Il De Gasperi intimo e padre di famiglia e il De Gasperi statista e segretario del Partito popolare e della Democrazia cristiana si sono incrociati l’altra sera al Centro "Giovanni XXIII" di Reggio Emilia attraverso la testimonianza commossa della figlia Maria Romana e la puntuale analisi di Sandro Spreafico, storico del movimento cattolico.
L’occasione è stata l’incontro promosso nella serata di venerdì 28 maggio dal Circolo “Toniolo”, presieduto da Luigi Bottazzi, nella sala del “Giovanni XXIII” che ancora una volta ha dimostrato la sua insostituibile funzione di “centro culturale” per la città. Un folto pubblico ha gremito la sala; tra i presenti il prefetto Antonella Di Miro e il vescovo ausiliare Lorenzo Ghizzoni, segno dell’attenzione della comunità civile ed ecclesiale per la figura e l’opera del presidente del Consiglio che ha lo ricostruito il Paese dalle rovine della guerra.
Dalle parole della figlia è emerso un Alcide De Gasperi uomo di profonda fede, contrassegnato da una paternità calda e affettuosa, da amore per la natura; uno statista contraddistinto da grande altruismo, che ha saputo educare il popolo italiano alla democrazia e alla libertà; dotato di altissimo senso dello Stato, lungimirante, rispettoso dell’avversario, ha tanto sofferto, e non solo a motivo degli avversari; non sempre è stato compreso nelle sue lucide intuizioni. Sulla provvidenza ha sempre fatto affidamento; nei suoi scritti ha sottolineato il ruolo dei cattolici nel processo dell’Unità d’Italia. Maria Romana ha posto l’accento sugli ideali europeistici che hanno contraddistinto De Gasperi, così come altri due statisti cattolici coevi al padre: Adenauer e Schuman.
Sulla “povertà” che ha contraddistinto la vita di Alcide, ha insistito la figlia, una virtù che oggi pare latitare nella classe politica, mentre vi abbonda una preoccupante povertà intellettuale, culturale e morale. Riguardo alla polla sorgiva della “vocazione” all’impegno politico di De Gasperi, è stata messa in luce da Sandro Spreafico la indiscussa matrice religiosa, la profonda spiritualità dello statista – appartenente alle file dei laici cattolici obbedienti ma questionanti - , mai ostentata, ma basata su letture bibliche. Intense letture e profondità di riflessione erano alla base del suo lungimirante progetto politico; lui, uomo di azione, era convinto della potenza della preghiera. Libertà e democrazia erano per De Gasperi la proiezione sul terreno politico dei dettami del Vangelo. Il testo integrale del contributo di Spreafico sarà a breve disponibile, così come la testimonianza della figlia in dvd. La lettura di alcuni passi di scorsi e lettere di De Gasperi e di alcuni paragrafi del libro “De Gasperi uomo solo” - mai titolo fu più azzeccato - scritto dalla figlia, proposta con delicatezza da Ercole Luerini, hanno permesso di recuperare l’estrema attualità e la profondità del pensiero di Alcide De Gasperi, certamente uno dei più nobili ed indiscussi, ma anche pochissimi “statisti” - nel senso più elevato del termine - che l’Italia repubblicana possa annoverare.
Come ha evidenziato Luigi Bottazzi , l’incontro che si inseriva nel ciclo di incontri “Profili paralleli: verso il 150° dell’Unità d’Italia”, ha voluto costituire il secondo appuntamento di un percorso dedicato ad alcune figure fondamentali del cattolicesimo italiano: oltre a Sturzo e De Gasperi, Gorrieri, Scelba, Zaccagnini, Ruffilli, per proporre stimoli e momenti di riflessione sul rapporto tra Nazione e Movimento cattolico nel corso del Novecento. Gli appuntamenti previsti in un arco biennale, dall’aprile 2010 al marzo 2011, consentiranno ai partecipanti di rileggere in chiave dinamica le diverse personalità del movimento cattolico all'interno della storia italiana mettendo a fuoco il contributo specifico di ogni figura nella vicenda politica e culturale italiana contemporanea.
Io c’ero…
Gran bella serata. Valeva veramente la pena scendere dai monti per ascoltare Maria Romana De Gasperi parlare degli aspetti personali di suo padre, che davano l’idea dello spirito che lo ha spinto a promuovere la ricostruzione dell’Italia del dopoguerra. Grazie a Gigi Bottazzi e ai suoi collaboratori per questa opportunità. Purtroppo occorre sottolineare come pochi giovani fossero presenti e ci si chiede sempre come fare per fare arrivare queste testimonianze alle nuove generazioni…
(Domenico Dolci)