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Terminal dei bus, il sindaco Marconi: “Situazione da approfondire”

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Nel giorno in cui anche il presidente dell’Azienda consorziale trasporti Angelo Malagoli invia un lungo intervento sulla sicurezza della rete a terra del trasporto collettivo (la pubblichiamo integralmente in calce), anche il sindaco di Castelnovo ne’ Monti – anche dietro solleciti di lettori del nostro sito – fa il punto sulla situazione della fermata studenti di via Matilde di Canossa. Una zona che, soprattutto dopo il tragico evento di Novellara di qualche giorno fa, molti rilevano di potenziale pericolo.

“Nei prossimi giorni avrò un incontro con il direttore di Act – dice Gian Luca Marconi - per alcune problematiche dei trasporti in montagna e per il futuro assetto societario della nostra azienda trasporti. Verificherò ed approfondirò doverosamente, come già fatto in passato dall'Amministrazione, le tematiche della sicurezza del nostro terminal sollevate legittimamente da alcuni cittadini genitori. Verificheremo inoltre con il nostro ufficio tecnico alcune segnalazioni riguardanti i marciapiedi e i giardini privati confinanti (siepi, ecc.)”.

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INTERVENTO DEL PRESIDENTE ACT ANGELO MALAGOLI

La sequenza di incidenti più o meno rilevanti e/o conosciuti, non importa, che sono successi negli ultimi anni, culminati con la tragedia di Novellara, pongono un interrogativo rilevante sulla sicurezza della rete a terra del trasporto collettivo, che poi è direttamente legata alla sicurezza degli spazi pubblici - strade e piazze - congestionati da una mobilità caotica e dal traffico.
A ben vedere, bisognerà partire da lì: da un uso più appropriato e selettivo dello spazio pubblico in funzione della lotta alla congestione e al caos.

In una mobilità più ordinata e organizzata sta già il primo tassello della sicurezza; anche perché non è immaginabile una separazione fisica e strutturale totale fra tutti i vari tipi di mobilità: non c’è lo spazio! E allora è obbligatoria la convivenza, che va organizzata sapendo che non tutto può stare dappertutto, che bisogna selezionare delle priorità e fare tutti un qualche sacrificio a vantaggio della sicurezza individuale e collettiva. Tutto questo però non avrà reale efficacia se continueranno e/o si aggraveranno i comportamenti collettivi cui assistiamo tutti i giorni alle fermate, anche dopo i fatti di Novellara.

La commistione fra i mezzi di trasporto e la pesantezza dei bus in movimento sono un oggettivo elemento di pericolo con cui bisogna imparare a convivere e i comportamenti collettivi devono considerare i rischi ambientali entro cui avvengono, non c’è alternativa! Pensiamo se i fenomeni di ressa alle fermate dei bus si ripetessero quotidianamente nelle stazioni con i treni ancora in movimento... Evidentemente c’è anche un problema generale irrisolto nella società di oggi, che va dal non rispetto delle regole, all’assunzione della responsabilità individuale, fino all’uso del semplice buon senso. Ma bisogna farci i conti; sono fenomeni reali, discutibili fin che si vuole, ma su cui dobbiamo tutti lavorare a fondo – istituzioni, educatori, genitori, operatori del settore – per proteggere il più possibile le persone anche quando si comportano in modo irrazionale.

Prendiamo ad esempio le dichiarazioni fatte ai giornali dai tanti giovani studenti intervistati in questi giorni; quasi tutti si auto-accusano di comportamenti consapevolmente ritenuti sbagliati, ma continuano a riproporli. Certo, qua e là compaiono accenni giustificatori – bus affollati, prendere i posti a sedere, arrivare a casa prima – ma a ben vedere non c’è proporzione fra i rischi che corrono o fanno correre agli altri e i motivi per cui li corrono, e questo lo sanno anche loro. Perché la ressa si forma sempre, anche per salire su un bus vuoto più capiente del necessario, anche sui bus urbani – in cui il rapporto tra posti a sedere e utenti trasportabili è 1/3 - 1/4, da sempre e dappertutto.
Si forma anche in luoghi dove non manca né la segnaletica né l’infrastrutturazione a terra.

