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Ida Roser e Augusta Ludescher, le due donne tedesche che salvarono Gombio da una rappresaglia tedesca nel 1944, ricordate a Reggio Emilia

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Ida e Augusta, le due tedesche di Gombio. Le due donne che coraggiosamente nel 1944 salvarono il piccolo paese fra Felina e Trinità, dove si erano trasferite per amore, da una rappresaglia nazifascista, affrontando nella loro lingua natale i soldati tedeschi, trattandoli a male parole. Sono loro le ultime due, splendide protagoniste di “Perché i vivi non ricordano gli occhi di…”, e i loro nomi compariranno sino al termine di maggio sui Bastioni di Santo Stefano della lapida temporanea, simbolo del progetto “Perché i vivi non ricordano gli occhi di…” di Istoreco.

Il progetto, che si concluderà a fine maggio, rientra nel percorso del Viaggio della Memoria di Istoreco, inaugurato il 24 aprile scorso. Sui bastioni di Santo Stefano, a fianco della rotonda della Via Emilia, compare la scritta “Perché nessuno ricorda gli occhi”, unita a un nome che cambierà ogni 5 giorni e all’indicazione di un sito internet, www.gliocchidi.it.

Una lapide temporanea, un altro progetto all’insegna della Memoria e del Ricordo, legato indissolubilmente al Viaggio della Memoria 2010 di Istoreco, che ha portato più di mille studenti reggiani in visita a Auschwitz e Cracovia. E proprio dal Viaggio della Memoria è nata questa nuova idea. Il primo nome ospitato sulla lapide temporanea è stato quello di Ettore Cervi, il “cinno”, il più piccolo dei Fratelli Cervi. Si sono susseguiti i nomi e gli occhi di altre donne e uomini, e tutte queste storie sono leggibili sul sito www.gliocchidi.it, dove si trovano dei brevi testi – scritti da Arturo Bertoldi – in cui si racconta delle persone comparse sui bastioni, attraverso i loro occhi.

Le ultime due protagoniste sono Ida Roser e Augusta Ludescher, due donne tedesche che dalla Germania, da Berlino, si erano trasferite a Gombio per seguire uomini italiani a cui erano legate. Il 3 aprile del 1994 Gombio fu al centro di una rappresaglia nazifascista, che fortunatamente non si concluse in tragedia grazie a Ida e Augusta. Un soldato nazista, entrato nella casa di Augusta, si mise a mangiare la frittata che la donna aveva preparato e Augusta, senza alcuna paura, lo sgridò rudemente: “Lazzarone, è così che ti hanno insegnato l’educazione”. Sentire una voce tedesca in un paesino appenninico stupì il soldato, che chiamò il suo comandante e dopo lunghe trattative Gombio venne risparmiata.

Le belle parole di Arturo Bertoldi rievocano con poesia e semplicità la grandezza del gesto di Augusta e Ida, ricordate a Gombio da una lapide commemorativa e dai viaggi dei Sentieri Partigiani di Istoreco. Il progetto “Perché i vivi non ricordano gli occhi di…”,, seguito dal Viaggio della Memoria di Istoreco, si avvale delle poesie biografiche di Arturo Bertoldi e dell’arte di Stefano Giovannelli.
Il suggestivo titolo dell’installazione, “Perché i vivi non ricordano gli occhi di…”, arriva da un brano del sassofonista napoletano Daniele Sepe, da cui è stato preso in prestito. L’invito è quello di seguire il percorso del progetto, sia fisicamente, davanti a Santo Stefano, che via web, consultando il sito internet www.gliocchidi.it.

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