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Questione ospedale S. Anna / Tarcisio Zobbi replica e pone quesiti a Mariella Martini

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Riceviamo e pubblichiamo.

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A proposito delle mie riflessioni sull’indebolimento dell’ospedale Sant’Anna, ho letto le considerazioni della direzione generale azienda Usl. Considerazioni che mi pare siano riferibili al pensiero della signora Mariella Martini. Tali considerazioni esprimono una cinica e lucida concezione organizzativa che condiziona i servizi al numero di abitanti. Come dire: in montagna siete in circa 34mila abitanti, che cosa volete di più? Questa è la stessa logica di Poste Spa che riduce gli orari e apre a giorni alterni perché vi è scarsa utenza.

Trattare la montagna in questi termini significa chiuderla. L’organizzazione “complanare”, che mette sullo stesso piano Scandiano, Montecchio, Correggio e Castelnovo ne' Monti è inaccettabile perché non tiene in considerazione le distanze né i fabbisogni specifici della montagna.

La signora Martini conferma quanto da me denunciato quando afferma, testuali parole, che l’ospedale Sant’Anna “non ha subito riduzioni significative di posti letto”. Le riduzioni quindi ci sono state!

Risonanza magnetica: “Questa macchina garantisce l’effettuazione di oltre l’80% degli esami necessari”, dice ancora la signora Martini. Significa che 200 pazienti su 1000 devono andare altrove.

Da ultimo: si conferma la trasformazione di chirurgia, anestesia, ginecologia-ostetricia, laboratorio da strutture operative complesse a strutture semplici. Cioè dipendenti dalla struttura complessa del S. Maria Nuova dove risiede il primario.

A supporto ulteriore e più puntuale di quanto da me affermato pongo alla signora Martini tre domande:

1) perché oggi in caso d’embolia polmonare che si manifesti di notte, di sabato o di domenica il paziente, con grave pericolo di vita, deve essere trasportato a Reggio per fare l’AngioTac? Questo forse accade perché non c’è più la guardia radiologica? Ricordo che 10 anni fa tutto veniva fatto a Castelnovo ne' Monti;
2) in passato un sanguinamento digestivo veniva trattato completamente a Castelnovo ne' Monti. Oggi se questo avviene di notte, di sabato o di domenica, perché il paziente deve essere accompagnato dal medico di reparto a Reggio per fare l’endoscopia e poi essere riportato a Castelnovo ne' Monti? Forse perché non c’è la guardia di endoscopia?
3) perché un’urgenza ortopedica che si manifesti di notte, di sabato o di domenica non può essere operata a Castelnovo ne' Monti, mentre un tempo questo era possibile? Forse perché manca la guardia ortopedica?

La direzione Usl afferma che il Sant’Anna usufruisce delle “prestazioni di professionisti di altre sedi ospedaliere che garantiscono in loco la loro attività”. Come la neurochirurgia che da un anno non c’è più e nessuno dice nulla?

Tante altre potrebbero essere le domande da porre. Tuttavia queste bastano a rendere l’idea di un sostanziale indebolimento dell’ospedale. Uno dei nodi è che il Sant’Anna, nel Pal del 1999, doveva essere un ospedale al pari di Guastalla e in simbiosi con Reggio. Invece oggi è gestito come una dependance del S. Maria.

Vengo ora alle considerazioni formulate in una nota dai quattro sindaci. Il loro mi sembra più un ruolo da “claque” che non da garanti dei servizi territoriali. Emerge evidente la potenza della corazzata sanità che sovrasta e condiziona ruolo e capacità degli amministratori locali. La politica non si fa in modo supino. Ogni tanto bisogna mangiare un po’ di coraggio e imparare a leggere e a scrivere. Anche quando si tratta di note della direzione sanitaria.

Nel documento dei sindaci, non ho capito poi la firma del primo cittadino di Castelnovo ne' Monti, dr. Gianluca Marconi. Ha firmato come dipendente Ausl o come sindaco? Comprendo che sia difficile separare i due ruoli ma in questo caso consiglio d’astenersi da qualunque firma. Non si comprende infatti se è dovuta ad un obbligo o ad altro.

