Le porte di Antiochia si sono aperte a don Giordano. La città dove ebbero inizio le tante “spedizioni” di San Paolo è stata conquistata anche dal nostro “don”.
Ma quanta fatica. Partito da Iskenderun,che si trova in riva al mare, la strada ha subito dettato le condizioni: da 0 a 750 metri di altitudine in pochi chilometri e già alle 8 del mattino la temperatura è di 28 gradi!
Sul valico pare che ci si metta anche il tempo a creare altre difficoltà e un forte vento, che in alcune tratte cambia continuamente direzione, mette in crisi la marcia di don Giordano, tanto che a fatica a riesce mantenere in equilibrio la bicicletta. Neanche a farlo apposta ecco che anche il cielo si fa sempre più cupo e sulla testa incombe la minaccia di un forte temporale. Pericolo scampato anche questa volta...!
Così, dopo “soli” 65 chilometri di su e giù Antiochia diventa la nuova tappa di arrivo di don Giordano e la piccola chiesa cattolica - quasi nascosta in un insieme di viuzze raggomitolate fra loro – appare come un miraggio. Tanto per cambiare (si fa per dire) il missionario di turno, cioè padre Domenico, non è in sede e questa volta sarebbe stato utile per avere consigli su come meglio affrontare il territorio della Siria.
I pessimi rapporti con Israele, infatti, sono la causa di tanti respingimenti alla frontiera, com’è avvenuto la settimana scorsa quando ad un pellegrino diretto proprio a Gerusalemme non gli è stato consentito di oltrepassare il confine. Per questo motivo, don Giordano dirà che è diretto a Petra (città piena di monumenti ed a forte vocazione turistica) e c’è da sperare che le guardie di frontiera non facciano storie (e non leggano Redacon, ndr) ad un “ciclo-turista” che dovrà presentarsi in quanto tale per poter proseguire il suo pellegrinaggio verso quella “tomba vuota”.
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