Riceviamo e pubblichiamo.
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Celebriamo oggi il 25 aprile, festa della Liberazione e fine della 2ª Guerra mondiale. Il 25 aprile però non può e non deve essere vissuto solo come un evento storico. 65 anni fa non finiva solo la più grande e massacrante guerra della storia che ha insanguinato il secolo scorso: 65 anni fa non entrarono solo le forze alleate americane e le truppe partigiane a liberare il nostro territorio dagli insediamenti nazifascisti! 65 anni fa non succedeva solo questo.
L’Italia non ricorda solo questo. L’Italia non si ferma oggi per ricordare un evento storico con tanto di strategia, forze, alleanze… Non si tratta di battaglie, di vincitori e vinti. Oggi l’Italia si ferma per ricordare anzi per rimarcare, ricordando, che col 25 aprile del 1945 finiva per tutti una idea, una ideologia che era e resta profondamente errata. L’idea del superuomo, sopra tutto, sopra tutti, di razza superiore. L’idea che le guerre siano un mezzo per arricchire gli stati che possono invadere e colonizzare paesi più poveri e peggio organizzati. L’idea che un regime totalmente antilibertario poteva governare incutendo il terrore ai suoi cittadini.
Il 25 aprile 1945 finiva un mondo in cui si legittimava la guerra, l’odio, la deportazione, la violenza. Il 25 aprile del 1945 deve segnare l’alba, non la fine ma l’inizio di un mondo nuovo, che tende al diritto, alla giustizia, alla pace, alla tolleranza, al rispetto. Per questi motivi la ricorrenza che celebriamo oggi resta appuntamento attualissimo e assolutamente da non sottovalutare né minimizzare. Per questo motivo non deve essere sottovalutato né minimizzata l’azione ed il sacrificio fatto dai nostri giovani d’allora, superstiti di ora che in modo chiaro e inequivocabile hanno avuto la forza di saper scegliere, cosa allora non facile, da che parte stare.
I partigiani, i loro familiari, i deportati, i loro familiari, i simpatizzanti, tutti coloro che in molti modi hanno contribuito alla Resistenza avevano una visione sicura e chiara del Paese che non volevano e una visione altrettanto chiara e sicura dell’Italia che volevano per sé e per i propri figli. Dopo 65 anni possiamo dire che molto è stato fatto, molto è andato nella direzione e nel solco tracciato dai nostri nonni. Il nostro paese ha saputo risollevarsi, perdonare, ripartire, tornare grande. Molto è stato buono ma non tutto. L’egoismo, la corruzione, il pensiero debole, la mancanza di moralità, non hanno reso onore ai nostri caduti.
Celebrare la ricorrenza del 25 aprile significa allora rinnovare ancora una volta i principi ispiratori della nostra Repubblica, principi nati sulla cenere della guerra e di tanta sofferenza anche nelle nostre borgate. Spesso sentiamo parlare dell’esigenza di riforme istituzionali e fioccano i modelli: il modello francese, il modello anglosassone, il modello tedesco….
Celebrare la ricorrenza del 25 aprile significa riportare al centro il MODELLO ITALIANO e cioè di persone che gratuitamente, rischiando la pelle, han dato tutti se stessi per il bene del paese. Solo mettendo o meglio lasciando al centro l’uomo si potrà costruire un futuro migliore. Solo rispettando la vita e i diritti naturali si potrà garantire a noi e ai nostri figli di non ricadere negli errori commessi prima e dopo la guerra, di poter condurre una vita di gioia.
In un cartone animato che spesso la mia piccolina guarda in tv, una vecchia tartaruga saggia dice ad un giovane ingenuo panda: “Ieri è storia, domani è mistero, l’oggi è dono: per questo si chiama presente”. Riuscire a vivere la vita come dono significa nella ricorrenza del 25 aprile rendere massimo onore ai nostri caduti, significa proiettarsi con forza in un futuro che potrà dare ancora tante bellissime soddisfazioni. Per questo oggi è un giorno di festa. W la liberazione, W il 25 aprile.
(Carlo Fornili, sindaco di Casina)