Stavo recandomi a Ferrara ed ero uscito dall'autostrada per code e incidente. Ho preso una strada provinciale. Mi sono imbattuto in tante case vecchie, abbandonate, segni di uno spopolamento della campagna, simile a quello dell’Appennino e di tanti paesi dell’Italia centro-meridionale.
Lo spopolamento è anche di figli, di giovani. C’è chi nutre il timore che si stia andando dalla famiglia con un figlio unico alla coppia senza figli. Le statistiche parlano chiaro. In Italia ci sono sempre meno giovani, sempre più anziani. Alla politica della gioventù si affianca, peggio ancora, si sostituisce quella della terza/quarta età. Non si devono programmare oratori o centri giovanili, che vanno a finire (!) ma bocciofile, luoghi per giocare a tombola, a carte, palestre su misura per quelli di una certa età.
Ho l’impressione che gli anziani, se godono di buona salute, siano più felici e tranquilli dei giovani: hanno la pensione, non lavorano più, possono permettersi di seguire i loro passatempi giovanili, di andare in pellegrinaggio o in gita, al mare con il sostegno dei comuni… Ma i giovani? Se sono della categoria dei “responsabili”, di chi usa il cervello, hanno ben motivo di preoccuparsi: dopo gli studi, devono affrontare la ricerca di un posto di lavoro, che non sia precario, che permetta di crearsi una famiglia, di far studiare i figli… Non è facile: il precariato non dà nessun garanzia, per cui sembra davvero che giovani stiano peggio di un settantenne, in buona salute.
Vanno al lavoro dopo, si sposano dopo, diventano padri e madri di famiglia dopo, invecchiano dopo, sperando di godere di una pensione che garantisca questo mitico “dopo”. Se in Italia la tendenza non cambia, siamo destinati a diventare una nazione di vecchi.
Generare un figlio è diventata una scommessa sul futuro. Qualcuno si rifiuta di farlo perché non vuole che al mondo ci sia un infelice in più. Altri sentono l’incapacità di educare, di essere per loro centro di riferimento, in un mondo che questi centri li ha moltiplicati e, spesso, sono fonte di confusione, di dubbi, d’incertezze. La famiglia è diventata più povera, più fragile. Proteggendola, la società si autoprotegge e soprattutto offre ai giovani quel punto di riferimento, di cui anno bisogno e dal quale, gradualmente, dovranno imparare staccarsi.
Stesso quadro
Grande Don! Qui si aspetta marzo con la primavera: qualche margherita è già sbocciata ma… è ancora inverno. Saluti e grazie per le riflessioni da una generazione un po’… “evaporata” di mezza età che sta andando a lavorare!
(Commento firmato)