Voglio infine rassicurare i sindaci che non è mio costume cimentarmi in boutade elettorali. Di che cosa vorrebbero parlare? L’80% del bilancio regionale non è forse dedicato alla sanità?

L’attenzione alla montagna da parte mia c’è sempre stata, anche perché qui vivo e lavoro, e continuerà ad esserci anche dopo le elezioni, in particolare sul tema della sanità.

(Tarcisio Zobbi)

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La risposta dell'Ausl reggiana

In relazione a quanto affermato dal signor Tarcisio Zobbi relativamente all’Ospedale Sant’ Anna di Castelnuovo Monti ci preme sottolineare quanto segue:
- che la popolazione del Distretto di Castelnuovo Monti sia di 34.000 abitanti (6,5% della popolazione complessiva provinciale) è un fatto e non un pregiudizio. Proprio in considerazione della posizione oro-geografica disagiata il Sant’Anna dispone di un’offerta di servizi mediamente più elevata degli altri ospedali della provincia. Ad esempio il Sant’ Anna dispone di 1,63 posti letto di area internistica per mille residenti rispetto ad una media provinciale dell’1 per mille. Che i residenti utilizzino pienamente questa ampia disponibilità di servizi in loco lo dimostra il consumo più elevato di prestazioni, sia specialistiche che di ricovero, infatti il tasso di ospedalizzazione distrettuale si è mantenuto costantemente negli anni il più elevato della provincia. Nel 2008 i ricoveri dei residenti sono stati 194,8 per mille abitanti, rispetto ad una media provinciale di 172,7 (+12%).
Garantire adeguati standard di assistenza nell’Ospedale di Castelnovo Monti comporta costi di gestione più elevati: basti pensare che nella ostetricia un medico ginecologo gestisce circa 40 parti all’anno rispetto ad una media di circa 85 parti per ginecologo nelle rimanenti strutture della provincia.
Tuttavia, il problema principale dal punto di vista della gestione non sono le risorse dedicate, sicuramente superiori a quelli di altre strutture aziendali a parità di prestazione, ma il reclutamento dei professionisti disponibili a svolgere la propria attività a Castelnuovo Monti.
In passato la difficoltà a reclutare radiologi, anestesisti, ortopedici ha determinato criticità organizzative nei servizi.
Un altro problema è l’acquisizione e il mantenimento, da parte dei dirigenti medici di alcune discipline, di un’adeguata competenza clinica, vista la scarsa numerosità della casistica. Se i pazienti sono numericamente scarsi è difficile maturare una consolidata esperienza professionale, tanto più per funzioni considerate di alta specializzazione.
E’ sostanzialmente per queste due criticità (carenza sul mercato dei professionisti, mantenimento di una adeguata competenza) che si sono strutturati progetti di integrazione con l’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia. Alcuni di questi non solo sono opportuni ma addirittura indispensabili. E’ il caso della ostetricia, che con 250 parti al’anno è sotto il limite minimo previsto per l’accreditamento delle unità operative (500 parti). Infatti la normativa dell’accreditamento istituzionale stabilisce che queste unità operative possano rimanere attive solo con procedure strettamente integrate con altri certi d riferimento.
La logica di una presunta autonomia ospedaliera contrasta con il concetto di rete e renderebbe di fatto assai poco gestibile la struttura in termini di qualità e sicurezza delle prestazioni.
Il signor Zobbi ha poi formulato tre quesiti specifici relativamente ad angioTC, sanguinamento digestivo e urgenza ortopedica a cui rispondiamo volentieri.
1) AngioTC: le indicazioni per la angioTC in urgenza sono la tromboembolia polmonare e la patologia aortica (rottura di aneurisma, dissecazione). Secondo i protocolli applicati in ambito aziendale e presso l?azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia per i pazienti con sospetta tromboembolia polmonare si ritiene appropriato iniziare una terapia in presenza di sintomi e segni predittivi significativi. Secondo questo protocollo, concertato con il Dipartimento Emergenza Urgenza e le medicine, è indicato effettuare una angioTC nel paziente sospetto entro 24 ore. Pertanto è possibile di notte differire l’esame senza pregiudizio per il paziente. Rapportare la situazione attuale a