Sabato 16 gennaio, presso l’Aula Mater dell’Oratorio cittadino (in via Adua, 79), la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, insieme all’Istituto dei Servi della Chiesa, di cui don Altana è stato colonna e mente ispiratrice, ricorderà il sacerdote nel decimo anniversario della morte, con una giornata di studio e di testimonianze dal tema “…per la salvezza di ogni persona”. Espressione che introduce al segreto della sua vocazione e missione.
Nella mattinata interverranno il Vescovo Ausiliare, Mons. Lorenzo Ghizzoni, due giovani studiosi di storia del cristianesimo contemporaneo, Paolo Trionfini e Enrico Galavotti, insieme a tre vecchi amici di don Alberto: Vittorio Cenini, don Ambrogio Morani e Sandro Panizzi.
Nel pomeriggio, dopo il pranzo, che sarà possibile prendere sul posto previa iscrizione (0522 436840 ore ufficio), sono previste numerose brevi testimonianze dirette.
Alcuni testimoni verranno dalla Calabria, dalla Svizzera e dalla Spagna, dove don Alberto ha “sconfinato” per rispondere agli inviti di varie diocesi in Italia e in Europa, desiderose di confrontarsi sul diaconato e sul rinnovamento della Chiesa conciliare.
Coordinerà i lavori il giornalista Davide Nitrosi.
Una memoria incancellabile
Scrivendo la “Chiesa dei Santi” avevo introdotto un personaggio, interpretato da un marocchino “vero”, un ex attore del cinema a Casablanca, che ricordava uno dei tanti episodi di carità di don Alberto: arrivato alle 2 di notte, don Alberto si è alzato da letto e ha ceduto il suo posto nel letto. Mi spiace di non averlo frequentato di più, essendo mio vicino all’Oratorio Cittadino. L’ho conosciuto nel tempo e sono convinto che nel suo desiderio di povertà, ha chiesto a Dio la spoliazione di tutto se stesso, anche della sua intelligenza e possibilità di comunicare. L’ho immaginato nella sua malattia, come Cristo in croce, fissato nel momento dell’agonia, in cui grida: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Don Alberto non è stato abbandonato: con grande affetto è sempre stato seguito dai suoi figli e figlie spirituali. La sua memoria ora “spiritualmente” è don Daniele! A lui, a don Emanuele, ai Servi della Chiesa la mia preghiera riconoscente. Ho sempre un debito grande da pagare a loro!
(Don Vittorio Chiari, a nome dei salesiani un tempo a Santa Croce)