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La mancanza di un canile fa scattare l’allarme nel capoluogo montano. Intervista alla dottoressa Loretta Boni

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Ore contate per i figli di un setter scampato a una fucilata vendicativa e per tre incroci pastore strappati al bosco. La dottoressa Loretta Boni: “Erano già pronti 150mila euro per il canile della montagna. E invece… sparirà il volontariato con gli anziani, pericoli per la collettività e maggiori costi”.

Una vicenda… all’italiana

Ancora poche ore e i 7 cuccioli ora ospitati presso lo studio veterinario della dottoressa Loretta Boni a Castelnovo ne’ Monti dovranno partire per il canile di Castelnovo Sotto, verosimilmente loro ultima meta.
E’ la storia di 3 pastorini di taglia medio grossa (Jean Luc, Nuxia, Antoine), recuperati dai volontari di Aiut Appennin Emilia Romagna Ricerca Soccorso, in un bosco a Carpineti.
E anche quella di Yaris, Twingo, Benz, Astra, Jimmy, figli di uno splendido esemplare di setter – pare scampato a una fucilata per le sue modeste doti da caccia - che li ha partoriti nel sicuro di un sottoscala di un’abitazione, educandoli a sporcare fuori dal piccolo ricovero.

Loretta Boni, che nella natia Castelnovo ne’ Monti è tornata nel 1991, di cani ora ne ha 12. Due da soccorso e dieci “relitti canini”, li chiama lei, come il bassotto morsicatore scampato a iniezione letale (e che ora non morsica più), o il cane più scalcinato di tutti, che ancora trema se lo guardi negli occhi. Viene dal vecchio canile di Villa Minozzo, chiuso un anno fa perché fatiscente.

“E ora il canile in Appennino non c’è più - spiega la dottoressa, ormai senza speranza - questi cuccioli non possono più stare nelle mie gabbie. Se nessuno li adotta, il loro destino è al canile di riferimento, a Castelnovo Sotto, perché manca quello sul territorio, dato che infatti non disponiamo nemmeno di questo tipo di ricovero temporaneo”.

Un guaio per la collettività?

“Beh, problemi ogni volta che ci si imbatte in ritrovamenti di cani feriti, moriscatori e cucciolate, che, se avviati subito al canile distante, di fatto pregiudica fortemente la loro adozione”.

Cosa occorrerebbe?

“Non lo chiamo canile, ma una struttura centrale, lo chiamerei un presidio zooantropologico, dove animali e persone lavorino assieme e, la sosta, consenta ai cani di poter essere reimmessi nel circuito, motivati e, se necessario, di nuovo educati. Ecco a cosa serve un canile”.

E invece?

“Ora che si parla della smobilitazione della Comunità Montana è chiaro che siamo al lumicino. E dire che la nostra associazione, Aiut Appennin Emilia Romagna, da 4 anni conduce un progetto con l’impiego dei cani nei centri diurni, che sta dando grandi risultati e con persone che ne hanno tratto grande giovamento”.

E quindi?

“Abbiamo costruito una rete sociale, ma ora manca la struttura. Se la spinta del volontariato è la motivazione questa era il canile: venendo meno, perderemo tempo e anche quest’attività di volontariato”.

Cosa succederà?

“Qualche problemino in più lo avremo: 80-90 adozioni all’anno, che fino ad oggi abbiamo garantito, si tramuteranno in maggiori costi per i Comuni e mancherà una presenza capillare sul territorio, che limita gli animali vaganti a beneficio dell’incolumità pubblica”.

Che idea si è fatta?

“Che questo canile non interessa a nessuno, oppure ci sono difficoltà ritenute insormontabili. Ma è un peccato perché ci sono 150mila euro della Regione già stanziati, come ho appurato, essendo parte della commissione per la gestione del randagismo provinciale. Un treno che passa ora. Io non credo che non si trovi un terreno in tutto l’Appennino, dove costruirlo”.

Per info sulle adozioni dei cuccioli (vaccinati e dotati di microchip):
346 239 5893 / 339 322 9144.

(Gabriele Arlotti)

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3 COMMENTS

  1. Vergogna!
    E’ una vergogna che non ci sia un canile in tutta la comunità montana. I cani non parlano, non si lamentano; si sterilizzano, si anestetizzano e si portano a Castelnovo… Sotto! Problema risolto? No!
    Così si spende di più e si rinuncia ad una serie di iniziative benefiche che potrebbero prendere piede con una struttura adeguata, come la pet-therapy. Un altro bell’esempio di civiltà delle nostre istituzioni.

    (Alessio Zanni)


  2. Non credo che l’Amministrazione sia disinteressata al problema dei nostri amici quadrupedi, ma le difficoltà x trovare un luogo adeguato sono tante: esposizione al sole, fornitura acqua, distanza dall’abitato e forse altre che neanche immaginiamo (soldi). Voglio avere fiducia e aspetto buone notizie al più presto!

    (Commento firmato)

    Speranza, di nome e di fatto!