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Come muore una democrazia

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Che le crisi economiche siano prepotenti fattori che in genere contribuiscono a far vacillare i regimi democratici è cosa che si sente spesso rimarcare da più parti. Così come che le democrazie si rivelino spesso non in grado di reggere agli assalti degli antidemocratici, cui esse stesse riconoscono diritto di cittadinanza ed espressione (cui "danno in mano la pistola", insomma).

Goebbels diceva che la democrazia è stupida”, ha ricordato infatti la prof.ssa dell'Istituto "Cattaneo" Teresa Muratore, ieri sera, durante una conferenza svoltasi al Centro culturale polivalente di Castelnovo ne’ Monti dal titolo: “Quando la legge giustifica i crimini dello Stato: la violenza dei fascismi e lo sterminio”, di fronte ad un pubblico interessato, composto per buona parte di studenti.

Ciò che è legale è di per sé anche giusto? No, evidentemente. Corollario è che può capitare che i “fuorilegge” possano dunque essere persone che semplicemente non si arrendono al degrado della convivenza che vedono farsi largo attorno a loro. E non sarà che perché è proprio lo Stato che impone (o in qualche modo favorisce) il degrado che questo è o potrà essere più accettabile e/o digeribile dai suoi cittadini. Cittadini dunque che devono (dovrebbero) essere soggetti attivi e attenti, custodi essi stessi, in prima persona, del patto sociale (la costituzione, le leggi) che li lega ciascuno all’altro in un destino comune.

Piuttosto impressionante è l’ascoltare dalla prof. Muratore la sia pur rapida carrellata degli atti antidemocratici (e, via via, criminali) assunti dal regime nazista non appena in possesso, dal gennaio 1933, delle leve del potere, dopo l’accordo di coalizione stipulato dal Hitler con altri soggetti politici a seguito delle elezioni dell’autunno precedente. In esse il suo partito, il Nsdap, aveva riportato il 33% dei suffragi: senza dubbio una fetta consistente, ma ben lungi anche solo dalla maggioranza assoluta delle simpatie dei tedeschi (per di più in discesa rispetto al 37% conseguito solo pochi mesi prima, nelle consultazioni del luglio 1932) (vedi qualche nozione al proposito).

Ma la gravissima situazione interna della Repubblica di Weimar, ancor più in difficoltà dopo la grande depressione seguita al crollo di Wall Street del 1929, pesava molto sulle condizioni di vita della cittadinanza. Anche se, probabilmente, non erano solo i pur importanti motivi economici a determinare la debolezza – forse strutturale – del giovane regime, che aveva anche ereditato, nel 1919, un difficile frangente post-bellico.

Ecco dunque che si ritorna ai quesiti di partenza, oggetto anche di dubbi nel post-conferenza da parte di qualche voce del pubblico. Di quali accorgimenti, di quali “anticorpi” dovrebbe essere dotata una democrazia per preservarsi di fronte alle difficoltà che può vivere una comunità e assolvere al suo compito primario, alla sua mission, cioè proteggere sempre e garantire le più ampie libertà e il ticket diritti/doveri ai cittadini, tutti uguali di fronte alle sue istituzioni? In sostanza: per essere fedele a se stessa (altrimenti è qualcos'altro)? Oppure la democrazia in quanto tale è un sistema fragile, sottoposto alla sferza più o meno favorevole degli eventi, che funziona solo finchè “permangono le condizioni giuste"?

Non sembra facile districarsi. E anche l’attualità, i tempi che stiamo vivendo sono lì a dimostrarlo in modo lampante, almeno agli occhi dei meno distratti. Nulla insomma è mai acquisito per sempre. E’ questo, crediamo, un po’ il messaggio di sintesi che rimane al termine della riuscita serata castelnovese.

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1 COMMENT

  1. Se proprio…
    Se proprio dobbiamo preoccuparci di “anti-democrazia” penserei piuttosto al piano di rinascita democratica, o più comunemente chiamato P2, nato dalla mente di Gelli e che Berlusconi sempre in più occasioni ha confermato di seguire. Il fascismo non tornerà; la dittatura, questa sì.

    (Asmir Lalic)