Riceviamo e pubblichiamo.
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I soliti ignoti si presentarono, nella stessa maniera, al cappellano di Felina don Giuseppe Iemmi. Don Giuseppe, un giovane prete di 27 anni, non era in canonica. "E’ uscito", rispose la donna di servizio a quei due che lo cercavano. "Avete niente da lasciargli detto?". "Niente". E se ne andarono. Mezz’ora dopo, ecco don Iemmi di ritorno. Lo avvertirono dei due che lo cercavano e che se ne sono andati per la strada. A far presto, li raggiungerebbe. Così fece. Il giovane cappellano, in quel 19 aprile 1945, corse e li raggiunse. Lo portarono fuori strada, nella boscaglia, ma egli riuscì a sfuggire e a nascondersi dentro un fosso. Un ragazzo lo tradì. I due lo ripresero e nel bosco lo freddarono. Nella predica domenicale aveva deplorato eccessi disumani commessi da chi non onorava così il movimento partigiano. Aveva ventisette anni. Un pretino affabile e magro.
(Domenico Zanetti)
Mi sembra giusto e doveroso ricordare questo giovane parroco.
(E.F.)
Egr. sig. Domenico Zanetti, La ringrazio per le bellissime e semplici parole a ricordo di Don Giuseppe Iemmi. Anche il mio nome è Giuseppe. Mio padre, amico fraterno del cappellano, davanti al suo corpo martoriato promise di chiamare il suo primogenito col suo nome. E mi ha poi insegnato l’importanza sia del ricordo che del perdono.
(Giuseppe Herman)