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Un macello in Appennino

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Il Consiglio provinciale di Reggio Emilia ha trattato un'interpellanza del consigliere della Lega nord Romano Albertini sullo smaltimento degli scarti della carne di ungulati, che può essere, in deroga, venduta direttamente ai ristoratori, in particolare nella zona della montagna. "Qui - sostiene Albertini - tali scarti vengono buttati nei normali cassonetti dell'immondizia". Secondo Albertini la Provincia doverebbe farsi carico di autorizzare un macello nella zona della montagna, vincolando a smaltire lì gli scarti di questo tipo di selvaggina. A rispondere ai quesiti posti nel documento è stato l'assessore Alfredo Gennari, che ha la delega alla caccia. Il vicepresidente della Provincia Pierluigi Saccardi ha riferito in aula della risposta, premettendo che "nella nostra regione esiste una normativa di attuazione di un regolamento dell'Unione europea che consente ai cacciatori oltre all'autoconsumo di cedere direttamente a terzi una modesta quantità di selvaggina".

Il vicepresidente Saccardi ha poi continuato spiegando che "il dettagliante, macellaio o ristoratore che sia, che acquista tali prodotti si assume su di essi la responsabilità diretta, compreso l’obbligo di documentarne la rintracciabilità a monte ed eventuali altre analisi richieste". Saccardi ha continuato sottolineando che "punto fondamentale è che in provincia di Reggio Emilia attualmente non è possibile cacciare il cervo e che il problema riguarderebbe semmai altre specie di selvaggina, come caprioli, cinghiali e così via. La normativa in materia stabilisce percorsi e competenze chiare, per cui relativamente alla fauna selvatica abbattuta nel corso di piani di controllo e di proprietà della Provincia le carni vengono destinate alla commercializzazione, previo invio ad un centro di lavorazione riconosciuto che appone la bollatura sanitaria".

Per quanto riguarda poi "la competenza ad autorizzare le strutture di macellazione ad operare su fauna selvatica non è della Provincia, ma dei singoli comuni e di Ausl". Occorre poi considerare che "la fauna selvatica regolarmente abbattuta è di proprietà del cacciatore. Lo stesso è tenuto ad effettuare i controlli biometrici e sanitari previsti dalla legge sulla carcassa dell'animale e a smaltire i visceri, le pelli e gli scarti di macellazione". Questi ultimi "non destinati alla commercializzazione sono di fatto rifiuti urbani".

Il vicepresidente Saccardi ha concluso spiegando che comunque "già negli anni scorsi la Provincia ha cercato di sensibilizzare i cacciatori, il mondo agricolo e gli altri operatori circa l'opportunità di creare attività utili al reddito ed alle esigenze che possono ravvisarsi sul territorio. Rinnoviamo pertanto la disponibilità dell'ente, che ribadiscono non ha una competenza diretta per quanto chiede il consigliere nell'interpellanza, a collaborare su queste tematiche". E' infine intervenuto il consigliere Albertini ribadendo "l'opportunità di autorizzare un macello per queste attività, in modo da avere uno smaltimento adeguato di questi scarti".