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In Italia ci sono più di 4.300.000 immigrati regolari

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Il 28 ottobre è stato presentato il XIX Dossier statistico sull’immigrazione in Italia, curato da Caritas e Migrantes. Il dossier ci dice che in Italia ci sono più di 4.300.000 immigrati regolari. Dietro ad ogni numero e ad ogni riflessione che se ne può ricavare, ci sono persone, ognuna con la sua storia, le sue povertà e le sue ricchezze. Ognuna portatrice di diritti inalienabili proprio in quanto persona, come dice il Papa nella sua ultima enciclica Caritas in Veritate (al n. 62): «Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti in ogni situazione».

Persone che hanno storie come quella di Gift e della sua mamma. Gift nasce l’8 settembre 2009. Sua mamma, Joy, non ha i documenti, è clandestina. E’ partita 7 mesi fa dal suo paese, senza sapere di essere incinta. Le hanno promesso un lavoro di baby sitter. La sua famiglia, nel paese di origine, non ha il necessario per vivere.
E’ arrivata in Italia già al sesto mese di gravidanza. E’ stata accolta e ha potuto partorire in ospedale con tutte le cure necessarie. Il giorno dopo la nascita, la mamma cade nello sconforto. Bisogna dire che Gift è nata, bisogna registrarla. All’ufficio dell’ospedale, ci dicono di andare all’anagrafe del Comune perché è una situazione particolare. Joy si deve presentare con l’atto di nascita della bambina e due testimoni che dichiarano la sua identità. Per circolari uscite dopo il "Pacchetto sicurezza", è possibile dichiarare l’esistenza di Gift. L’ufficiale del Comune, veramente molto accogliente e disponibile, compie tutta la procedura necessaria, ci rilascia i certificati e ci informa che dopo 15 giorni la mamma non può più presentarsi all’ufficio per chiedere altri certificati.

L’obbligo di esibizione del titolo di soggiorno per la presentazione di istanze o l’ottenimento di autorizzazioni od atti riguardanti lo stato civile delle persone, è una norma introdotta dalla legge… (il cosiddetto "Pacchetto sicurezza"), norma per la quale diventa difficile registrare all’anagrafe un figlio, da parte dello straniero irregolare, con conseguenze pesanti sullo stato del minore.

Questo è solo un esempio tra i tanti che si potrebbero fare pensando alle conseguenze del "Pacchetto sicurezza" e, in particolare, dell’introduzione del reato di immigrazione clandestina. Il reato di clandestinità è stato definito da alcuni giuristi “incostituzionale e irragionevole”. “Il nuovo reato di immigrazione illegale non ha giustificazioni: l’ingresso illegale in un paese non è in alcun modo indice di pericolosità sociale, la condizione necessaria per ogni fattispecie penale”. Introdotto dall’articolo 10 comma bis della legge sulla “sicurezza” in vigore da agosto, il reato di “immigrazione clandestina” ha spinto molte Procure a sollevare rilievi di legittimità presso la Corte costituzionale.

Le norme sembrano ignorare che l’ingresso e il soggiorno irregolari non sono semplicisticamente catalogabili come forme di “illegalità”. Chiunque, per il solo fatto di essere una persona umana, porta con sé un bagaglio minimo di diritti, che devono essere rispettati; diritti scritti a chiare lettere anche nell’art. 2 del Testo Unico dell’immigrazione: il diritto alla salute, a un minimo di assistenza sociale, alla scuola per i figli, a difendersi in giudizio contro un eventuale provvedimento di espulsione, ecc.

Proprio oggi, 10 dicembre, ricorre l’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e per questo vogliamo ricordare tutte quelle persone che non godono ancora del rispetto dei propri diritti in quanto uomini. Sono miliardi le persone nel mondo che non hanno il necessario per una vita dignitosa, milioni le persone che ogni giorno muoiono a causa della mancanza di cibo, di acqua e per la mancanza di cure sanitarie.

Così come sono tante le persone che anche in Italia non godono dei propri diritti, in particolare vogliamo portare l’attenzione sulle donne. Sono tante le straniere nella situazione di Joy; sono tante le ragazze (anche giovanissime minorenni) vittime di tratta, messe sulle strade o in appartamenti e costrette a prostituirsi; sono tante le donne che subiscono violenze o intimidazioni dai propri mariti o compagni di vita. Tutte queste situazioni hanno conseguenze spesso drammatiche e complesse che portano tante donne alla disperazione e a cercare un aiuto per uscirne.

Per questo come Chiesa di Reggio Emilia–Guastalla, sta nascendo un nuovo progetto di Accoglienza al Femminile chiamato “Maria di Magdala” che mette in rete alcune realtà già operanti sul territorio diocesano riguardo l’ascolto e l’accoglienza di donne sole che hanno subito violenza, di mamme incinta o con bimbi piccoli che non sanno dove andare, di ragazze che vogliono uscire dalla prostituzione…

In questo lavoro, che mette già insieme queste realtà da alcuni anni, si incrociano spesso storie di donne immigrate per le quali risulta davvero difficile arrivare all’autonomia di vita anche a causa delle leggi vigenti e dei percorsi di inserimento sociale.

“Il problema migratorio è complesso, senza dubbio, con i suoi risvolti inquietanti di illegalità. Il problema è la difficoltà a entrare in Italia per lavoro in modo regolare, tuttora irrisolto dalle ultime legislature.
Per noi sono persone da accogliere con i loro problemi e i loro drammi di lavoro, di inserimento sociale, di diritto alla presenza familiare” (vescovo A. Capriolim 15.8.2009).
Come cristiani non possiamo dimenticare che Maria e Giuseppe con il piccolo Gesù ancora in fasce, furono esuli accolti in terra straniera perché in fuga da un tiranno persecutore e che il Vangelo assicura il premio a chi accoglie lo straniero e ammonisce chi lo rifiuta. “Ero forestiero e mi avete accolto”… quando mai Signore? “Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me.” (Mt. 25, 43.45).

Richiamando l’attenzione ai Diritti dell’Uomo, di ogni uomo e donna che vive su questa terra, vogliamo anche ribadire che di fronte alla chiarezza del Vangelo non possiamo invocare presunti valori cristiani per respingere chi cerca dignità e futuro e ci si augura che ci siano sempre più interventi di sostegno all’integrazione, quali vie positive e lungimiranti per edificare nel tempo una società inevitabilmente multietnica e multiculturale, nella quale tutti possano vivere con la stessa dignità, gli stessi diritti, nella libertà, agendo gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza (cfr. Art. 1 Dichiarazione Universale).

(Gianmarco Marzocchini. direttore Caritas diocesana Reggio Emilia)