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Venticinque anni fa prendevano il via le Giornate mondiali della gioventù

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Venticinque anni fa, Giovanni Paolo II dava inizio alle Giornate mondiali della gioventù. Sembrava una delle iniziative un po’ folli di un Papa artista, uomo delle comunicazioni, sempre pronto a confrontarsi con le grandi assemblee. Sembrava dovesse esaurirsi dopo alcune edizioni e invece da Roma a Santiago a Parigi a Denver a Colonia fino alla lontana Australia è sempre stato uno dei momenti forti di una Chiesa giovane, che parla ai giovani, ottenendo una risposta di adesioni anche là dove i pessimisti si attendevano un “flop”. I giovani hanno creduto a Giovanni Paolo II come oggi a papa Benedetto XVI.

In piazza San Pietro l’altro giorno, a Roma, nella giornata a livello diocesano, c’erano settantamila giovani. Non erano là per un concerto né per assistere al derby ma per dialogare e pregare con Benedetto XVI, con il Papa di Roma e della Chiesa universale. Da anni, l’evento viene ripetuto in tutte le Diocesi del mondo su temi impegnativi, che dettano la riflessione per un cammino ecclesiale e spirituale comune dei giovani, che si trovano a vivere la loro fede in una società multietnica, attraversata oggi da “un atteggiamento sprezzante, quando non apertamente ostile, verso il cristianesimo… un radicalismo enfatico nutrito di acrimonia”, osserva Ernesto Galli Della Loggia, che diventa “una contestazione sul terreno dei principi, un chiedere conto dal tono oltraggiato e perentorio che dà tutto l’idea di voler preludere a una storica resa dei conti… Ai preti, alla Chiesa, alla vicenda cristiana non viene più perdonato da nessuno più nulla”.

Stiamo forse diventando anticristiani? La Chiesa non ha più niente da dire? Dio non ha più niente da dire? I giovani delle Giornate Mondiali della Gioventù sembrano smentire questi nuovi profeti, che parlano a nome dell’uomo e non hanno il sapore divino del Vangelo: “In una società multietnica che sempre più sperimenta solitudine e indifferenza, i cristiani devono offrire segni di speranza e divenire fratelli universali, perché il pianeta sia la casa di tutti i popoli”, scrive Benedetto XVI nel Messaggio della Giornata Missionaria mondiale, invitando i giovani ad essere testimoni di Dio amore per un nuovo umanesimo, mentre nel Messaggio della GMG, li invita a scoprire il proprio progetto di vita andando ben al di là della soddisfazione delle proprie aspirazioni e mettendosi in ascolto di Dio, l’unico che “può rendervi pienamente felici”: “Nonostante le difficoltà, non lasciatevi scoraggiare e non rinunciate ai vostri sogni! Coltivate invece nel cuore desideri grandi di fraternità, di giustizia e di pace”, mirando oltre e tenendo lo sguardo rivolto in alto.