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Riflessione dopo gli scontri di Rosarno

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Riceviamo e pubblichiamo.

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“Gli immigrati se ne devono andare!”. “Sono stati loro a cominciare!”. Come non capirli, gli abitanti di Rosarno. Sono loro che ci hanno rimesso di più in questi giorni di scontri tra abitanti locali e immigrati: vetrine rotte, automobili incendiate, tanta paura… Come non capirli, gli abitanti di Rosarno! Dicono che la situazione è insostenibile, che queste persone straniere non si potranno mai integrare, che se non hanno la possibilità di avere una casa è meglio che se ne tornino ai loro paesi.

Già… come non capire gli abitanti di Rosarno che in questi giorni rispecchiano molti altri italiani$ che vedono l’immigrazione soltanto come un problema e una minaccia alla nostra tranquillità e incolumità. Eppure, qualcosa mi sfugge, non riesco a giustificare quegli abitanti di Rosarno che hanno manifestato con tanta rabbia e violenza la loro contrarietà alla presenza degli immigrati.

Quelli che oggi sono i “maledetti”, quelli da cacciare con la forza, sono le stesse persone che lavorano nei campi ogni giorno in condizioni disumane per 10-12 ore al giorno ricevendo una paga miserabile, per raccogliere gli agrumi che mangiamo. Un “gioco” che frutta molto al racket della malavita e ad imprenditori e padroni senza scrupoli. Condizioni di lavoro e di ricatto che si devono chiamare con un nome tanto antico quanto scomodo: schiavitù. E noi, che ci riempiamo tranquillamente la pancia dei frutti di questo sporco sudore, non possiamo più tollerare ora che siamo informati e sappiamo come funziona.

Un’altra cosa mi sembra essere fuori da ogni logica. Quasi un anno fa le cronache ci riportavano gli stessi avvenimenti, nello stesso paese, con le stesse dinamiche e nei tg si vedevano le stesse immagini e interviste che portavano alla luce alcune storie (oltre ai luoghi in cui vivono in condizioni disumane) di questi immigrati. E mi chiedo: dopo un anno non è cambiato nulla? Gli episodi di inizio 2009 non hanno insegnato nulla e, soprattutto, non hanno spinto nessuno a cercare provvedimenti affinché non si potessero più ripetere questi eventi? La risposta mi sembra scontata: evidentemente non è stato fatto proprio nulla!

Lo Stato è intervenuto solo nell’emergenza di questi giorni, con la forza (doverosa) di polizia per sedare gli scontri e allontanare (o deportare) centinaia di immigrati verso altri centri di accoglienza. Sembra quasi che si voglia risanare una ferita asportando solamente il “corpo estraneo” senza curare e disinfettare tutto il tessuto. Credo che il vero problema sia combattere la ’ndrangheta, non gli immigrati! Gli stranieri non possono diventare il capro espiatorio di un sistema che in sé è marcio. Allontanati questi immigrati rimarranno solo quelli (insieme agli autoctoni) che supinamente accettano le “regole” della malavita e gli abitanti torneranno ad essere “tranquilli” perché tutto torna nella normalità. Per quanto tempo?

Ecco allora che mi viene da chiedere agli abitanti di Rosarno un sussulto di dignità e di responsabilità, affinché si possano ribellare alla mafia, alla ’ndrangheta, al silenzio e all’omertà che portano sfruttamento e rabbia. Si mettano insieme per rompere l’equilibrio e lo status quo che porta solamente l’illusione di tranquillità e benessere. Esistono già molti esempi di persone e di realtà che lottano dal basso contro le mafie e i sistemi di criminalità organizzata, basti ricordare il Consorzio GOEL nella realtà della Locride e l’Associazione Libera. E proprio a Reggio Emilia il prossimo 1° marzo 2010 si terrà la marcia nazionale contro tutte le mafie.

Alla fine, mi viene da chiedere: come non capire gli immigrati di Rosarno?! Loro, almeno, hanno tentato di rompere un sistema che non condividono, hanno capito che sono sfruttati e non riconosciuti come uomini. Hanno reagito nella maniera sbagliata, con la violenza, ma è sicuramente un sussulto di dignità e una richiesta “urlata” di giustizia e di aiuto.

Stato italiano, Chiesa, cittadini di Rosarno, cittadini italiani tutti e nuovi cittadini provenienti da paesi stranieri… IN PIEDI contro le mafie e lo sfruttamento! Insieme ce la possiamo fare e potremo riuscire a convivere con il diverso, con lo straniero. Perché si possa vivere in pace è necessaria la giustizia e per vivere bene la giustizia è necessario il perdono e la riconciliazione.

Un invito particolare a tutti i cristiani, perché sentano questa “battaglia” per la giustizia come espressione diretta della propria fede. E un invito a tutti i cittadini italiani per un sussulto di onore: liberiamoci dalla mafia, dalla corruzione e dall’ingiustizia! Perché le tante “Rosarno” d’Italia possano vivere in pace è necessario un movimento culturale. Non è più rimandabile un impegno forte e coerente contro la malvagità organizzata. Per dare dignità agli immigrati e per ridare dignità agli italiani!

