CASTELNOVO MONTI (12 aprile 2010) – Una vittoria che, a differenza del senno di poi, non era affatto scontata. Anzi. Il nuovo mandato al consiglio regionale è sicuramente frutto di relazioni, conoscenze, stima, conquistati anche in anni di lavoro ai vertici del sindacato della Cisl e, quindi, il lancio in politica.
Se nel centrodestra c’è stata la riconferma di Fabio Filippi, che incontreremo nei prossimi giorni, nel centrosinistra la novità è costituita dal numero di preferenze (9.446, quasi duemila di distacco sulla seconda, Roberta Mori) ottenute dallo scandianese Giuseppe Pagani detto Beppe che, da oggi, inizia la sua avventura in politica. E lo ha fatto proprio a Ca’ Marastoni, in Appennino, dove domenica 11 aprile, alla mattina, l’ Alpi (Associazione Liberi Partigiani d'Italia) e Apc (Associazione Partigiani Cristiani) hanno celebrato il 65° anniversario della battaglia della “Pasqua di sangue” del 1° aprile 1945 presso la Cappella Sacrario . “Necessaria – dice Beppe – la memoria di quei giovani che hanno pagato con la vita per la libertà di oggi”.
E domenica sera, a Castelnovo, all’Onda della Pietra, alla chetichella e senza troppo risalto, ecco uno dei quattro incontri di ‘ringraziamento’ sul territorio provinciale voluti da Beppe; l’ultimo, prima di quello conclusivo a Reggio. Con tanto di cena e un invito diramato su Facebook dai i diversi sostenitori del neo consigliere.
“La presenza di Beppe qui questa sera – ha introdotto il sindaco di Castelnovo Gianluca Marconi – è segno di un partito che è aperto alle nuove esperienze e sensibile anche alle esigenze del territorio”. Anche perché da subito si bada al sodo. Che farà Beppe Pagani per questo territorio?
“Sono note le difficoltà della montagna – dice Beppe – e per questo vorrei farmene interprete in Regione. Per questo, stasera, prendo con voi l’impegno di essere a Castelnovo Monti almeno una volta al mese, per raccogliere le vostre preoccupazioni e le vostre proposte. Non voglio interpretare un ruolo che mi veda vicino alla gente solo alla fine mandato o prima di una tornate elettorale, e in questo mio desiderio dovete farmi da sentinelle: non stancatevi di sollecitarmi: incontrerò volentieri sindaci, amministratori, cittadini”
Poi l’analisi politica del voto.
“E’ chiaro che questo risultato elettorale ci impone delle riflessioni, non fosse altro per l’alta percentuale di astensionismo, oltre che per la flessione a livello regionale. L’esito, poi, fa capire come la politica debba recuperare un rapporto stretto e diretto con la gente, come ci sia la necessità di ristabilire delle reti tra i gruppi di persone: nella mia campagna elettorale il mio comitato ha coinvolto un gran numero di persone, stabilito contatti con il mondo dell’associazionismo, ho incontrato molti giovani, ma anche anziani giovanissimi, ed alla fine lo sforzo è stato ripagato. Ora la cosa più importante è non disperdere questa ricchezza, bensì allargare ulteriormente i contatti”.
E ora?
“C’è da lavorare molto nel Pd. Per costruire un nuovo modello economico, sociale e culturale, che adesso manca. Non si può scimmiottare la destra nei programmi elettorali né contestare solo Berlusconi. Non ultimo il Pd non può essere il partito delle repliche, controrepliche, balcanizzazione dei conflitti, delle mozioni,...è fondamentale per la vita del partito costruire un’identità forte fondata sui pluralismi che lo compongono”
La nuova strada?
“Non sarà quella del leaderismo ma del coinvolgimento: la Lega ci insegna che si vince proprio partendo dalle sue campagne in mezzo alla gente. Le differenze culturali che ora ci sono, poi, devono divenire elemento di ricchezza nel Pd. Sono fiducioso sul fatto che nei prossimi tre anni, senza elezioni, potremo lavorare nella strada giusta”.
La montagna?
“Ha questioni non risolte. I sindaci della montagna da quanto ho percepito, come del resto quelli della bassa, si ritrovano spesso ad operare scelte in un clima di solitudine. Col mio nuovo incarico in regione cercherò di dare una mano: li invito a non mollare la presa su di me e io non la mollerò nei loro confronti”.
