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Acqueforti di Ugo Viappiani: “Arte, acido nitrico e torchio per combattere la vecchiaia”

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CASTELNOVO MONTI (10 dicembre 2009) – “Mi dedico all’arte per piacere e per rallentare la vecchiaia tenendo la testa impegnata in cose belle. La gratificazione del pubblico è un qualcosa in più che fa sempre piacere”. Parole Ugo Viappiani, notissimo incisore e calligrafo di Castelnovo Monti, che sabato 12 dicembre presenterà la sua attesissima “personale” in via Roma, 50/b, che verrà inaugurata alle ore 16 con un rinfresco offerto dalla Cartoleria Casoli di Castelnovo, che sostiene l'iniziativa.
Protagoniste della mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino all’Epifania, saranno le acqueforti, opere particolari che richiedono anche 50 ore di lavoro, con cui Viappiani ha immortalato incantevoli scorci dell’Appennino.
“Sono 12 anni che mi dedico alle acqueforti – spiega Viappiani – Le prime opere le avevo esposte a Sarzano e ora una produzione sufficiente per farle vedere al pubblico in una mostra interamente dedicata”.

Come mai ha deciso di utilizzare questa tecnica?
“Mi piacciono le cose dettagliate e fini. Poi è una conseguenza del fatto che ho sempre disegnato al tratto a chino e nella tecnica dell’acquaforte c’è affinità con le calligrafia. Ho 18 anni di esperienza in tipografica, quindi il torchio mi è familiare. Si trattavo solo di imparare a graffiare le lastre”.

Ha imparato da solo o ha potuto contare sull’aiuto di un maestro?
“Da solo ho fatto alcune cose, poi ho avuto la fortuna di farle vedere al maestro Ettore Mossini, docente di incisione all’istituto Toschi di Parma. Ha apprezzato la qualità delle mie opere. Sono rimasto presso di lui per qualche mese e ho continuato a imparare anche dal manuale sulle incisioni che ha pubblicato”.

I soggetti delle sue opere sono sempre paesaggi dell’Appennino, come mai questa scelta?
“Vivo in un posto che basta guardarsi intorno per trovare l’ispirazione. Non mi occupo della figura umana perché non la sento come soggetto”.

Nelle sue opere un tema ricorrente è la Pietra di Bismantova.
“Abbiamo una bellezza straordinaria che ci sovrasta e non si può ignorare. Credo che le persone di Castelnovo la sottovalutino un po’, la diano per scontata, invece è meravigliosa”.

Come fa a riprodurre il paesaggio, così ricco di colori, con la tecnica delle acqueforti che invece è monocromatica?
“La tinta è unica e in questo modo si dà maggiore rilevanza al tratto. Poi c’è la possibilità di usare tanti toni di grigio che variano a seconda del tempo di morsura della lastra nell’acido nitrico. Volendo, però, si possono fare anche acqueforti a colori”.

Cioè?
“E’ una tecnica che ho imparato dal maestro Mossini. E’ una lavorata tremenda, infatti ne ho fatto un unico esemplare, che esporrò alla mostra. Ho unito l’acquaforte con i colori a olio. L’effetto è quello di un disegno a china acquerellato”.

Quanto tempo occorre per produrre un’acquaforte?
“Anche senza il colore si tratta di un lavoro piuttosto complicato. Si va dalle tre alle 50 ore per la morsura a seconda della dimensione. La più grande che espongo è di 60x23 e ci ho impiegato una cinquantina di ore. Poi occorre un’altra ora per la tiratura”.

(Sabrina Pignedoli & Gabriele Arlotti)