quella di 10 anni addietro è errato in quanto: a) all’epoca il “gold standard” dal punto di vista diagnostico della tromboembolia polmonare era la scintigrafia polmonare, esame che in provincia è possibile effettuare solo presso la medicina nucleare di Reggio; b) non è mai esistita una guardia radiologica, ma solo una pronta disponibilità. Negli ultimi anni questa pronta disponibilità è stata sempre di difficile mantenimento stante il numero limitato di radiologi in organico e il loro difficile reperimento sul mercato. Tale pronta disponibilità è stata sostituita da una vera guardia radiologica aziendale telematica. Se invece la patologia che la angioTC deve confermare riguarda il rischio di patologia aortica (aneurisma in fessurazione, dissecazione) il trasferimento del paziente è obbligato all’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia dove opera l’unica unità operativa di chirurgia vascolare provinciale. In questi casi si è condiviso sempre con il Dipartimento Emergenza-Urgenza che sarebbe una rischiosa perdita di tempo prezioso trattenere il paziente in loco per effettuare l’esame che, se positivo, richiederebbe comunque il trasferimento a Reggio Emilia. Non è poi assolutamente ipotizzabile di effettuare questi delicati interventi in loco in quanto richiedono competenze cliniche e professionisti dedicate.
Si tratta di un limitatissimo numero di casi: nel 2009 sono stati 3 di cui 1 per sospetta embolia polmonare e 2 per sospetto aneurisma dell’aorta.
2) Sanguinamento digestivo: in provincia è attivo un Programma di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva interaziendale cui partecipano tutti i professionisti delle due aziende. Questo programma ha elaborato un protocollo per la centralizzazione delle urgenze emorragiche digestive che funziona efficacemente in tutta la provincia, ed al quale fanno riferimento tutti gli ospedali della provincia. Alcuni interventi vengono effettuati in loco, altri debbono essere centralizzati per la sicurezza del paziente come il trattamento della rottura delle varici esofagee. La legatura delle varici esofagee è un intervento che non è mai stato eseguito a Castelnovo Monti. Si tratta infatti di interventi che richiedono una elevata expertise e che per la sicurezza dei pazienti non possono essere effettuati in ogni sede. Anche in questo caso il numero è molto limitato: nel 2009 sono stati trasferiti 6 pazienti per esecuzione in urgenza di esofagogastroduodenoscopia.
Per quanto attiene alla guardia di endoscopia questa non è mai esistita al Sant’ Anna mentre la istituzione di una unità operativa aziendale ha consentito di garantire in sede a Castelnuovo Monti volumi di attività per soddisfare i bisogni della popolazione residente e qualità degli esami ben superiori rispetto al passato. Basti considerare l’attivazione dello screening del carcinoma del colon-retto.
3) Urgenza ortopedica: in tutta la provincia è attiva una pronta disponibilità ortopedica.
Fa eccezione Scandiano che dispone di un numero di maggiore di ortopedici per garantire l’attività traumatologica ambulatoriale, il Pronto Soccorso e il Day Hospital anche nel Distretto di Correggio. A Scandiano è attiva una doppia pronta disponibilità notturna e festiva che garantisce l’urgenza in determinati casi anche per Castelnovo Monti. Si tratta di casi molto selezionati e rari che richiedono interventi effettuati da due ortopedici contemporaneamente. Nel 2008 a Castelnuovo Monti sono stati effettuati 8 interventi in urgenza notturna previa attivazione della pronta disponibilità, mentre nessun paziente è stato trasferito a Scandiano. Sono esclusi i pazienti con politrauma trasferiti al Santa Maria Nuova di Reggio Emilia per i quali è attivo in tutta la provincia un protocollo di centralizzazione del Dipartimento di Emergenza Urgenza da tutti gli ospedali verso Reggio Emilia, trattandosi di casi complessi che richiedono per la sicurezza del paziente di essere effettuati in ospedali adeguati.
Per concludere: il problema non è se il Sant’Anna sia una “dependance del Santa Maria” o che si vogliano ridurre gli elevati costi di gestione ma esclusivamente garantire a tutti i cittadini della provincia pari opportunità in termini di efficacia, appropriatezza e sicurezza delle cure.

