Giornata particolarmente difficile, almeno dal punto di vista fisico, quella vissuta ieri da don Giordano Goccini. Partito neanche alle sei del mattino dalla vecchia Tarso per via del caldo asfissiante che già si avverte alle prime luci del sole, ha intrapreso la “solita” strada, cioè una striscia d’asfalto grezzo tutta diritta e che pare quasi posata sulla pianura, dove ha quasi del miracoloso vedere passare ogni tanto qualche vecchio mezzo. Per il resto tanti campi e persone che vi lavorano in silenzio.
Sperando in un paesaggio più vario, dopo una novantina di chilometri, decide di cambiare strada e sceglie una via che lo porta a costeggiare il mare.
Il cielo, molto scuro, minaccia pioggia torrenziale, ma fortunatamente tiene e consente a don Giordano di raggiungere Iskenderun, a circa 180 chilometri dal luogo di partenza. La meta prefissata (Antiochia) non è lontana, ma richiede uno sforzo considerevole per via del valico che si trova ad una quota elevata.Rimasto a Iskenderun e trovata la chiesa cattolica, sede vescovile, nessuno che risponde al campanello.
“Possibile che tutti i missionari siano sempre fuori…”, è il commento che gli scaturisce spontaneo, ma la cui risposta giunge pressoché immediatamente. Da un vicolo spunta un ragazzino che avvicinatosi alla porta comincia a gridare a squarciagola alcuni nomi. La porta si apre e compare un secondo ragazzino, cieco, ed improvvisamente (e al nostro “don” vengono quasi le lacrime al vedere quel che gli si para davanti)... tanti bambini e un oratorio! E’ il primo oratorio turco che vede (e di cui forse nemmeno sapeva l’esistenza) ed è proprio sotto la casa del vescovo.
A fare gli onori di casa è padre Edoardo, viceparroco e frate conventuale di origine rumena, che gli suggerisce di aspettare il vescovo e rimanere a dormire.
Naturalmente don Giordano non può ripartire tanto facilmente, soprattutto perché quell’oratorio lo fa sentire a casa e mentre aspetta il vescovo si mette a giocare con bambini e ragazzi.
Buon divertimento, dongiordi.
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