Il 25 aprile è stato celebrato a Castelnovo ne' Monti anche dagli studenti della classe 5^ M del liceo delle scienze sociali. I ragazzi, insieme alla loro insegnante di storia e filosofia, Paola Sesti, hanno proposto letture di Eli Wiesel e Primo Levi. Sebastiano Beretti ha letto le sue riflessioni sul viaggio ad Auschwitz compiuto insieme ai compagni e organizzato da Istoreco, con il contributo dei comuni.
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La settimana dal primo al sei marzo alcune classi quinte del nostro istituto superiore di Castelnovo Monti hanno partecipato al viaggio della memoria, che li ha portati ad Auschwitz-Birkenau, in Polonia. Il programma naturalmente prevedeva la visita dei due campi: Auschwitz 1 e Auschwitz 2, che è il campo di sterminio più grande. Comprende una ferrovia interna che sbocca sulla cosiddetta “Juden ramp”, la “Rampa dei Giudei”. Qui subito iniziava una selezione sommaria tra chi era adatto, robusto e sano per il lavoro e chi inabile, debole, come purtroppo tante donne, tanti anziani e tanti bambini che venivano subito condotti nelle camere a gas per essere eliminati. Gli edifici dei forni crematori e delle camere a gas non esistono più, perché i tedeschi sul finir della guerra, ormai perdenti, li hanno smantellati, per eliminare le prove di fronte all’arrivo dell’esercito russo. All’interno del campo si trova un memoriale scritto in diverse lingue, per ricordare agli innumerevoli visitatori di tutto il mondo quello scempio orribile che lì si è consumato. Nel campo di concentramento c’è la “Sauna”, luogo dove gli ebrei venivano spogliati delle loro cose, umiliati, rasati a zero con povere divise che davano loro i tedeschi e cosi cominciavano la loro vita allucinante al campo. Le latrine avevano condizioni igieniche al limite della dignità umana. Gli episodi agghiaccianti e raccapriccianti pieni di particolari raccontati dalla guida sono un pugno allo stomaco per la società civile, perché le sue descrizioni raccontavano una realtà cosi folle che noi purtroppo abbiamo ritrovato realmente in questi campi di sterminio.
La visita al campo ha suscitato una forte tensione emotiva, che giustamente non riuscivamo a tenere nascosta. All’entrata del campo c’era quella cupa scritta, “Arbeit match frei”, cioè: "il lavoro rende liberi”. Il momento della cerimonia del ricordo è servito anche per uno scambio di opinioni tra le varie persone che hanno partecipato all’iniziativa. Tutto si è svolto in un clima di grande commozione; il nostro pensiero è andato a quelle tante vittime, a quei rigidi inverni che hanno dovuto subire: il freddo, la mancanza di cibo, le malattie che hanno martoriato quei corpi deboli e indifesi. Tutto questo non ha tolto a quegli uomini a quelle donne la speranza, la voglia di libertà e giustizia. Gli ideali e le idee che rimangono nell’anima e nella mente che nessuno può indebolire volano liberi per ricordare alle nostre generazioni questi grandi valori. Quando gli studenti hanno posato un rosa in ricordo in un luogo a loro scelta ognuno ha sentito dei brividi per quel grande e cupo silenzio che ci teneva quasi incatenati, ma che era dentro ad ognuno di noi.
(Sebastiano Beretti)
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