(Gianmarco Marzocchini, direttore Caritas diocesana Reggio Emilia–Guastalla)

6 COMMENTS

  1. Malvagità organizzata e schiavitù
    Una scena, di questi giorni a Rosarno, mi ha molto colpito. Gli stranieri, se non erro in gran parte irregolari, passavano dal Capo prima di partire a ritirare la paga. Vedevo un mazzetto di banconote da 100 euro, ma non ho visto buste-paga… Come mai? Perchè non chiederlo agli interessati, immortalati dai filmati tv? Così, tanto per passare dalla filosofia alla pratica… O vogliamo limitarci alla lotta alla mafia solo coi proclami o le marce, rimanendo però lontani dal perseguire atti illeciti?

    (u.g.)

  2. Siamo tutti clandestini!
    Dopo Rosarno 2010 siamo tutti immigrati regolari e clandestini. Stiamo con chi è sfruttato e contro chi sfrutta. Vogliamo misure e “deportazione” e pagamento dei danni alla COMUNITA’ anche per chi ha richiamato usato e sfruttato lavoratori non regolari per far soldi. Basta col razzismo in doppio petto.

    (Commento firmato)

  3. Il vero problema
    Se la gente di Rosarno si sta ribellando in questa maniera così forte, se hanno raggiunto un punto tale di inciviltà e rivolta, credo sia solo perchè hanno raggiunto un livello di disperazione ed esasperazione che non permette più loro di andare avanti serenamente. D’altro canto i poveri immigrati, partiti da paesi dove guerra e miseria fanno da padrone, che vivono in condizioni disumane come gli schiavi neri delle piantagioni di cotone americane, che lavorano come “negri” (come li appella @CIl Giornale#C, ma senza virgolette…) per un tozzo di pane tutto il giorno non sono certo da biasimare.
    Gli schifosi, i peggiori, i veri responsabili di questo casino, gente della peggior specie contro cui bisognerebbe procedere con la peggior condanna, sia penale che morale, sono quegli sfruttatori cani che da questa situazione penosa traggono profitti milionari pagando poco e niente a giornata i braccianti extracomunitari. Loro sì sono il vero problema. Piaga diffusa in tutta Italia, anche nel benestante e industrializzato nord, contro cui si dovrebbe scagliare tutta l’attenzione e la forza del nostro esecutivo. Mafiosi? Ndangheta? Caporali? Chiamateli come volete, ma sono loro da eliminare.

    (Alessio Zanni)

  4. Vergogna!
    Vergogna, Maroni, vergogna questo governo. Via alle ruspe, e quella gente dove finirà? Questo nessuno se lo domanda. Vergogna alla “LEGA”! Vergogna a chi non punisce severamente chi ha sfruttato tutta questa gente portandola all’esasperazione. Sono orgogliosamente un abitante del mondo, sempre di più NON ITALIANO! Vergogna!

    (M.S.)


  5. Quanta ipocrisia. Ma ci pensate che se avete le clementine a un’euro al kg e il san marzano a 50 centesimi al barattolo è perchè la raccolta la fanno degli schiavi a 20 euro al giorno? Ma perchè i magici giornalisti Fininvest e Rai invece di intervistare i neri non vanno a chiedere al bianco che li paga chi è? Perchè nei nostri salotti televisivo-politici nessuno chiede che tasso di disoccupazione c’è a Rosarno e perchè la raccolta delle arance non la fanno i ragazzi del luogo? Sapete perchè? Perchè vorrebbero essere messi in regola e ben pagati, ma poi il prezzo cresce…

    (S.S.)

  6. Ieri i “negri” eravamo noi
    “Con il legno della storia costruiamo la barca del futuro”, ho letto da qualche parte. Ma il controllo dell’oblio è uno dei più spietati strumenti del potere, come dice Le Goff. Far dimenticare la propria storia può essere comodo per chi opera nel presente, sottrae a memorie scomode per l’oggi. L’oblio del passato rende possibile l’accettazione di provvedimenti e comportamenti che la menoria non consentirebbe senza vergogna perchè in contrasto con le nostre radici, il nostro ieri. Quando disprezzati, sfruttati, cacciati, linciati erano i nostri emigranti in Francia come negli Stati Uniti, in Argentina come in Australia. E’ l’oblio del nostro passato recente che rende ammissibile l’invenzione di una tradizione immaginaria, baggianate tipo divinità fluviali con annessi riti acquatici e la vergogna di provvedimenti vessatori verso le vittime anzichè verso gli sfruttatori, la vergogna di Rosarno. Ci sono momenti in cui non dovrebbero più contare convenienze di partito e calcoli elettorali: questo è uno di quei momenti. Il silenzio pressoché totale dei partiti di centrosinistra ferisce particolarmente.

    (Dalmazia Notari)