A due passi dalla sede di ACT, le fermate dei bus, in viale Regina Elena (Reggio Emilia, ndr), insistono su due marciapiedi di 3–4 metri di larghezza e sono dotate di pensiline di fermata; ci sono le strisce pedonali larghissime (bianche su fondo rosso rugoso), un’isola salvavita in mezzo alla strada e una minicorsia centrale protetta per la svolta a sinistra delle auto e, ad un certo orario, è presente anche la Polizia Municipale. Tranne le gabbie e i tornelli – tipo stadio – c’è tutto! Eppure, nel momento di punta, che lo è al contempo per auto e bus in una strada trafficatissima, la maggior parte degli utenti attraversa in modo casuale e staziona in strada, giù dal marciapiede, pronta a dare l’assalto alla “diligenza”; quando invece scende, gira davanti al bus fermo e sbuca all’improvviso in mezzo alla strada. Sembra più una competizione perenne a chi arriva prima, una dimostrazione di forza, un posizionarsi al di sopra e al di fuori delle regole, che non una reale difficoltà di incarrozzamento. Per non parlare poi dei comportamenti a bordo e del trattamento riservato agli arredi e alle strutture del mezzo…

Questa è la realtà con cui occorre confrontarsi, che avvelena la vita ai nostro autisti e che mette a rischio la sicurezza dei nostri utenti. Se la si vuole affrontare, bisogna misurarsi a questo livello, senza scaricabarili, senza scorciatoie – che non esistono – senza strumentalizzazioni di sorta. Faccio mie, se posso, le parole della FILT-CGIL, che mi sembrano le più appropriate espresse in questi giorni: “… Quando un sistema complesso come questo non si integra più con la realtà che lo circonda, ma viene vissuto in modo quasi scontato, allora qualità e sicurezza sono i primi fattori a subirne le conseguenze. Essi possono essere garantiti solo chiamando alla contemporanea partecipazione tutti i principali protagonisti: enti locali, scuola, parti sociali, azienda e cittadini…”.

Ho volutamente tenuto separate le considerazioni sull’incidente di Novellara dalla riflessione sulla sicurezza in generale; non volevo che in alcun modo si stabilisse un nesso di causa ed effetto tra le riflessioni che ho fin qui svolto - che mi sento di sostenere in ogni sede - e la dinamica di un fatto tragico, ad oggi ancora inspiegabile ed inspiegato, nonostante sia avvenuto teoricamente sotto gli occhi di decine di persone. Ciò dimostra che non si potevano trarre troppo facili conclusioni, che restano nella responsabilità di chi le ha pronunciate. Per adesso si possono solo fare congetture, anche io ho fatto le mie, ma non è responsabile esplicitarle, anche per rispetto del ragazzo, della famiglia, dell’autista e del lavoro della magistratura. Ciò detto, bisogna agire.

In questa mia ancor breve esperienza alla guida dell’Azienda consorziale trasporti ho fatto i conti anch’io con la scarsità di risorse, con i conflitti di competenza, le autoreferenzialità e quant’altro, ma non posso sostenere che tutto questo abbia fisiologicamente impedito le politiche di investimento, potenziamento, controllo e verifica; quantomeno quelle tradizionali. Ma se la società è così cambiata, se i comportamenti collettivi sono così, se le infrastrutture sono queste, se la commistione è inevitabile, allora non bastano più le sole politiche tradizionali: i tasti da suonare sono molti, contemporaneamente e in armonia tra loro, altrimenti la musica non cambia.

Proviamo ad elencarli, anche in ordine prioritario:

- prevenzione: riqualificazione della rete e a terra (piazzali, attraversamenti stradali, sosta) e formazione alla mobilità consapevole (educazione stradale, rispetto delle regole e del patrimonio, uso dello spazio pubblico);
- informazione: conoscenza del funzionamento del sistema dei trasporti, delle opportunità, dei limiti, dei rischi e promozione dei comportamenti consoni ad evitarli;
- tecnologia: massiccia introduzione per la gestione del sistema – puntualità, velocità, capienza e per le informazioni agli utenti in tempo reale;
- sicurezza: fondata sul controllo a distanza con sistemi a bordo e a terra;
- sala operativa: monitoraggio, governo e controllo del funzionamento del sistema in tempo reale e supporto esterno costante all’autista;
- accoglienza: riorganizzazione dell’accesso ai mezzi separando drasticamente salita e discesa;
- controlli: a terra e a bordo per verifica incarrozzamento corretto, adeguatezza capienza e volta alla lotta all’evasione;
- servizio: costruire il funzionamento a rete a scala extraurbana, sub-urbana e urbana, spezzando anche le tratte lunghe e differenziando l’offerta di trasporto (es. trasporto dedicato studenti - abbonati e relative fermate);
- flotta: da rinnovare più celermente e potenziare con mezzi più capienti;
- tariffe: adeguate ai costi di oggi.

