Stiamo assistendo da tempo ad inasprimenti delle tensioni in campo politico. Muro contro muro, lo scontro per lo scontro non sono mai a favore dell’uomo! Crea fossati, sempre più difficili da colmare. Molti giovani sono disorientati, qualcuno è nauseato, rifiuta questi schieramenti che sono in continua contestazione. A volte, nei vari incontri chiedono, anche a noi, anche a me, da che parte sono schierato. Rispondo che sto dalla parte dell’uomo, della donna, di chi vive in difficoltà, non di un partito, che mi fa escludere l’altro, me lo fa sentire avversario, nemico, uno da combattere, da diffidare. E’ una risposta che nasce da una concezione personale, cresciuta nel tempo e nella mia consuetudine con le persone, cercando di vivere lo stile del Vangelo, incarnato in San Giovanni Bosco, che invitava a vedere il bene in ogni persona, a costruire ponti più che ad abbatterli.
Da giovane, ero innamorato di quanto aveva scritto “sul dialogo” Paolo VI nella sua prima Lettera enciclica, Ecclesiam suam nel 1964. Tra l’altro sosteneva che il dialogo è una forma di rapporto che esige “un proposito di correttezza, di stima, di simpatia, di bontà da parte di chi lo instaura; esclude la condanna aprioristica, la polemica offensiva ed abituale, la vanità d'inutile conversazione… Non mira ad ottenere immediatamente la conversione dell'interlocutore, perché rispetta la sua dignità e la sua libertà, mira tuttavia al di lui vantaggio e vorrebbe disporlo a più piena comunione di sentimenti e di convinzioni”.
Il dialogo è un’arte da imparare e da praticare! Forse ai nostri politici sembra impossibile, utopia! Eppure se, coloro che governano e quelli che stanno all’opposizione, partono dal bene comune dei cittadini, soprattutto dei più deboli, affaticati, al margine, gli spazi per dialogare ci sono, ricordando che il dialogo, descritto da Paolo VI, ha alcune caratteristiche: è chiarezza di linguaggio, comprensibile, popolare, lontano da ogni forma di ipocrisia e di menzogna. E’ mitezza: non è orgoglioso, pungente, offensivo, comando, imposizione. È pacifico; evita i modi violenti; è paziente; è generoso. E’ fiducia nell’altro, promuovendo il rispetto, la confidenza e l'amicizia. E’ prudenza che fa grande conto delle condizioni psicologiche e morali di chi ascolta. Certi guai si prevengono se, ancor prima di parlare, si ascolta, la voce, anzi il cuore dell'uomo; comprenderlo, e per quanto possibile rispettarlo e dove lo meritasse, assecondarlo. “Nel dialogo, così condotto, si realizza l'unione della verità con la carità, dell'intelligenza con l'amore”. Utopia? Speranza!