Home Cultura Anniversari / La matitina grigia

Anniversari / La matitina grigia

10
7

Il racconto che proponiamo, della nostra redattrice Cristina Casoli, pubblicato per la prima volta sulla Gazzetta di Parma il 21 giugno 1999 e letto a tre voci in pubblico dalla Compagnia Argante Studio della città ducale nel pomeriggio della premiazione, tratta di un personaggio e di fatti reali, ovviamente adattati. Il prof. Trombi, membro della giuria, lo aveva così commentato: “A prima vista sembrerebbe soltanto un giochetto infantile, un raccontino per bambini da cinque a sette anni; eppure anche così La Matitina Grigia farebbe bella figura in una collana per ragazzi. Ma La Matitina Grigia è qualcosa di più: è una intelligente invenzione, vorrei dire una piacevole provocazione che parla soprattutto agli adulti. Sotto la fragile apparenza di fiaba propone il ricordo di un uomo che è stato protagonista di una stagione importante della nostra storia, oggi forse un po’ dimenticato in questo nostro mondo dalle vertiginose accelerazioni che troppo rapidamente fanno invecchiare scoperte e tecnologie. La piccola anonima matita grigia è l’umile ancella del grande scienziato, è l’inaspettato e incredibile strumento della straordinaria scoperta, è l’interprete che con umiltà si racconta e insieme con stupore infantile racconta piccole gioie insieme a grandi cose... fino alla festa solenne del Nobel, ma anche al ritrovamento dell’amicizia con i sussiegosi colori che sempre l’avevano snobbata. C’è qualcosa della parabola, in questa narrazione esile ma intrigante, che assumendo i colori della fiaba trasmette senza atteggiamenti predicatori una affabile e credibilissima lezione morale col sottile piacere di un bel racconto”.

* * *

La giornata scelta per la pubblicazione sul nostro sito non è casuale, trattandosi di un anniversario: il 14 marzo 1879, 131 anni fa, nasceva ad Ulma, in Germania, il grande scienziato Albert Einstein.

* * *

EinsteinC’era una volta una matitina, una matitina con nulla di speciale e proprio per questo era sempre mesta. Abitava su un bel tavolo di legno scuro, ingombro di carte, assieme a tante penne, pennarelli e matite colorate. Matitina era tanto timida e non riusciva a fare amicizia con le matitine colorate che la lasciavano in disparte prendendola in giro per il suo colore così triste. “Puoi scrivere solo in grigio” – diceva Arancione – “mentre noi siamo allegre e insieme disegnamo tutti i colori del mondo!”. “Guarda che vestito hai” – aggiungeva Rossa – “sembri un prigioniero, così a righe gialle e nere!, noi invece abbiamo tutte dei begli abiti colorati!”, e rideva di lei con Verde e Azzurra.

Matitina si nascondeva sotto ai fogli: era vero, era proprio brutta, le avevano dato anche un brutto cognome – Staedtler – chi avrebbe mai potuto pronunciarlo? Le sue compagne potevano ben essere così vivaci: si chiamavano tutte Giotto, che fu il nome di un gran pittore del passato. Erano una famiglia numerosa, mentre Matitina era sola sola su quel grande tavolo e alla sera, quando si spegnevano le luci, non aveva nessuno cui augurare la buona notte. Il tavolo era in una stanza che era in una grande casa nella quale abitavano una Mamma, un Papà e due Bimbi che spesso cercavano con le loro manine quei bei colori con i quali facevano dei disegni; il Papà era così contento che appendeva i disegni ai muri per poterli vedere quando lavorava. Ma nessuno voleva fare un disegno grigio.