E’ un altro sistema rispetto all’attuale; quindi prima di parlare di risorse e di “chi fa che cosa”, bisogna capire insieme cosa serve davvero e dove serve e cosa deve fare ognuno di noi affinché il rapporto costi/benefici sia positivo proprio a partire dalla sicurezza. Poi bisogna che le politiche di mobilità intelligente e consapevole si facciano strada e producano modificazioni significative nel modo di muoversi e che all’interno di queste il mezzo collettivo abbia un suo ruolo ben identificato e sostenuto. Poi bisogna che la convivenza dei mezzi su strade e piazze sia organizzata e governata ripartendo gli spazi in modo intelligente e concretamente fattibile. Poi bisogna trovare le risorse per poter fare questa rivoluzione in tempi certi e i più brevi possibili, altrimenti i risultati non ci saranno.

In altre parole: il trasporto collettivo da priorità, mai fino in fondo perseguita, rischia di trasformarsi rapidamente in emergenza. Il tempo non ci aiuta, al contrario passa sempre più celermente e rischiamo tutti di viverlo con una sensazione di impotenza aggravata dalla azione dei dispensatori quotidiani di ricette tanto miracolistiche quanto velleitarie; ma che trovano sempre troppa audience. Non è ancora così, il mondo del trasporto pubblico è responsabile e possiede le risorse umane ed intellettuali per progettare ed attuare la propria trasformazione; occorrono segnali chiari che è questo che si vuole e la disponibilità di tutti, noi compresi, a mettersi in discussione.

Così, intorno ad un tavolo, insieme ad esperti (di sondaggi di opinione, di comportamenti collettivi, di sociologia, di psicologia, di comunicazione ecc..) produrre un progetto condiviso da attuare ognuno nel proprio campo di competenza, ma con una forte assunzione di responsabilità e capacità di coordinamento.
ACT, per quanto di sua competenza, ha carte da spendere a quel tavolo: il lavoro di questi anni e un documento strategico che traguarda al 2014 presentato all’Assemblea dei Sindaci più di un anno fa. Non è ancora un progetto, ma una buona base di lavoro credo di sì.

7 COMMENTS

  1. Era ora!
    Bene, sindaco Marconi, speriamo che le vacanze estive non facciano scivolare sotto il tavolo il problema. Ho una curiosità: chi ha progettato il polo scolastico si era posto il problema? O in Italia si ragiona coi plastici come a @CPorta a porta#C? Il senso pratico dov’è?
    Ho una domanda anche per il Sig. Malagoli. L’Act è a conoscenza che alcuni autisti-autiste guidano in modo spericolato mettendo a rischio la vita di lavoratori e studenti nel tratto Reggio-Castelnovo? Quali sono i criteri per poter essere assunti in Act? Credevo che un criterio minimo fosse saper guidare, e anche saper essere rassicuranti e accoglienti, non imprecanti e strafottenti. Salite ogni tanto in incognito. Il problema di chi progetta è che non conosce la realtà dell’utente. Andate qualche volta in corriera. Poi decidete.

    (Commento firmato)


  2. Lunedì prossimo la nostra Polizia municipale e l’assessore alla mobilità Mola effettuerano un sopralluogo ed una ulteriore verifica di tutta l’area scolastica e relativo terminal per valutare ulteriormente le misure di sicurezza relative al traffico privato e pubblico. Martedì prossimo incontrerò il direttore generale di Act e si valuterà la situazione dell’area per quanto riguarda la mobilità soprattutto pubblica. Tali valutazioni ed approfondimenti vennero fatti quando si aprì il terminal in via Matilde di Canossa ed è giusto verificarli a distanza e sicuramente in tempo per il prossimo anno scolastico.

