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Don Giordano 17 / Da Ankara verso la Cappadocia. Una nota di Roberto Rocchi

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Anche la giornata di ieri, per don Giordano Goccini, è stata contraddistinta da una lunga pedalata su strade di montagna, con dislivelli da un minimo di 700 metri sul livello del mare ad oltre 1.000, che tuttavia gli ha permesso di avvicinarsi alla Cappadocia (regione turca piena di testimonianze e monumenti legati soprattutto alla storia primitiva della Chiesa ed in particolare del monachesimo). Distante poco più di 100 chilometri, con tutta probabilità la raggiungerà già nel primo pomeriggio di oggi. Ieri, invece, è partito la mattina presto per riuscire a sfuggire al traffico di Ankara (estesa per oltre 25 chilometri dal punto in cui ha trascorso la notte) e già verso le 7 era al di fuori della cerchia urbana.

Come già avevamo sottolineato nei giorni scorsi, le città (ma anche i piccoli paesi) si presentano molto in ordine, sorgono imponenti cantieri edili che prefigurano costruzioni moderne e per certi versi innovative e l’idea di una Turchia anacronistica o ancora legata a concezioni ottocentesche è davvero superata.
Basti pensare che sempre ieri, abbandonando la strada statale per imboccarne una secondaria ben meno trafficata, don Giordano si è ritrovato a percorrere un lunghissimo cantiere stradale dove si stava realizzando la seconda corsia (per ogni senso di marcia) compresa quella d’emergenza.

“E il traffico – commentava il don – è paragonabile alla strada di Ginepreto…!”. Soltanto il manto stradale ha causato qualche fastidio in più parti del corpo di don Giordano, poiché per ridurre il pericolo di formazione del ghiaccio (l’itinerario di ieri si è quasi totalmente svolto sui 1.000 metri di altitudine) l’asfalto viene ricoperto da una sorta di pietrisco grezzo, poco salubre a chi percorre la strada su di una bicicletta. Per il resto il morale è altissimo, complice l’inaspettata accoglienza che tante persone gli rivolgono durante il viaggio. Tanto per fare alcuni esempi, prima della partenza alcuni ragazzi che si trovavano in città e si erano incuriositi dalla bici del “don” si sono voluti fare fotografare assieme, chiedendogli se avrebbero trovato la storia del suo viaggio su…Facebook.

Naturalmente gli abbiamo suggerito di pubblicizzare il nostro Redacon…! Durante una delle tante salite, invece, da un furgone che stava arrivando alle sue spalle, una mano si è sporta dal finestrino e gli ha allungato una mela, salutando in un inglese “stropicciato”. Anche questo fa parte del pellegrinaggio e di quella oramai famosa ricerca del significato di una “tomba vuota” per usare un’espressione cara a don Giordano. Terminiamo con un episodio che non ha assolutamente nulla di miracoloso e che con tutta probabilità è riassumibile in una simpatica coincidenza. Tuttavia ha molto “incuriosito” il “don”, che ha voluto raccontarcelo non appena siamo riusciti a sentirlo.

Sempre durante il pomeriggio di ieri, mentre stava percorrendo una strada pressoché deserta e lontana da paesi, è sorta una necessità per la quale era indispensabile contattare con urgenza don Giordano (cosa assai difficile soprattutto durante il giorno). Per tale motivo, gli è stato inviato da Castelnovo ne’ Monti un sms sottolineando l’urgenza della questione. Il nostro don, al contrario di quanto solitamente avviene, dopo avere udito il segnale acustico del messaggio in arrivo sul suo apparecchio cellulare si è fermato a leggerlo e neanche a farlo apposta ha notato che poco più avanti, quasi isolata, c’era una…cabina telefonica! Simpatico l’episodio, per nulla straordinario, ma come dice il nostro don: masallah!

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Una nota di Roberto Rocchi che sta seguendo il viaggio

Più i giorni trascorrono e più il pellegrinaggio di don Giordano Goccini prende corpo: dopo le iniziali difficoltà legate al percorso, allo stato fisico (ma anche psicologico) e alla tenuta della bici super-attrezzata, tutto va per il meglio. Anzi. Potremmo fin quasi dire che don Giordano Goccini sta svolgendo una pedalata delle tante - come spesso eravamo abituati a vederlo sulle strade della nostra montagna - con l’unica differenza che la sua meta è ora quella “tomba vuota” in Gerusalemme. Nei pochi contatti telefonici che riusciamo ad avere, egli stesso non perde occasione per dire che sta benissimo, che il morale è alto e che non trova una sola difficoltà, nemmeno nella lingua. Persino ieri, quando ha imboccato un itinerario alternativo e non pianificato che si è svolto su altitudini medie non inferiori al valico del Cerreto, don Giordano ha pedalato tranquillamente giungendo alla meta che si era prefissato. Soprattutto dal punto di vista umano, o se preferite cristiano, le cose vanno ancor meglio: don Giordano sta incontrando tanta gente con la quale, nonostante la difficoltà della lingua, riesce ad intendersi quasi subito. Si parlano ugualmente, si comprendono e spesso si siedono e mangiano assieme. Ma se state seguendo bene le nostre cronache ed osservate le poche fotografie che ci giungono e che stiamo pubblicando, don Giordano sta incontrando anche tanti giovani. I suoi giovani. Le parole chiave sono Italia, Buffon, Maranello, Ferrari, Facebook. E’ il linguaggio dei giovani, quello che don Giordano Goccini conosce bene e che riesce tranquillamente ad “esportare” anche all’estero. E forse proprio qui si nasconde, neanche tanto, il significato vero di questo pellegrinaggio, che di turistico ha ben poco ma di intime risposte ne sta regalando davvero tante. Coraggio don Giordano, portaci con Te.

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