La qualità del rapporto genitori- figli, soprattutto nei primissimi anni di vita del bambino, è uno di quei fattori che ci consentirebbe, se sottoposto ad analisi, di predire almeno in parte alcuni tratti della personalità dell’adulto che verrà.
Non è un segreto, infatti, che un ambiente esterno che risulti “positivo” per il piccolo, sia un elemento fondamentale per la formazione di un adulto psicologicamente “sano”, sicuro di sé, dotato della giusta dose di autostima e di capacità di conoscere se stesso e i propri limiti e, di conseguenza, di relazionarsi nel miglior modo possibile con la realtà esterna.
L’acquisizione di queste capacità è strettamente dipesa, per la maggior parte della durata dell’infanzia, dai genitori e dalla loro capacità di creare un ambiente che sappia “contenere” (il cosiddetto holding descritto da D. Winnicott) in maniera sufficientemente positiva, il bambino che comincia ad esplorare il mondo. Quando utilizziamo il termine “contenere”, ci riferiamo, più semplicemente, ad un supporto e ad un amore fondamentali per la formazione dell’immagine che il bambino ha di se stesso.
L’idea che ciascuno di noi ha di se stesso non è insita dalla nascita, ma ci viene trasmessa in gran parte dai nostri genitori (o, in determinati casi, dalle persone cui abbiamo una rapporto analogo); quasi come fossero uno specchio, sono loro a mostrarci quello che siamo, attraverso i loro riscontri, le loro risposte al nostro comportamento. Non solo: essi proiettano sui figli un’immagine che è molto simile a quelli che hanno di loro stessi. Un genitore che ha di se stesso un’immagine negativa, trasmetterà con molto probabilità alla prole il suo stesso senso di sicurezza.
L’IMPORTANZA DELL’AUTOSTIMA
Quando parliamo di autostima ci riferiamo alla consapevolezza che ciascuno ha del proprio valore e, come già detto, essa non è un elemento fornitoci geneticamente alla nascita. Per far sì che questa si costruisca passo dopo passo in maniera stabile, è necessario che i genitori prendano coscienza di alcuni elementi:
- Un figlio non è un prolungamento di noi stessi. Questo elemento è molto importante, perché se non se ne acquisisce consapevolezza si rischia di proiettare sul piccolo ansie e frustrazioni che in realtà appartengono a noi e al nostro passato, impedendo così al bambino di formarsi un’identità propria;
- L’amore dei genitori deve essere incondizionato. Il bambino deve sapere, in ogni esperienza della sua vita, che la mamma e il papà lo amano per quello che è. Anche quando riceve un rimprovero, deve essergli chiaro che viene ammonito il comportamento, non lui. Percepire di essere amati per ciò che si è e non per ciò che si fa è il passaggio fondamentale che ci consente di costruirci una buona stima di noi stessi : è infatti in questo modo che impariamo che possiamo tentare e sbagliare, ed essere comunque amati dai nostri cari. Non esiste un amore che debba essere guadagnato;
- Il contatto fisico è importante. Durante i primi mesi di vita del neonato, infatti, è in questo modo che gli si trasmette amore e soprattutto sicurezza. Le coccole sono il mezzo di comunicazione più forte tra un bimbo appena nato ed un adulto, che gli consente di sentirsi amato ed importante;
RISCHI E CAMPANELLI D’ALLARME
I segnali che possono aiutarci a capire che ci troviamo di fronte ad un bambino che sperimenta un’eccessiva insicurezza sono vari:
- La timidezza: spesso, i bambini con scarsa fiducia nelle proprie capacità risultano quasi invisibili all’interno del gruppo. Sono considerati timidi, ma ad uno sguardo più attento risulteranno più che altro passivi, sia nella relazione con i pari, sia in quella con gli adulti, verso i quali non manifesteranno mai obiezioni. Questi bambini sembrano voler essere dimenticati, pur di non farsi notare.
- L’aggressività: capita che l’insicurezza si manifesti con comportamenti completamente opposti , non solo aggressivi ma anche di iperattività o ostentazione. La paura di non essere all’altezza, in questo secondo caso, genera la necessità di essere sempre al centro dell’attenzione, anche a rischio di essere sgridati.
- Il perfezionismo: alcuni bambini mostrano un esasperato perfezionismo nelle loro azioni. Questa esigenza, talvolta, si mostra anche attraverso una maturità, un rispetto delle regole ed una serietà che raramente si incontrano nei bambini.
Il denominatore comune tra tutti questi tratti caratteriali è la paura di essere giudicati negativamente dagli altri, una preoccupazione eccessiva di sbagliare, che porta questi bambini a reprimere la propria emotività o ad ostentarla, o ad impegnarsi disperatamente per essere sempre all’altezza delle situazioni.
Ribadiamo quindi l’importanza, per il piccolo, di avvertire nei primi anni di vita (la personalità di ciascuno di noi si forma prevalentemente entro i 6 anni) quel senso di “onnipotenza” che costituirà un’iniezione di fiducia tale da non aver bisogno, per il resto della vita, di cercare continue conferme negli altri, ma gli conferirà la capacità di credere in se stesso e nelle proprie capacità, eliminando la costante paura di sbagliare e di essere giudicato che potrebbe pregiudicare ogni sua azione e/o relazione nell’arco della vita adulta.
Una buona comunicazione tra genitori e figli e i giusti rinforzi positivi sono gli elementi indispensabili per un futuro adulto con una buona coscienza di sé, che gli permetterà di affrontare le sfide della vita, comprese eventuali sconfitte, con il giusto ed indispensabile equilibrio.
Ho letto il vostro articolo e, avendo riscontrato nei miei figli un comportamento analogo, condivido pienamente l’analisi, anche se molto dipende non soltanto dal rapporto tra genitori e figli quanto dal mondo che li circonda… Considerando che sono stato molto attento a quest’aspetto, parlando con loro.
(Sergio Giovannini)
L’università della vita
I primi sei anni sono l’università della vita, in questo lasso di tempo si pongono le basi della persona. Va dunque durante questo tempo valorizzata a 360 gradi, senza nulla trascurare. Una buona base iniziale è preludio di un’ottima crescita psicofisica. L’amore incondizionato è elemento fondamentale per una oculata educazione dell’individuo che diventa persona.
(Bruno Tozzi)