    (Gian Luca Marconi, sindaco)

  3. E gli studenti???
    Noto con interesse che qualcuno si sta muovendo per migliorare la situazione dei trasporti pubblici e il che fa sempre piacere. La “fermata” di via Matilde di Canossa è pericolosa, ma non dagli ultimi tempi, da sempre! E’ strutturata veramente male. Quando piove, i paraspruzzi sono totalmente inefficaci e quando c’è la neve ancora peggio. Premesso ciò, credo che gli studenti creino ulteriori situazioni di pericolo: scendono dalla strada di accesso alla scuola senza utilizzare il percorso di sicurezza, attraversano senza guardare, utilizzano senza cognizione i marciapiedi spintonandosi e chiacchierando come se fossero al bar (oltretutto poco distante…) e aspettano le corriere in mezzo alla strada, come se fossero un taxi… Urge che imparino le corrette norme di attesa per l’utilizzo dei mezzi pubblici, magari piazzando per qualche tempo (tipo un mesetto o due, e non tre giorni…) 1 o 2 vigili municipali alla fermata, per mantenere l’ordine. In Inghilterra lo fanno da anni; in tutte le maggiori città americane ci sono le telecamere in contatto diretto con la centrale di polizia. Inoltre, uno dei passaggi più pericolosi in assoluto è anche l’attraversamento pedonale davanti a Cines, dove tutti gli studenti (la maggior parte con i-pod a bomba alle orecchie…) attraversano senza guardare. Un amico, facendo così, è stato tamponato in motorino da una macchina con prognosi di 2 giorni… Tutto per lasciare passare 2 ragazzine che non volevano aspettare la precedenza. “E metteteci un semaforo!!!”, si schiaccia il bottone come in quello davanti al centro commerciale Volo a Reggio e non si fa male più nessuno!!! Ci vuole tanto? Con un poco di zucchero… anche questa pillola andrà giù!!!

    (Marco)

  4. Quando si è amministratori responsabili
    Mi compiaccio col sindaco Marconi che con urgenza si sta adoperando a verificare ulteriormente il problema di via Matilde per prendere gli opportuni provvedimenti. Un amministratore responsabile non poteva fare altrimenti.

    (Bruno Tozzi)

  5. E c’era bisogno di un articolo per smuovere le autorità?
    Scusate, ma sembra di essere presi un poco in giro… Il sindaco “cade” su @CRedacon#C e si solleva il problema “via Matilde di Canossa”? A parte che ormai tutti sanno che è una scelta scellerata sia il terminal che far fare alle corriere quel giro, ma vorrei ricordare che casa Marconi è proprio davanti a quel “bel lavoro” e che di sicuro se non il sindaco almeno qualche suo parente uscendo dal cancello avrà ben visto che razza di confusione si crea ogni mattina alle 7,30 o alle 13,00… E non mi pare che questa situazione sia tale da pochi mesi.

    (Commento firmato)

  6. Non siamo tutti imprecanti e strafottenti
    Buongiorno, mi chiamo Gualandri Marco e sono un autista di ACT da circa vent’anni e in servizio sulla linea Castelnovo ne’ Monti-Reggio da circa 14 anni. Volevo fare presente al Sig. o Sig.ra del primo commento (che non si è firmato/a) che se ha avuto qualche problema con un mio collega, uomo o donna che sia, non deve fare di tutta un’erba un fascio (a mio avviso ci sono autisti che cercano di fare il proprio lavoro nei migliore dei modi). Per prima cosa la inviterei a segnalare il problema alla direzione ACT e, la prossima volta che scrive un commento, di essere un po’ più preciso o precisa perchè con un commento scritto così gli autisti passano tutti per dei maleducati e spericolati!!! Cosa che sinceramente non mi sembra, o sbaglio??

    (Marco Gualandri)

  7. Concordo…..
    Essendo dipendente da 28 anni di ACT-AE, concordo pienamente con il commento fatto dal collega. Se il Sig. o Sig.ra hanno avuto dei problemi con qualche autista lo segnalino tramite lettera, facendo nomi e cognomi descrivendo i fatti accaduti. Così facendo, AE viene a conoscenza dei colleghi che come dice Lei hanno queste mancanze. Come in tutti i settori che hanno contatto diretto con il pubblico a volte i diverbi sono inevitabili, dovuti anche da comportamenti poco rispettosi non solo da parte nostra ma anche della clientela. Il buon senso e un briciolo di intelligenza (da ambo le parti) fanno sì che questi episodi forse si possano evitare. Visto che Lei ha giustamente evidenziato un problema, vorrei che comunque valutasse anche che fra noi ci sono persone (la stragrande maggioranza) che il proprio lavoro lo fanno correttamente e soprattutto hanno voglia di lavorare. Facendo così si evita per colpa di qualche “pecora nera” di mettere in cattiva luce la categoria. Grazie.

    (Alberto Boni)

    —–

    @CCrediamo ci sia poco da aggiungere a questa nota piena di buon senso.

    (red)#C