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Alessandro Mathas e i tarli della coscienza

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Ci sono notizie che è difficile leggere, immagini impossibili da guardare. Sicuramente la storia di Alessandro Mathas, il bambino di otto mesi ucciso a Nervi, è una di quelle notizie. Per quanto ormai ci si senta come anestetizzati di fronte alle storie più violente e crude, dove tutto sembra normale, la storia di questo bambino muove emozioni e smuove le coscienze. Ucciso a otto mesi pare dal compagno occasionale della madre, cocainomane. Picchiato, bruciato con una sigaretta, morsicato. Piangeva perché aveva fame, non aveva mangiato in tutto il giorno; piangeva perché aveva otto mesi e bisogno di essere coccolato, di essere accudito.

A fare luce su quello che è successo quella sera saranno le indagini, quello che importa è come si sia potuti arrivare a questo orrore. Il bambino subiva spesso violenze, perché essere picchiati, buttati sotto l’acqua, lasciati piangere dalla fame, soli la notte, è una violenza. La madre e il compagno hanno ricordi e versioni confuse, piangono e chiedono perdono. La cocaina, la dipendenza da cocaina può fare questo? Può portare le persone a comportamenti che suscitano orrore? Può una dipendenza annullare ogni sentimento, fino ad arrivare ad uccidere un bambino di otto mesi? Se, come pare, questo è avvenuto, cominciamo a leggere nelle scuole, ai ragazzi, il racconto dettagliato di questa morte che non ha un perché; cominciamo a smettere di pensare che chi usa cocaina non è dipendente, cominciamo a chiedere che i luoghi dove la si consuma vengano controllati e, nel caso, chiusi. Cominciamo dagli adulti.

(Cinzia Formentini)

1 COMMENT

  1. Analisi lucida
    Lucida analisi condividibile in toto: orrori del genere possono scuotere i nostri giovani dai vari Lapo & Corona style che obnubilano le menti delle future generazioni… L’uomo è la bestia peggiore…

    (Riccardo Bigoi)