Riceviamo e pubblichiamo.
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Nei giorni scorsi la “Comunità del Parco” nazionale dell’Appennino tosco-emiliano si è riunita per esprimere il proprio parere sulla bozza di “Piano pluriennale economico e sociale” del Parco stesso. Ricordo che la “Comunità del parco” è composta dai vertici responsabili degli enti locali sul cui territorio insiste il Parco (regioni, province, comunità montane e comuni).
Tale “Piano” definisce le strategie per garantire lo sviluppo socio-economico del territorio del Parco. Vorrei sottolineare alcune considerazioni del “Piano” che mi paiono molto condivisibili. Si premette che le strategie generali di sviluppo “possano essere possibili solo se il territorio sarà presidiato, vissuto, attraente ed idoneo alla residenzialità di nuove famiglie ed imprese”. Inoltre il “Piano” riconosce come indispensabile” rallentare e invertire il flusso migratorio e l’emorragia di risorse umane in particolare nei piccoli borghi e nei territori di crinale”. Infine tra gli obiettivi generali considera molto importante “migliorare le connessioni tra i vari territori del Parco e tra questi e l’esterno”.
E’ dalla lettura degli obiettivi specifici che il “piano” propone per fronteggiare le situazioni premesse che vorrei sollevare qualche perplessità. Infatti pur essendo in sé gli obiettivi condivisibili, a me paiono assolutamente non in grado di invertire la permanente situazione di crisi dei borghi e dei territori di crinale.
Cito alcuni fra gli obiettivi del “Piano”: “Favorire la possibilità per tutto il territorio di connessioni veloci e stabili con internet; migliorare i collegamenti del crinale con aeroporti e stazioni ferroviarie limitrofe; sviluppare formule innovative di servizi di trasporto collettivo fruibili dagli abitanti dei piccoli borghi; favorire il coordinamento e le connessioni tra servizi di mobilità pubblica di diversi territori e tratte di collegamento tra le valli parallele;…”.
Mi paiono - ripeto - non adeguati, nella situazione data, del crinale. A mio avviso sono due le pre-condizioni decisive per poter invertire la tendenza declinante:
1) una massiccia opera di manutenzione permanente del territorio;
2) una viabilità di accesso e di attraversamento del Parco moderna.
Il territorio del Parco è giunto “custodito e preservato” fino a noi dal lavoro dei contadini, dei pastori, dei legnaioli che hanno abitato e vissuto questi territori. Il tentativo di “resuscitare” questi mestieri, che si intravede anche fra i progetti del “Piano”, è assolutamente irrealistico. Occorre che la medesima “custodia e preservazione” la si faccia con metodi contemporanei attraverso le aziende e le cooperative presenti sul territorio opportunamente e permanentemente impiegate nella complessiva manutenzione (prati pascolo, boschi, sentieri, opere murarie, opere idrauliche, ecc). Occorre una statale 63” nuova” e fondovalli di accesso al crinale scorrevoli. Di questi orientamenti non ho trovato traccia operativa né rivendicazione ferma. Ho la presunzione di pensare che molti cittadini, se consultati, queste priorità le rappresenterebbero.
(Claudio Bucci)
Se ascoltassero
Mi congratulo con Claudio, ma purtroppo come al solito sarà una voce che predica al vento, vedonsi le altre volte che pur facendo un’analisi corretta ed esatta dei problemi gli amministratori l’hanno snobbato. Mi rifaccio in modo particolare alla viabilità, che è il problema fondamentale per un corretto sviluppo del territorio, perché da un traffico corretto e fluido corrisponde un uso migliore del territorio e dell’aria che si respira; infatti, da una percorrenza agevole attraverso strade fruibili in modo idoneo come suggerito da Bucci sicuramente gli abitanti del crinale sarebbero aiutati a stare nei propri paesi e non portati ad andare verso la città o a Castelnovo perché li stanno i servizi.
Dico che sta predicando nel deserto in quanto il partito per cui lui ha sempre espresso la preferenza (e per inciso è anche il mio se pur con molta sofferenza) non lo ha mai supportato ma lo ha solo sopportato. Io spero che le voci che man mano si levano per fare le strade da farsi nel fondo delle valli e che non sono in contrasto con il miglioramento necessario ed inderogabile della strada statale 63 in quanto dipendono da enti diversi e ben distinti (Provincia, comuni e Stato), voci come quella di Paolo Bargiacchi hanno chiesto che la Gatta-Pianello diventi strada provinciale e che ha sottinteso che vi sia la continuazione verso il crinale (almeno mi è parso) ed io spero che sulla strada di Damasco non vi sia solo la conversione di Paolo ma se ne aggiungano altre.
(Giovanni)