanya.-
L'altro senza pensare prese in mano la scopa e scopò cercando di rendere visibile la polvere, poi la trascinava... Cioè, io ho visto uomini e donne scopare e per quanto le donne sono più pratiche in genere si sono dimenticati i vecchi sistemi. Uno si fa una linea mentale, come vascheggiare per il paese, poi la segue, raccoglie un po' ai lati. Un lavoro tutto fisico e niente mentale, perché la mente ha altro da pensare, no? Poi il pianzano fece una smorfia, tanto per far vedere che era bravo, e si mise a togliere i pilucchi dalla scopa. I gatti incastrati.
L'altro stava zitto perché era un immigrato del cavolo ed era arrivato lì col CdA -
I cinesi non scopano così... sono bravissimi! E credo anche noi una volta avevamo tecnica. Si prenda un salone rettangolare, il novizio comincia a scopare all'angolo sinistro in fondo con un movimento sinistra-destra, molto semplice, e indietreggia, indietreggia, indietreggia. In modo che si formi una riga di polvere alla sua destra, invisibile. Poi la scavalca e va al punto d'inizio, solo una riga più avanti... trascina la polvere e si fa una altra riga, trascina la polvere, trascina la polvere e intanto appare un grosso sentiero di rusco davanti a lui. Poi alla fine, serafico, dopo neanche cinque minuti, prende la scopa e con un movimento tangente raccoglie tutto il sentiero in un angolo. Paletta. Via! Poi dicono che sono macchine. Non sono macchine, ma hanno trovato qualcuno che ha pensato per loro. Grande lavoro mentale, piccolo lavoro di braccia.
Quando l'altro riprende in mano la scopa, vuoi il silenzio di quei luoghi, vuoi i dubbi portati nel cuore, il pianzano capisce che non è molto bravo coi lavori manuali. Si avvicina al famiglio un po' confuso.
L'orientale posa una mano sulla spalla a quello. Poi per confortarlo, come spesso fanno gli stranieri quando non sono a loro agio...
Oh, io non so niente più di te, è una questione di Metodo! -
--AMERIKA E ALI’ BABA’--
Quando ritornerò dal mondo della musica -
dove non c'è l'Amerika e nemmeno Alì Babà -
non vi racconterò di leggi sulla fisica,
di nuove religioni e di presunte verità
Di finti democratici che regnano sovrani
idolatrate semidei che invece sono ani
Mentre la vita va, figli dell'abitudine,
di macerate voglie e di supposte libertà
vi rubano le idee: la casa, i figli, Dio!
Scusatemi lo sfogo, ma lo stile è quello mio..
Quando ritornerò sarò sincero e onesto -
che ai grandi ciarlatani in fondo manca solo questo -
Hanno la barca al mare e lo chalet in montagna
e un popolo addestrato che ci fanno la cuccagna.
Pensano alla famiglia, ai figli e alla cognata
e la fighetta alla TV l'hanno già sistemata.
Mentre la vita va, tra sogni e psicofarmaci
vi trascinate indomiti scannandovi tra voi.
Che colpa avete mai se in fondo fate il giusto:
viene il sospetto che prenderlo in culo piglia gusto!
Quando ritornerò dal mondo della musica -
dove non c'è l'Amerika e nemmeno Alì Babà -
non vi racconterò di leggi sulla fisica,
di nuove religioni e di fottute verità.
Quando ritornerò vi guarderò incantato
da tante ingenuità che il pifferaio vi ha suonato
E da una nuvoletta, al nuovo domicilio
vi guarderò stupito tra un sorriso e uno sbadiglio!
Stefano Rosso - 2008
Senza fiato. Bravo da morire!
(Normanna)
Davvero stupendo… ed è un piacere scoprire altri ascoltatori di Stefano Rosso, un po’ accantonato dalla storia della musica italiana. Complimenti.
(Giuliano Gabrini)
Parafulmini ai vostri peccati e alle false morali
Grazie anche da parte di Ste!!
– Giuliano.’Neurologico Reggae’ è la mia biografia. Gliel’ha suggerita un angelo in mutande. Rosso per me è come… boh.
– Normanna, gli altri racconti hanno una storia. Il primo è uno spunto da un opera del “Monaco matto del sud”, un poeta tibetano. Il secondo è ciò che mi ha insegnato l’abate zen in due giorni di ritiro. Li ho dovuti fare di nascosto(!) Poi mi hanno rispedito a Gesù..
Carissimi, qui, se devo scegliere scelgo Rosso e mi fumo “lo Spinello” :-°
(mn)
E io che non sono così “struita” nè a conoscenza dell’autore, mi sono goduta il tutto senza far filosofia. D’altra parte, se non la si prende prende un po’ su di qua, di là, finisce la manovalanza che è quella che tiene in piedi il mondo, affinchè ci sia qualcuno che, governandoci, ci rubi abbastanza per avere il suo tutto e di più. Altrimenti come farebbe a dire che ci governa?
(G.S.)