Poi la serata scivola via. Tra gli amici di sempre, i giovani, gli aneddoti sulla campagna elettorale non certo facile, il saluto di alcuni sindaci intervenuti, riflessioni sull’impegno dei cattolici in politica e, non ultima, una sigaretta furtiva. Beppe, contrariamente alle previsioni, in Regione c’è.
Questi pensieri di alta politica mi scuotono la mattina presto! Il Pd con la filosofia del non criticare Silvio sta scomparendo! E continuano a battere su questo tasto!!! Per non parlare del programma, quale programma??? Costruire inceneritori??? Sì al nucleare? Avanti come l’Iran??? Acqua venduta alle multinazionali?? Un’opposizione che non si oppone e propone le stesse cose della destra??? Ma cosa state cercando di costruire???
(Commento firmato)
Un centrosinistra “possibile”. Considerazioni spicciole
“Un partito di cittadini, non di leader”. Beppe Pagani è stato molto chiaro durante la festa di ringraziamento per la sua elezione in Regione. Immagina una forza ulivista moderna capace di guardare avanti, cancellando la parola “ex”. Un Partito democratico alle prese col futuro e allo stesso tempo una realtà, una presenza politica non effimera nella società italiana, un progetto ancora in parte da realizzare, con una visione di ampio respiro. Pagani propone così una riflessione sull’identità e sul futuro del Partito democratico, partendo da un bilancio autocritico di ciò che non ha funzionato nell’esperienza governativa del centrosinistra, composto da una coalizione frammentaria ed eterogenea, e spesso colpevole di astrattezza. E pure su ciò che non ha funzionato in campagna elettorale, nel rapporto diretto con le persone. La nuova strada da percorrere va dunque verso il superamento delle personalizzazioni e delle varie correnti interne, per rilanciare invece la concretezza delle idee e dei temi, specialmente su integrazione, legalità e solidarietà possibile. Pagani non si nasconde dietro le difficoltà eppure la sua è un’iniezione di ottimismo e di fiducia per tutti gli animi scoraggiati dalla politica: ecco, allora, che in un contesto in cui la crisi economica ha spostato paradossalmente l’Europa a destra – e in Italia verso una destra camaleontica, populista e solo apparentemente moderata – il «rinnovamento culturale e organizzativo» di un partito realmente riformista non può che passare attraverso la forza delle proposte. «Far coesistere uguaglianza e merito nella società plasmata dalla rivoluzione tecnologica»: «sta qui uno dei cardini per affermare un centrosinistra moderno». Senza trascurare nuovi temi come la questione ambientale, «oggi tutt’uno con quella sociale» e la necessità di progettare il cambiamento con «lo sguardo rivolto al completamento della costruzione dell’Unione europea». Avanzare «proposte precise e nette» su questi temi è l’unico modo per riavvicinare la politica alle esigenze dei cittadini e portare a compimento la «transizione infinita» della democrazia italiana. Il Partito democratico è la scelta che dà il senso all’impegno politico delle nostre generazioni. Su di essa abbiamo investito tutto. Abbiamo bruciato le navi dietro di noi: non esiste per gli ex Ds, gli ex Margherita, gli ex riformisti liberaldemocratici una casa alla quale poter fare ritorno. Meglio dunque cancellare la parola ex dalle menti e dai cuori, concentrandosi sul Partito democratico, sulle scelte da compiere, le sfide da affrontare; sul rinnovamento culturale e organizzativo da realizzare.
(Alessandro Pignedoli)
Tutta aria fritta quella di Alessandro, un romantico melodramma che non dice niente e nasconde il più possibile. Come sempre le proposte concrete non esistono, non ci sono idee sul nucleare, sui rifiuti, sulla privatizzazione dell’acqua, sulla giustizia, niente prese di posizione, il NULLA. E infatti gli elettori del Pd rispondono nelle urne. Ma questi poeti della politica non se ne rendono ancora conto. Voi vivete nel giardino della politica ladrona ma la gente normale fa fatica ad arrivare a fine mese… Cosa volete che se ne facciano delle vostre “poesie”???????????
(Commento firmato)