(Direzione generale Azienda Usl Reggio Emilia)

2 COMMENTS

  1. La canità in Montagna: Guardiamoci attorno
    Egregio Sig. Zobbi,
    io sono originario del versante massese dell’appennino, a meno di 50 km da Castelnovo, ma ormai da tanto tempo vivo nel reggiano ed ho imparato ad apprezzare una caratteristica della Nostra sanità:
    LA PROGRAMMAZIONE.
    E’ meglio tenere tutto vicino, con pochi casi da trattare e pochi dottori che sono in grado di farlo,e con i rischi che ne conseguoeno, oppure è meglio garantire un percorso facilitato che faccia arrivare al più presto i nostri ammalati della montagna nel luogo più sicuro ed attrezzato per la cura della Loro salute?
    Beh, personalmente, per me ed i miei cari, preferisco di gran lunga questa seconda ipotesi, che è quella scelta dalla AUSL di Reggio!
    L’alternativa, che è stata percorsa, per esempio, a Fivizzano, ha prodotto una sterile battaglia per mantenere tutto in loco ed oggi si è giunti rapidamente alla chiusura di tanti reparti (personalmente conosco le vicissitudini della Chirurgia, Ortopedia e Radiologia)con una reale mancanza di assistenza per tanti cittadini che sono costretti a recarsi a Massa o Carrara anche per una semplice visita.
    Non dubito che il Suo sia attaccamento alla terra di origine ma, con i tempi che corrono, non lasci che uno “sterile campanilismo” faccia perdere al nostro Ospedale quella ricchezza che gli viene dall’essere così strettamente collegato con il Grande Ospedale di Reggio.
    Per il bene Suo, della Sua famiglia e di tutti Noi cittadini della montagna.
    Con stima

  2. La sanità in montagna: guardiamoci attorno
    Egregio Sig. Zobbi, io sono originario del versante massese dell’Appennino, a meno di 50 km da Castelnovo, ma ormai da tanto tempo vivo nel reggiano ed ho imparato ad apprezzare una caratteristica della nostra sanità: LA PROGRAMMAZIONE. E’ meglio tenere tutto vicino, con pochi casi da trattare e pochi dottori che sono in grado di farlo, e con i rischi che ne conseguono, oppure è meglio garantire un percorso facilitato che faccia arrivare al più presto i nostri ammalati della montagna nel luogo più sicuro ed attrezzato per la cura della loro salute?
    Beh, personalmente, per me ed i miei cari, preferisco di gran lunga questa seconda ipotesi, che è quella scelta dalla Ausl di Reggio! L’alternativa, che è stata percorsa, per esempio, a Fivizzano, ha prodotto una sterile battaglia per mantenere tutto in loco ed oggi si è giunti rapidamente alla chiusura di tanti reparti (personalmente conosco le vicissitudini di chirurgia, ortopedia e radiologia), con una reale mancanza di assistenza per tanti cittadini che sono costretti a recarsi a Massa o Carrara anche per una semplice visita. Non dubito che il suo sia attaccamento alla terra di origine ma, con i tempi che corrono, non lasci che uno “sterile campanilismo” faccia perdere al nostro ospedale quella ricchezza che gli viene dall’essere così strettamente collegato con il grande ospedale di Reggio. Per il bene suo, della sua famiglia e di tutti noi cittadini della montagna.
    Con stima.

    (Tonino Fornesi)