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Don Giordano 36 / “Giornata dedicata alla spiritualità, ma ci sono troppi turisti indisciplinati: un peccato”

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Direttamente dalle parole di don Giordano, ricevute nella giornata di ieri.

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Carissimi, ieri non ho fatto in tempo a scrivere e recupero un po' oggi. Abbiamo dedicato la giornata di ieri a Betlehem. Ricerca di un autobus e partenza. Dopo pochi km, ecco apparire il tristemente famoso muro che sta strangolando quel paese. L'autobus ci lascia in zona università e nonostante l'assalto insistente dei tassisti decidiamo di farci tutto a piedi fino alla basilica. Infatti arriviamo in una mezz'oretta attraversando il souk (una specie di mercato coperto dei paesi arabi - molto bello) del paese. La grande piazza della pace voluta da Yasser Arafat e in fondo la Basilica della Natività. Entriamo dalla porta bassissima che dicono sia così per non fare entrare i cavalli, ma molti dicono che sia così perchè bisogna entrare chinati con umiltà per poter assaporare il mistero che si cela in quella grotta. C'è un po' di gente, ma non moltissima. Ci mettiamo a pregare in un angolo.

Ad un certo punto arriva una guardia e non capiamo cosa vuole. Ci interrompe nella recita delle lodi e ci mettiamo un po' a capire con chi ce l'aveva. Io ve lo racconto anche se so che non ci crederete mai: il problema erano i pantaloni di don Geli. Temendo il caldo (che c'era davvero) don Geli ha pensato di mettere un castissimo paio di bermuda blu (per nulla scandalose ai nostri occhi occidentali - se proprio si potesse fare una critica, la faremmo ai sandali con il calzino!!!). Ebbene, la guardia ce l'aveva con le bermuda di don Geli, che da seduto scoprivano in parte (ed è qui lo scandalo!!!) il ginocchio.

Cacciato don Geli ce ne andiamo anche noi con complice solidarietà, trattenendo a stento le risate (ci siamo rifatti poi durante il giorno, probabilmente don Geli non metterà mai più bermuda!) e traslochiamo nella adiacente chiesa di S. Caterina, gestita dai francescani (che, si sa, sono di manica larga). Peccato che, appena re-iniziata la nostra preghiera, sia partito il martello pneumatico degli operai al lavoro in una delle cappelline. Non si riesce a pregare in pace, ma noi continuaiamo imperterriti.

Dopo la preghiera don Geli decide di non sfidare la sorte e resta in preghiera mentre io e Roberto andiamo alla grotta. Quasi un'ora di fila. Scesi nella grotta devo ammettere che la gioia di essere nel luogo dove è nato Gesù viene parecchio oscurata dall'atteggiamento maleducato dei turisti più preoccupati di fotografarsi lì davanti che di penetrare il mistero del luogo. Pazienza (anche qui).

Pranzo e visita alla grotta del latte, dove secondo la tradizione Maria avrebbe perso una goccia di latte mentre allattava Gesù nascosta in questa grotta durante la strage degli innocenti e quella goccia avrebbe imbiancato la roccia della grotta che prima era rossa. La tradizione non è molto solida, ma la grotta è davvero incantevole e silenziosa. Ci fermiamo qualche minuto. Poi decidiamo di rientrare a Gerusalemme e attraversiamo la città passeggiando con calma.

Ad un certo punto ci troviamo di fronte ad un grande complesso con scritto "Salesian school". Entriamo e ci accoglie un salesiano italiano di nome don Nicola. Temevamo di disturbare, invece doveva avere una gran voglia di qualcuno con cui chiacchierare in italiano (adesso ne so qualcosa anch'io), perchè ci ha tenuto lì due ore a spiegarci la scuola e Betlemme e la situazione palestinese e, soprattutto, la mostra di presepi che hanno allestito nel 2000 poi abbandonata e che ora vogliono riaprire. Si tratta di 250 presepi da tutto il mondo. Molto bella. Don Geli dice cha vale la pena gemellarsi con quella di Castelnovo.

Bel paesello hai scelto Gesù per nascere. Betlemme mi è davvero piaciuta. Tornato a casa cerco un modo di impacchettare la bici per portarla con noi al Sinai e poi al Cairo e in aereo fino a casa. Ad un certo punto trovo un macellaio con un bel rotolone di cellophane, di quello per impacchettare la carne. Glielo chiedo e lui dopo diverse trattative me lo lascia. Vado all'albergo con il mio trofeo. Rocchi prende due scatoloni di banane (vuoti) e via. Davanti all'albergo dobbiamo spiegare alla guardia cos'è tutta questa roba e a cosa ci serve. Gli spiego tutta la storia. Lui è un po' allibito e si mette a ridere, però ci lascia passare. Andiamo giù nei garage e realizziamo l'impacchettamento: un bel bozzolo, abbastanza compatto e solido. Povera bici, ridotta così... Meritava un rientro glorioso in patria, invece ritorna tutta smontata nella stiva di un aereo. Le daremo poi l'onore che merita. Io le devo davvero molto.

Serata tranquilla con cena e passeggiata in città (deserta di sera).

* * *

Oggi siamo partiti subito per la spianata del Tempio. Attraversiamo la città. Entriamo dai controlli nella zona ebraica del muro occidentale e saliamo alla spianata. Non sono ancora le otto e c'è un bel sole con una leggera e fresca brezza da est. Ci fermiamo a pregare nel piazzale. Qualcuno ci avvisa che non si può fare perchè i musulmani non vogliono. In realtà ci sono diversi gruppi islamici che sembrano fare una specie di scuola coranica e nessuno ci dice niente. A volte dobbiamo metterci in testa che sono più tolleranti di noi e delle nostre paure. Le moschee non si possono più visitare, ma nella spianata si respira ancora una profonda spiritualità. Da tremila anni questo luogo è considerato sacro e lo è per tutte le tre religioni monoteistiche, Questo è davvero il cuore spirituale di tutto il pianeta. Bellissima vista sul monte degli Ulivi e sulla città. Tanti turisti, ma in questo spazio ampio non disturbano.

Poi abbiamo dedicato la giornata alla spiritualita e siamo tornati al sepolcro, anche se qui pregare è davvero difficile con tutto questo vai e vieni che rovina l'atmosfera del luogo. Tutti fanno quello che gli pare e sembrano preoccupati soltanto di rubare una foto o una ripresa. Davvero un peccato che un luogo così importante venga oltraggiato da una presenza così massiccia e selvaggia. Il dispiacere nasce dal fatto che magari molti di questi si aprirebbero al mistero se vi fosse un poco più di ordine e di invito al silenzio e alla preghiera. Ma la gestione a più mani di tutte le varie chiese impedisce una linea comune. Che peccato.

Per il resto stiamo davvero benone e ci prepariamo domani alla partenza verso la penisola del Sinai. Domani tutto di viaggio fino al monastero di S. Caterina, poi venerdì (prima dell'alba) salita al monte Sinai. Vi racconteremo. Intanto un abbraccio e continuiamo a ricordare tutti nelle nostre preghiere.
A presto.

(dg)

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