“Singolare, il fatto, che per diversi abitanti delle città reggiane sia più conosciuto l’Alto Adige dei luoghi più belli ed importanti del nostro Appennino”. E’ una delle motivazioni alla base dell’incontro su un Appennino da “Ri-pensare”, proposto da tre professioniste che in questi anni hanno portato avanti un progetto di ricerca, finanziato dalla Fondazione Manodori, sul tema della nostra montagna, e hanno fatto esperienza in vari settori sul territorio.
Sarà, infatti, l’associazione “Sestante”, composta dagli architetti ed esperti in marketing territoriale Silvia Costetti, Chiara Dazzi e Michela Costi a presentare il progetto “La strada dal mare - invertire la rotta”. “Ri-pensare l’Appennino” è il titolo della serata di dibattito e confronto di giovedì 13 maggio, che si terrà alle 21, nella sala parrocchiale di Sant’Agostino, in via Reverberi 3, a Reggio Emilia. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.
La ricerca nasce dal desiderio di fotografare la situazione attuale e trovare, anche grazie al confronto con altre realtà italiane ed europee, nuove strategie di sviluppo per la montagna. La situazione attuale lo rende urgente e necessario. L’Appennino fatica a ri-pensarsi e a ri-trovare un rapporto tra persone e territorio, dice “Sestante”: “Sono condizioni imprescindibili, perché l’Appennino possa presentarsi come una realtà attiva e consapevole nel mondo globale in cui viviamo”.
Il progetto che verrà presentato propone una lettura indipendente del territorio, in alcuni dei suoi aspetti più discussi, ma anche dei suoi lati più scomodi e meno semplici da interpretare. Attraverso alcune considerazioni, tratte da esperienze di viaggio in altre realtà vicine e lontane, sarà proposto un approccio strategico al tema dello sviluppo socioeconomico: quello del “territorio-laboratorio”. “Un territorio-laboratorio è un luogo dove le energie creative possono trovare spazi per pensare e per ricercare, un luogo dove si possono osservare processi di eccellenza prendere corpo e dove le energie sono orientate a portare avanti progetti avanzati, modelli che sono anche esportabili – dicono gli architetti – Un territorio in fermento, in continua evoluzione. Per territorio-laboratorio intendiamo un luogo che persegue il suo sviluppo, rispondendo alle proprie naturali vocazioni, antiche o moderne. Il tutto, naturalmente, con la massima qualità e in armoniosa crescita con le caratteristiche connaturate, raggiungendo obiettivi condivisi e sostenibili. Proprio da chi vive nel territorio stesso”.
In questa occasione sarà inoltre presentato per la prima volta un progetto sul costruire in Appennino a cui Sestante sta lavorando in collaborazione con la fondazione Architetti di Reggio Emilia, alcune imprese dell’Appennino e le associazioni di categoria.