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Don Giordano 39 / Il sacerdote ringrazia e termina il pellegrinaggio

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Con oggi termina la cronaca del pellegrinaggio in Terra Santa di don Giordano Goccini, che proprio questa mattina è stata anche ripresa dall’emittente Telereggio. Riteniamo che la cosa migliore sia dare al protagonista di questo evento la possibilità di trarre le conclusioni. Da parte nostra, lo abbiamo già detto più volte, abbiamo sentito il dovere di seguire don Giordano innanzitutto dal punto di vista giornalistico, come peraltro hanno fatto numerosi altri mezzi di informazione, talvolta prendendo spunto proprio da questo sito. Eppoi abbiamo sentito anche il sacrificio con cui don Giordano ha voluto portare a compimento un pellegrinaggio prima ancora che per lui soprattutto per tanti altri. Il numero di visite alla rubrica ce lo ha confermato in pieno. Siamo certi di avere fatto qualcosa in più che la semplice cronaca di un evento e ciò che stiamo vivendo in queste ore dopo il suo rientro è un ulteriore conferma che anche attraverso una (lunghissima) pedalata si può essere vicini a chi è rimasto a casa. Grazie per quel che hai fatto don Giordano.

(Roberto Rocchi)

* * *

È lunedì mattina. Mi alzo presto e vado a fare una corsa lungo la pista realizzata lungo il torrente Crostolo, come ho fatto spesso durante l’inverno per spezzare le ore di studio. Non sono ancora le sette e ci sono soltanto pochi anziani in passeggio. Fa fresco e il verde è prorompente. Che impressione dopo tanti giorni di deserto e di brulle montagne. Tutto sprizza vita.
Il tendine del tallone destro ci mette un po’ a lasciarsi domare e mi ricorda uno dei motivi per cui sono andato in bici: a correre si infiamma, in bici invece no. Respiro il profumo intenso dei tigli in fiore e ritrovo la mia città. Non riesco ad amare la città come la montagna, ma questo tratto pedonale lungo il torrente è stato il mio polmone in questi mesi. E questo verde e la brezza del fiume mi ricordano il fresco dei monti.
Rientro alle 7.30. Alcuni educatori sono già pronti. La scuola è finita e oggi iniziano le attività estive. Doccia e sono con loro a preparare la giornata. Tutto ritorna alla normalità.
Dopo la preghiera riaccendo il computer che scarica lentamente diverse centinaia di mail giunte in questi 40 giorni di assenza da Reggio Emilia. Le scorro pian piano. Rispondo ad alcune. Il “veciogi”, soprannome dato ad un ragazzino nato circa a metà del secolo scorso, venuto con me e tanti altri ragazzi a pedi a Loreto tre anni fa, mi scrive che per la prima volta nella sua vita è invidioso e mi propone di studiare un itinerario Reggio Emilia-Gerusalemme da compiere sempre a piedi. Rispondo che io sono sazio come chi ha banchettato avidamente al tavolo della gioia.
Ieri ho celebrato finalmente l’Eucarestia con la mia comunità di san Giuseppe. Da sei settimane non presiedevo né predicavo. Una bellissima celebrazione che mi ha fatto sentire davvero a casa.
Sono tornato e solo ora ho raggiunto la mia meta. Questa normalità era il punto d’arrivo del mio cammino. Questi volti noti e amati, questi ambienti soliti e scontati erano i soli per cui valesse la pena affrontare volti e mondi estranei e farseli amici.
Qual è allora il senso di pedalare per oltre quattromila chilometri? Che sono arrivato a casa con la gioia di chi ha visto. Di chi sente la presenza misteriosa del Risorto e la serenità di abbandonarsi con fiducia alla sua Parola e seguirlo. Questa era la meta e oggi sento di averla raggiunta. E voi con me.

(Don Giordano Goccini)

* * *

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