Un giorno, Matitina non lo scorderà mai, Papà si sedette al grande tavolo e cominciò a frugare, spostava i fogli cercando qualcosa con cui scrivere. “Siamo qui!, siamo qui!”, gridavano le sorelle Giotto tutte insieme mentre penne e pennarelli correvano da ogni dove per mettersi in prima fila, ma il Papà non voleva nessuno di loro. Solo tu che leggi puoi sapere che aveva bisogno proprio della semplice Matitina perchè il lavoro che s’accingeva a cominciare era così difficile che avrebbe dovuto cancellare molto. Finalmente la scovò sotto al mucchio di fogli dove aveva trovato rifugio e la impugnò con entusiasmo. Matitina era tutta confusa, nessuno l’aveva mai cercata con tanta foga e si sentiva strana, così stretta nella mano di Papà; stava bene, però, caldina e coccolata. Papà, il cui nome era Albert, iniziò a scrivere e scrisse tanto, ma proprio tanto; a Matitina venne un po’ di mal di capo stando parecchio tempo a testa in giù, ma era così felice di avere trovato finalmente compagnia che non ci faceva caso.

Ogni tanto Papà Albert si soffermava a pensare e Matitina rideva come una matta perchè la usava per darsi una grattatina in testa e le faceva un gran solletico. Per molto tempo nessuno venne a cercare i colori e Matitina fu l’unica protagonista degli svolazzi frenetici che si svolsero sul tavolo; la famiglia Giotto, Penne e Pennarelli erano invidiosi e non si spiegavano a cosa era dovuta quella strana preferenza. Non li desideravano neppure i Bimbi che, chissà perchè, non potevano più entrare nella stanza. Quando Papà Albert andava via Matitina restava di nuovo sola perchè i colori continuavano a non voler fare amicizia con lei; se prima la chiamavano “Incolore” ora era diventata proprio antipatica. Questo a Matitina dispiaceva perchè era di animo buono e avrebbe volentieri raccontato ai suoi compagni che Papà Albert lavorava tutto il giorno, è vero, ma non si capiva nulla di quello che scriveva!, faceva figure che non si erano mai viste prima e tracciava parole che non esistevano in nessuna lingua del mondo. Era un bel mistero: che inventasse un nuovo gioco per i due Bimbi e volesse fare loro una sorpresa?

Poi arrivò il giorno che Papà Albert posò Matitina sul tavolo e non la sollevò più. Passò un giorno, due, tre e Papà Albert non tornò nella stanza: vennero di nuovo i Bimbi alla ricerca dei colori e le sorelle Giotto ne approfittarono per prendere in giro la povera Matitina che era sprofondata in un grande sconforto. “Pensavi di essere diventata importante, invece vedi che non vali nulla!” – gridavano in coro saltellandole intorno – “Siamo noi le sole che portano gioia in questa casa!”. Erano giorni duri per la nostra amica, nessuno si curava di lei e se le rivolgevano la parola era solo per coprirla di ingiurie. “E’ anche peggio di prima” – pensava tra sé – “almeno non sapevo cosa significhi sentirsi utile e avere qualcuno che ti vuole bene!”.

Trascorse così molto tempo e quando ormai non ci sperava più vide Papà Albert entrare nella stanza e frugare di nuovo sul tavolo. Dapprima esitò e mosse solo qualche passo, ma quando vide che Papà Albert ignorava nuovamente i colori, le penne ed i pennarelli corse incontro alla sua mano e si tuffò sul palmo accogliente che la cercava. Accadde una cosa incredibile: Papà Albert la infilò nella tasca della giacca e uscì con lei dalla stanza; non era mai accaduto nulla di simile, mai!, a nessuno!, neppure alla matita Dorata che era la più ambiziosa! Matitina percorse tutta la casa e la osservò con curiosità, aspirò avidamente l’aria del giardino e guardò i fiori e gli uccellini che aveva visto solo nei disegni dei bimbi appesi alle pareti. Com’erano più belli i colori, più vividi e ricchi di sfumature della famiglia Giotto, che prezioso regalo poterli vedere e che gioia sarebbe stata condividere con altri quelle emozioni! Sempre più stupita si allontanò dalla casa e fece un viaggio lunghissimo durante il quale le parve di essere immersa nelle nuvole e vide tanta acqua distesa per terra che Papà Albert chiamò Oceano Atlantico. Naturalmente Matitina non sapeva cosa fossero un Oceano e un Atlantico, ma le pareva lo stesso bellissimo. Il viaggio era una vera avventura per Matitina che però non aveva paura perchè si sentiva al sicuro nella tasca della giacca, imparava tante cose e si sentiva coccolata da Papà Albert che ogni tanto dava un colpetto alla tasca per sentire se era ancora lì. Era proprio felice!

