Nei giorni scorsi (è datato 16 gennaio u.s.) è stato inviato al Comune di Castelnovo ne' Monti un appello indirizzato al sindaco e al Consiglio comunale firmato da diciassette cittadini. L'originale con le firme è stato consegnato al protocollo del Comune. Lo pubblichiamo di seguito.
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Ill.mo Signor Sindaco Gian Luca Marconi, Signori Consiglieri comunali, noi sottoscritti cittadini di Castelnovo ne’ Monti con questo appello vogliamo dare un piccolo contributo al confronto in atto sul tema immigrazione, un tema attuale anche qui. Ciò che è accaduto alcune sere fa a Castelnovo ne’ Monti, protagonisti tre giovani albanesi, è deprecabile e condannabile. Ai carabinieri va tutta la nostra solidarietà. L’arresto dei colpevoli testimonia che i tutori della sicurezza dei cittadini fanno il loro dovere, mentre i passi successivi spettano alla giustizia, la sola deputata a punire chi viola le leggi. Tutto il resto, comprese alcune prese di posizione di cittadini nascosti dietro l’anonimato comparse su siti web, si spiega con la montante canea contro gli immigrati, ma non si giustifica.
Ormai, complice il sistema informativo, è diventato quasi automatico associare uno straniero a un atto criminoso. Poi, purtroppo, accadono fatti come quello di Venezia, dove alcuni venetissimi ragazzi hanno tentato di dare fuoco a un innocuo clochard, a smentire chi fa disinformazione. E mentre l’Italia è preda di questo abbaglio collettivo, la criminalità vera, quella mafiosa, italiana DOC e in giacca e cravatta, ma anche quella straniera, si sta impadronendo di interi distretti produttivi anche e soprattutto qui al nord. Certo, tra gli stranieri ci sono anche i malavitosi così come tra gli italiani e nei loro confronti vanno applicate le leggi. Nessun cittadino, però, e nessuna forza politica, può arrogarsi il diritto di anticipare giudizi di condanna o di assoluzione che competono esclusivamente al sistema giudiziario.
La questione immigrazione ha ormai una sua storia nel nostro paese e se pare sul punto di esplodere è perché da una parte (il centro-sinistra) è stata sottovalutata; dall’altra parte (il centro-destra) è stata strumentalizzata. Non si troverà mai una soluzione condivisa se non si analizza il fenomeno partendo dall’evoluzione economico-sociale degli ultimi decenni. In tempi in cui capitali e merci viaggiano liberi per il mondo è impensabile che non possano farlo le persone, comprese quelle che si muovono per cercare lavoro o per fuggire da regimi totalitari. Queste masse arrivano anche in Italia perché, lo vogliamo riconoscere o no, la nostra economia e pure noi singoli cittadini abbiamo bisogno di loro.
Che poi su questi fenomeni si possano innescare attività malavitose è altrettanto storicamente provato. Assieme agli emigrati proprio noi italiani abbiamo esportato la mafia. E’ qui che entra in ballo il ruolo dello Stato nelle sue articolazioni.
Prendiamone serenamente atto: sia la Bossi-Fini che il "Pacchetto sicurezza" hanno fallito. La ragione principale del fallimento è molto semplice: invece di affrontare il problema per risolverlo, questi provvedimenti lo rimuovono, declassandolo a semplice questione di pubblica sicurezza, mentre invece si tratta di fenomeno socio-politico di dimensioni mondiali, quasi bibliche. Ci sono poi altri motivi che hanno contribuito al fallimento, motivi molto meno nobili sui quali non si può tacere.
Il bisogno di qualcuno di mantenere alta la tensione sul problema per poterlo usare come quotidiano strumento propagandistico; la necessità di molti padroni del nord di disporre di mano d’opera a basso costo e non sindacalizzata di cui liberarsi senza tanti problemi al primo accennare di crisi; le esigenze della fragile economia del sud, quella agricola in primo luogo, di poter manovrare migliaia di braccianti, ridotti quasi in schiavitù, per poter rifornire il resto d’Italia di frutta e verdura a prezzi competitivi. Che poi su questi processi, come la rivolta di Rosarno starebbe a indicare, si possano essere infiltrate le varie mafie, lo dovranno stabilire le forze dell’ordine e la giustizia.
