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Un parco agricolo-storico per Vetto

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L’Appennino è uno di quei territori cui la definizione moderna di paesaggio si applica con la massima coerenza: non è infatti possibile capirlo e forse neanche vederlo senza considerare l’opera dell’uomo e i risultati della sua interazione con la natura. Un paesaggio così eccezionale è carico di valore e potenzialità e deve essere non tanto “conservato” ma piuttosto mantenuto vivo.

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I terrazzamenti di Vetto, realizzati nel corso dei secoli su tutti i versanti esposti a sud-est della conca naturale dove sorge il paese, costituiscono certamente un unicum nel panorama appenninico reggiano, una vera peculiarità paesaggistica della nostra montagna, sia per l’estensione che per la perizia esecutiva. Tuttavia, chi oggi attraversa il paese nuovo lungo la provinciale non riesce a cogliere la reale dimensione dei terrazzamenti, che dal versante più ripido alle spalle del borgo del Castello (il primo nucleo abitato di Vetto) si stendono a est verso il Ferro e a ovest verso la Costa, perché la vegetazione spontanea ha preso il soppravvento dopo l’abbandono della coltivazione generando anche seri problemi di stabilità dei muri a secco che sostengono i versanti.

Da tempo sto portando avanti un progetto finalizzato al recupero dei terrazzamenti attraverso la creazione di un parco agricolo storico o un Parco Campagna (in perfetta sintonia con le strategie previste nella relazione dello PSC per l’ambito n°7 “ La Montagna”), che consenta da un lato la salvaguardia dei manufatti storici a cui risulta profondamente legata l’identità storica e culturale di Vetto e dall’altra il ripristino di una concreta funzione dei terreni oggi incolti per renderli nuovamente produttivi e fruibili. Non è un’ipotesi avveniristica perché vari sono i luoghi dove negli ultimi decenni sono state ripristinate coltivazioni pregiate su pendi sistemati a terrazzi, dalle Cinque Terre a Bard (Aosta), e sono stati messi a punto anche mezzi meccanici per il trasporto dei prodotti.

Il particolare microclima che caratterizza molti appezzamenti vettesi sarebbe ideale per le coltivazioni pregiate e biologiche; altre parti potrebbero essere destinate ad attività didattico-naturalistiche e ad itinerari a tema - finalizzati alla sensibilizzazione verso il patrimonio agro-ambientale del nostro Appennino - dove fare esperienze, imparare cose nuove e conoscere le specificità della nostra storia e della nostra cultura. La bellezza dei luoghi e la presenza di punti panoramici e di osservazione suggeriscono anche la possibilità di creare percorsi artistici, luoghi di emozioni e di poesia.

La finalità del progetto è dunque quella di creare un Luogo ripensato con occhi nuovi e rivolti al futuro ma soprattutto un Luogo frequentato e vissuto dalle persone, un Luogo rispettato perché conosciuto nelle sua complessa struttura di macchina organica creata da uomini che hanno saputo ascoltare i luoghi cogliendone potenzialità e valenze.

Dopo aver tenuto, insieme all’architetto Chiara Dazzi, lezioni ed incontri sostenuti dal sindaco presso le scuole di Vetto per sensibilizzare al tema dell’identità e del territorio le nuove generazioni, ho coinvolto nel mio progetto la facoltà di Agraria dell’Università di Bologna (corso di laurea in Scienze del territorio e dell’ambiente agro-forestale) per valutare concretamente la fattibilità del recupero attivo dei terrazzamenti. L’interesse dell’Università si è rivelato vivo e concreto ed è stata recentemente portata a termine una tesi di laurea proprio sul singolare paesaggio agricolo creato dai vettesi nei secoli scorsi. La tesi sarà presentata in Comune nei prossimi giorni e ci si augura che le conferme ulteriori sulla fattibilità concreta del parco agricolo storico siano di buon auspicio alla sua realizzazione.

E’ chiaro che un progetto di tale respiro richiede un considerevole impegno sia progettuale che economico ma soprattutto necessita del sostegno politico delle amministrazioni locali (dal Comune alla Comunità montana, alla Provincia, alla Regione), della partecipazione attiva dei proprietari dei terreni - e quelli sino ad oggi coinvolti si sono tutti dimostrati molto interessati – e di tutta la comunità vettese.

Il problema della manutenzione dei terrazzamenti deve comunque trovare una soluzione perché essi costituiscono un patrimonio prezioso frutto del lavoro di generazioni di persone che può creare nuove opportunità per il futuro se veicolato correttamente ed affrontato con coraggio e convinzione.

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1 COMMENT

  1. Dare lustro ai terrazzamenti di Vetto!
    Usufruire, coltivare e godere, in chiave moderna, di quei forti pendii che, una volta sistemati a terrazza, resi stabili e preservati da sicuri smottamenti grazie all’intraprendenza dei nostri avi, hanno loro permesso di trarne sostentamento, è un’idea affascinante ed intrigante!! Sarebbe molto bello rivedere i terrazzamenti del Groppo, del Ferro e della Costa puliti, coltivati ed accoglienti. Il progetto è condivisibile e la sua attuazione migliorerebbe notevolmente la zona dal punto di vista paesaggistico. Il recupero e la valorizzazione richiede, però, una riconversione colturale ed uno sfruttamento anche con altre finalità che eviti il degrado, abbellisca la zona ed assicuri redditività. Le terrazze sono di proprietà plurima, ma l’attività deve essere collegiale e con unicità d’intenti. Chissà se la collettività di Vetto si prenderà a cuore questo bel suggerimento!

    (Commento firmato)