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Strade reali e strade virtuali

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Riceviamo e pubblichiamo.

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In queste ultime settimane noto con piacere un concentrarsi di iniziative, proposte e manifestazioni riguardanti lo sviluppo del nostro Appennino. Industriali e Confcooperative, in coerenza con la ricerca di un anno fa su “Ri-conoscere la montagna”, propongono impegni concreti tesi a sostenere ed agevolare ricerca, innovazione, accesso ai mercati, favorendo la creazione di reti di imprese, con particolare riferimento al manifatturiero, all’agroalimentare ed al turismo.

L’associazione Sestante, composta da tre neo-professioniste, presenta una ricerca tesa ad evidenziare i punti di forza del nostro Appennino, sostenendo tra l’altro come occorra evitare una forma di scissione tra la gente ed il proprio territorio, misconosciuto in particolare dalle giovani generazioni (“Molti giovani delle scuole superiori non sono mai saliti sulla Pietra”).

Il Parco nazionale promuove o sponsorizza varie iniziative culturali, sportive, ricreative. Il presidente stesso non manca di proporre contributi e scritti sollecitanti un dibattito nel merito. Credo che si tratti di proposte, ricerche, iniziative, provocazioni che vanno valutate positivamente.

Il mio dubbio è che siano di per sè capaci di modificare il tessuto sociale ed economico, in particolare dei comuni del crinale. Infatti, come già evidenziò chiaramente il Convegno ecclesiale della montagna pochi anni fa, occorre avere consapevolezza di un dato di fatto: esistono “due montagne”, una da Castelnovo ne' Monti verso valle e un’altra sul crinale appenninico.

Basterebbe osservare un indicatore molto significativo: i “grafici” demografici dei tredici comuni della Comunità montana si presentano con otto che puntano verso l’alto e cinque verso il basso (quelli del crinale). Ora, poiché nei documenti, nelle ricerche, negli articoli cui faccio riferimento, salvo mio errore, questo dato mi pare assente, credo che si potrebbe correre il rischio di aiutare a crescere chi già un po’ cresce (e non è un male) e condannare a decrescere chi già è in grave calo (e questo è un male).

Mi pare (non in tutti e non sempre) che si tenda ad indicare, anche implicitamente, chi solleva il tema della manutenzione permanente del territorio in abbandono come attività urgente e primaria capace anche di dare occupazione e creare un’economia locale, oppure chi sostiene la priorità di comunicazioni viarie scorrevoli e sicure, come retrogradi, pessimisti, piagnoni. Così pure chi continuamente dice che prioritaria è la “banda larga” contrapponendola alla viabilità, come se non fosse ovvio che ambedue sono essenziali, essendo altrettanto ovvio però che ciò che viaggia sulle strade non può correre dentro la fibra ottica.

Chi vive sul crinale non sogna capannoni e fabbriche sul proprio territorio. Sa che le caratteristiche del proprio territorio le sue vocazioni stanno in una “ruralità di pregio”, nella”salutare vivibilità” e così via, ma sa anche che per arrivare a basare una propria economia su queste risorse occorre da un lato essere in modo relativamente agevole accessibile e dall’altro garantire, appunto attraverso una viabilità accettabile, un pendolarismo sostenibile che contribuisca ad integrare l’economia locale.

E’ pur vero che nelle comunità residenti sul crinale, ovviamente depauperate delle forze più vitali nel corso dei decenni, si fatica a trovare capacità imprenditiva e voglia di fare (salvo eccezioni che pure vi sono), ma non credo che ciò giustifichi da parte delle istituzioni ad ogni livello, delle agenzie economiche, una scarsa considerazione delle specfiche condizioni dei territori del crinale; ed è a dir poco privo di lungimiranza una classe politica, imprenditoriale, dirigente che assistesse al degrado di un’ampio territorio della propria provincia senza considerare le conseguenze gravi per l’intero “corpo provinciale”.

Ovviamente sono ben consapevole che il discorso sulle classi poilitiche, imprenditoriali, dirigenti è parimenti rivolto a quelle regionali e nazionali.

(Claudio Bucci)

P.S. - A titolo puramente informativo segnalo all’associazione Sestante che le “Case passive” di CasaClima di Bolzano sono fattibili anche da noi, ed esistono già.