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Si ricorda il vescovo Gilberto Baroni

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Sarà il vescovo Adriano Caprioli a ricordare domenica prossima, 14 marzo, alle ore 10,30, con una solenne concelebrazione in cattedrale a Reggio Emilia, l’undicesimo anniversario della morte del vescovo Gilberto Baroni, che per quasi cinque lustri ha retto la diocesi di Reggio Emilia-Guastalla.
Nato a Gherghenzano (Bologna) il 15 aprile 1913, fu ordinato sacerdote il 18 ottobre 1935; il 27 dicembre 1954 veniva consacrato vescovo con il titolo di Tagaste in Numidia, divenendo ausiliare dell’arcivescovo di Bologna cardinale Giacomo Lercaro. Il 30 maggio 1963 fu nominato vescovo di Albenga, dove rimase sino al 1965. Si spense a Bologna il 14 marzo 1999; i suoi solenni funerali si svolsero nella Cattedrale di Reggio Emilia, dove volle essere sepolto per testimoniare il profondo vincolo di paternità e amicizia con la Chiesa reggiano-guastallese.
Il 6 giugno 1965 aveva fatto il solenne ingresso nella nostra diocesi, raccogliendo l’impegnativa eredità di mons. Beniamino Socche. Ha guidato la nostra Chiesa nell’attuazione del Concilio Vaticano II, portandola a vivere l’intensa stagione del Sinodo diocesano fino alla memorabile visita compiuta a Reggio da Giovanni Paolo II il 5 e 6 giugno 1988.

“Il vescovo, uomo di Dio, sposato alla sua Chiesa”: questa lapidaria ed efficacissima definizione che del vescovo Gilberto diede nel 1988 l’allora vescovo Camillo Ruini ben fotografa quello che è stato per la comunità ecclesiale mons. Baroni, contraddistinto da un fortissimo “sensus Ecclesiale”.

Impegno per il rinnovamento e la promozione della liturgia, formazione spirituale dei laici e dei sacerdoti, evangelizzazione, promozione del laicato – Azione Cattolica ed associazioni ecclesiali -, elevato magistero, profondità di pensiero, impegno pastorale nella cultura e sviluppo del Centro Giovanni XXIII, testimonianza adamantina del Vangelo – ad una delle sue ultime lettere pastorali diede questo emblematico titolo “Io non mi vergogno del Vangelo” -: sono state tra le peculiarità del suo episcopato.

“Mons. Baroni è stato sicuramente un santo pastore; così dotato nella mente e nel cuore, eppure tanto umile e schivo; così ricco di fede e di contemplazione di Dio, ma anche di tanta e squisita umanità, cosciente sempre della sua dignità e responsabilità e, insieme, tanto vicino e accogliente”, lo ha definito don Lao Fontana- che per oltre 24 anni ne è stato il fedele, dinamico e discreto segretario.
Certamente quella del vescovo Gilberto è stata una figura carismatica per la sua formidabile statura spirituale, umana, magisteriale, indiscussa fermezza, intensa paternità spirituale e affabilità ed il suo incondizionato affidarsi alla Parola di Dio.

Mons. Baroni ha lasciato un ricchissimo patrimonio di lettere pastorali, omelie, discorsi contrassegnati da profondità di analisi, chiarezza espositiva e straordinaria attualità sotto il profilo magisteriale, liturgico, spirituale, teologico, pastorale, e da alcune geniali intuizioni – quali il “digiuno televisivo” proposto in Quaresima. A quando l’edizione in volume della sua opera omnia?