Venne una sera che Papà Albert cambiò giacca, ne mise una che a Matitina non piacque per niente, tutta nera, e anche Papà Albert era tutto serio e nel porla nel solito posto la chiamò con un nome buffo: Portafortuna. Si recarono in una sala affollata dove le persone avevano lo stesso vestito che indossava Papà Albert, erano rumorose, battevano le mani e si alzavano in piedi, era proprio una bella festa! Matitina si divertì moltissimo, sembrava che tutti non avessero occhi che per loro e che Papà Albert fosse molto contento. Dopo qualche giorno Matitina fece lo stesso viaggio al contrario e anche se si era molto divertita era contenta di tornare a casa. Papà Albert le diede un’ultima carezza prima di appoggiarla nuovamente sul grande tavolo di legno scuro, dopo di che Matitina si trovò di nuovo in compagnia delle Sorelle Giotto, di Penne e Pennarelli. Si erano chiesti tutti dove fosse finita e anche se continuavano a darsi delle arie e a fare finta che non gliene importasse nulla erano troppo curiosi per non fare domande. Le si accalcarono tutti intorno chiedendole dove era stata e Gialla voleva assolutamente sapere se il sole aveva il suo stesso colore. Matitina dimenticò le offese del passato e si dispose di buon grado a raccontare tutto quello che sapeva, ma non mortificò i colori rivelando che quelli del mondo erano più belli. Narrò del suo viaggio e della splendida festa cui aveva partecipato, fu molto orgogliosa di annunciare che Papà Albert aveva vinto un premio che si chiamava “Premio Nobel per la Fisica” al quale pareva che le persone in nero attribuissero grande importanza. Disse che a volte era convinta di aver sognato, perchè a consegnarlo era stato un signore molto distinto che chiamavano Re, proprio come nelle favole. Matitina aveva capito che Papà Albert aveva vinto una gara di fiabe perchè la sua era stata la più nuova ed originale. Il titolo le pareva un po’ insolito: “Teoria della relatività” e in effetti i fatti narrati erano molto strani e ai personaggi capitavano le avventure più disparate. Il cuore di Matitina era esploso in una girandola di colori quando il Re si era inchinato a Papà Albert consegnandogli il premio, si era sentita così orgogliosa che un sorriso radioso era spuntato dalla giacca dell’abito nero!

Raccontò anche di tutti i segni e delle parole che aveva scritto assieme a Papà Albert, ma erano così complicati che dovette farlo molte volte. Non le dispiacque affatto, finalmente era riuscita a fare amicizia con i colori e non importava molto se la storia era sempre la stessa. Devi sapere, caro amico che leggi, che quella storia è raccontata ancor oggi e che, ancora oggi, essa affascina chi la ascolta facendo sognare di mondi fantastici oltre ogni immaginazione. Narra di stelle, di bagliori di luce e di posti così lontani che anche se iniziassi a camminare oggi non vi arriveresti mai. Quando la leggerai anche tu non dimenticarti della piccola matita grigia senza la quale il suo autore non avrebbe cambiato il mondo e il cui nome era Albert Einstein.

7 COMMENTS


  1. Brava Cristina… E’ una bella sorpresa scoprirti nella veste di scrittrice. Mi piacerebbe divulgare il racconto… troviamo insieme la modalità? Ti va?… Aspetto una tua conferma.

    (Nuccia Mola, assessore Comune di Castelnovo ne’ Monti)