Però non aiutano a fare chiarezza e a risolvere il problema la deportazione messa in atto a Rosarno e le parole del ministro Maroni (“con loro troppa tolleranza”) perché così si rischia di trasformare le vittime, esseri umani ridotti in semi-schiavitù e presi di mira a colpi di fucile, in colpevoli.
Lo scrittore Roberto Saviano ha dichiarato al Tg3: “La rivolta di Rosarno è la quarta degli africani contro le mafie. Mi piace sottolineare che gli africani vengono in Italia a fare lavori che gli italiani non vogliono più fare e a difendere diritti che gli italiani non vogliono più difendere”. Si tratta di parole sagge che fotografano bene la realtà.
Per capire quanto la questione immigrazione riguardi anche Castelnovo ne’ Monti, basta che i suoi abitanti si pongano questa elementare domanda: “Possiamo fare a meno degli immigrati?”. Qualsiasi persona non in malafede non può che rispondere: “No, non possiamo farne a meno”. Abbiamo bisogno delle badanti per i nostri anziani, dei muratori e dei manovali per costruire le nostre case, dei braccianti per le nostre campagne e le nostre stalle, degli operai per i nostri caseifici, delle donne per pulire i nostri uffici e così via. Per essere franchi fino in fondo, aggiungiamo pure che anche gli sniffatori di cocaina hanno bisogno dello spacciatore extracomunitario. A un bisogno non si può rispondere gridando: “Mi servi, ma non disturbare”.
Che fare dunque? Innanzitutto bisogna prendere responsabilmente atto che il fenomeno esiste e ha molte facce che occorre avere la volontà di andare a conoscere. Una volta conosciuto, va governato.
Tutti noi sappiamo, perché li conosciamo e conviviamo da anni con loro, che gli immigrati nella loro stragrande maggioranza sono gente onesta e buoni lavoratori. Poi ci sono anche i malavitosi così come ci sono tra gli italiani, ma a loro devono pensare le forze dell’ordine e la giustizia.
I nostri amministratori hanno precisa conoscenza di cosa accade giornalmente nelle varie comunità di stranieri o si affidano al sentito dire e alle suggestioni collettive? Uno di noi sottoscrittori di questo appello qualche tempo fa ha raccolto la seguente dichiarazione da un immigrato macedone, persona di elevata cultura che in Italia ha creato un’impresa con oltre dieci dipendenti: “Il nemico numero uno di noi immigrati siamo noi stessi quando non isoliamo chi non rispetta le leggi del paese che ci ospita, però è anche vero che nessuno ci chiede di farlo”. E’ la dimostrazione che tra di loro c’è gente, molta gente, che aspetta solo di essere coinvolta.
Il percorso virtuoso che con questo appello vogliamo indicare è quindi questo: monitorare, conoscere, ascoltare, coinvolgere, responsabilizzare, integrare, aiutare, educare, punire se necessario, governare avendo sempre presente che si tratta di persone con un cervello, un cuore, un’anima. Per farlo servono volontà e strumenti e ci permettiamo di indicarne un paio:
- una conferenza sull’immigrazione promossa dal Comune allo scopo di fotografare la situazione locale (quanti sono gli immigrati, quali le ragioni che li hanno spinti fin qui, che attività svolgono, qual è la loro sistemazione abitativa, come bambini e ragazzi si sono integrati a scuola, quali sono i rapporti con gli italiani, ecc.), così da poter mettere a punto gli strumenti più idonei per favorire la migliore integrazione, ma anche per dare un segnale forte ai cittadini che hanno bisogno di essere rassicurati sul fatto che il fenomeno è governato;
- costituzione di una Consulta permanente dell’immigrazione, diretta dal sindaco o da un suo delegato, di cui facciano parte i rappresentanti del Consiglio comunale, sindacati, associazioni di volontariato che lavorano con gli immigrati, scuola, Centro territoriale permanente per l’istruzione (CPT), forze dell’ordine, almeno un rappresentante per ogni comunità di stranieri più rappresentativa.
