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Il lupo? Porta l’Appennino in tutta Italia

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Sul quotidiano nazionale La Stampa è comparsa ieri, martedì 30 marzo, una pubblicazione che ha dello straordinario. “L’uomo che parla coi lupi”, titola l’articolo a tutta pagina di Antonella Mariotti, inviata a Cerreto Alpi per un reportage nei boschi dell’Appennino emiliano.

Dove? A Cerreto Alpi, dove si pratica il turismo di comunità. Ma anche nell’occhio del mirino per indagare il fenomeno del rapporto dell’uomo con il lupo, la sua presenza sul territorio, le tecniche di avvicinamento e, naturalmente, il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e i suoi esperti.
La giornalista è partecipe di un appuntamento con la natura, organizzato dai “Briganti del Cerreto”, la cooperativa di cui è presidente Renato Farina, che sostiene – al pari di Cecciola, Succiso, Minozzo – la tipologia turistica del “turismo di comunità”, che coinvolge attivamente tutti gli abitanti della località montana, per farla rivivere. Uomini, donne e, a dire il vero, una sola bambina, la prima nata dopo 16 lunghi anni, per un totale di 76 anime a Cerreto Alpi; eppure, sono sufficienti a trattare i turisti come “persone di casa”. Mariotti, ospite del vecchio asilo, trasformato in ostello, parla di “case e cucine aperte”, in un clima scherzoso e colloquiale.

Sul quotidiano di Mario Calabresi, distribuito in tutta la penisola con una tiratura di trecento mila copie, il pezzo si apre sull’atmosfera di un notturno nel bosco, in cui si muovono una trentina di “eco-turisti”, guidate alla ricerca dei lupo, che popola le nostre montagne.

Se ne contano solamente 600 esemplari in tutta Italia ed è, perciò, motivo di lustro per il crinale. Il gruppo è eterogeneo, composto da impiegati di banca, amiche, coppie e giovani fidanzati. A essere citati sono gli esperti del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, Willy Reggioni e Francesca Moretti, per il progetto Life-Lupo, in cui l’esperienza è inserita. “L’uomo ha abbandonato la montagna e così sono tornati i boschi e le prede e il lupo ha trovato la condizione ideale per riprodursi”, spiega Reggioni alla giornalista de La Stampa.

La tecnica di avvicinamento del branco messa in pratica, è quella di origine americana del Wolf howling, usata dai ricercatori per capire quanti sono i cuccioli nell’area d’interesse e tutelare la zona delle tane. Tutti a orecchie tese agli ululati, registrati e lanciati a pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, per fungere da richiamo; udibili fino a un chilometro e mezzo di distanza. Mariotti assiste in prima persona alla “triangolazione” che mettono in scena, o forse dovremmo dire in campo, Reggioni e Moretti.

Non interessa tanto se l’incontro ci sia effettivamente stato, se i lupi siano sati intravisti, avvertiti, o se anche solo immaginati vicini. Chi in questi luoghi vive, ogni giorno, garantisce per i visitatori. L’importante è sapere che gli esemplari ci sono, la comunità li protegge e vivono tra queste montagne.

(Alessandra Azzolini e Gabriele Arlotti)