Questo ci pare un modo concreto per uscire dal disinteresse, dalle soluzioni rabberciate e dalla propaganda fine a se stessa, ma anche per evitare che qualcuno, soffiando sul fuoco, liberi l’animale che c’è in ognuno di noi, un animale che si chiama razzismo.
Nella speranza di avere portato un piccolo contributo, auguriamo al Consiglio comunale buon lavoro.
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Non credo ai miei occhi!
Finalmente leggo un discorso ragionevole ed equilibrato sulla questione immigrazione! Non conosco i firmatari del documento, ma sottoscrivo ogni parola. Concordo, in particolare, sull’affermazione che i cittadini abbiano bisogno di essere rassicurati sul fatto che il fenomeno è conosciuto e, soprattutto, governato, e la conferenza mi sembra un buon primo passo su questa via.
(Commento firmato)
Domande
Leggendo questo “appello” mi sovvengono spontanee 2 domande:
1- quale sia l’utilità pratica dello stesso; in che modo possa pervenire quel “piccolo contributo” da loro predicato;
2- chi sono i 17 “virtuosi” e “illuminati”… mi piacerebbe spiegare loro dove, a mio parere, sbagliano.
(Alessio Zanni)
Grazie alla segnalazione di un’amica, ho potuto leggere il testo della lettera sottoscritta da 17 cittadini di Castelnovo ne’ Monti e inviata al sindaco. Mi trovo d’accordo con questi cittadini ma, soprattutto, ho apprezzato i toni usati, almeno per una volta non “urlati” ma pacati e argomentati in modo chiaro, comprensibile. Pacatezza e confronto democratico sono concetti che, purtroppo, sembrano dimenticati, non solo da molti cittadini italiani ma soprattutto dai nostri politici. Politici che, per il loro ruolo, più di tutti gli altri dovrebbero avere la capacità di affrontare le questioni senza inutili isterismi.
Grazie.
(Gabry Ponti Canepa)
Dopo qualche esperienza personale a diretto contatto con gli immigrati, in pianura ed in montagna, apprendo con un anelito di speranza questa iniziativa, che vuole finalmente affrontare la questione sociale in un rapporto di dialogo. Sono sicura che qualcuno gioirà con me e si sentirà po’ più motivato e compreso nello sforzo quotidiano di ciò che dà a queste persone. Mi aspetto quindi di conoscere programmi, modalità e impegni… Sempre che “l’ care” non sia una formula vuota che tacita molte coscienze!
(Commento firmato)
Pollice in su!!
Un segnale davvero positivo che 17 cittadini si interessino, analizzino e facciano proposte su un tema scottante (soprattutto per alcuni!) come l’immigrazione. Un segnale che dà speranza ad un sempre maggiore coinvolgimento della società civile sulle varie sfaccettature delle problematiche che ci interessano. Condivido quasi in toto anche le analisi esposte. Mi permetto di sottolineare un aspetto che il documento non affronta: sono d’accordo che i cittadini immigrati con regolare permesso di soggiorno non sono un problema (nè più nè meno degli italiani), ma i clandestini, che, con le attuali leggi, non hanno alcun diritto e non possono aspirare ad averne, solo la prospettiva di fare la fame, qua o nel loro paese poco cambia per loro. Per noi invece l’alibi di potere attribuire loro tutte le colpe di crimini o semplici disagi che ci succedono intorno. E’una provocazione (neanche tanto), ma se non si parte dal presupposto che per una convivenza pacifica e civile il primo tassello sia quello di avere tutti uguali diritti e doveri di fronte alla legge e alle comunità in cui si vive, si fa poca strada.
(Domenico Dolci)