CARPINETI (20 novembre 2009) – “Il castagneto può essere una risorsa fondamentale per lo sviluppo del turismo in montagna durante la stagione autunnale, grazie alla riscoperta delle tradizioni e della gastronomia a esso legato”. Fausto Giovanelli, presidente del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, questa mattina la convegno Il Castagneto e l’autunno d’Appenino al Parco Matilde di Carpineti, ha espresso la sua intenzione di continuare i progetti del Parco relativi al castagneto. “L’interesse verso questo ambiente e i suoi prodotti è testimoniato dalla presenza di decine di feste della castagne che richiamano in Appennino molti turisti. Poi c’è una nuova attenzione ai sapori, che col Parco contribuiamo a diffondere con l’iniziativa Menù a chilometri zero – continua Giovanelli – Tuttavia in 18 anni abbiamo perso il 70% dei castagneti produttivi nell’Appennino reggiano, a causa di abbandono e malattie come la vespa cinese. Oggi i castagneti sono divenuti elemento di arredo, ma non ci sono domande di agricoltori per il loro recupero. Spetta a noi preservare l’identità di pascoli, boschi e castagneti”. L’intervento Salvare i castagneti dal degrado di Anselmo Montermini, direttore del Consorzio fitosanitario provinciale, si concentra proprio sul tema della cura del bosco. “Le malattie dei castagni vanno affrontate in maniera biologica e non con agenti chimici – ha spiegato Montermini – La vespa cinese, in particolare, colpisce soprattutto le piante giovani. Qui a Carpineti abbiamo fatto la prima sperimentazione con l’Università di Torino, e ora possiamo dire ai castanicoltori di non bruciare le galle sviluppate dopo l’infezione della vespa cinese, ma di lasciarle nel castagneto, perché così non si uccide l’insetto utile che abbiamo immesso per combatterla e anche altri parassitoidi indigeni, e questa è la buona notizia, che abbiamo trovato già qui”. L’assessore provinciale alla Promozione territoriale Roberta Rivi, sostiene che il castagneto potrebbe essere una risorsa anche per fronteggiare la crisi. “Il castagno offre, in un panorama appenninico monoculturale bastato sul Parmigiano Reggiano, che adesso è in crisi, una opportunità di multifunzionalità – ha sostenuto l’assessore – L’agricoltura, al cui interno presente anche la castanicultura, è il primo tassello dal quale ripartire per fare marketing territoriale e vendere assieme prodotto, servizio e, appunto, territorio”.
“Grande è la varietà di prodotti che si possono avere dal castagno: il miele, la farina e la pasta, ma anche prodotti innovativi come la birra di castagna, i fiocchi per la colazione, molto interessanti perché privi di glutine – ha detto Giuseppe Vignali, direttore del Parco nel suo intervento Il castagneto come risorsa ambientale paesistica – In questo modo si favorisce un turismo non solo paesaggistico ma anche gastronomico e di riscoperta delle tradizione, come in parte è già stato realizzato con il progetto del Parco Autunno d’Appennino”.
Nell’intervento. L’esperienza dei monti Cimini, Angelo Bini, presidente della Cooperativa Agricola Produttori Castagne di Vallerano Canepina, Monti Cimini (Viterbo), ha avanzato una proposta: “Dovremmo creare un asse tra le realtà castanicole più importanti presenti in Italia, per supportarci a vicenda e condividere le esperienze”.
Marco Picciati, del Consorzio Castanicoltori dell’Appennino reggiano nell’intervento Castagneto e turismo: la via dei metati, ha proposto di rimettere in funzione i metati, dove venivano essiccate le castagne. “Il nostro obiettivo è fare conoscere l’identità del prodotto, portare i consumatori sul territorio e recuperando le tradizioni legate alla castagna – ha spiegato – Inoltre vorremmo mettere un marchio che certifichi la qualità dei prodotti della castanicultura”.
Durante il convegno sono intervenuti i sindaci e gli amministratori locali.“Chiamiamo a raccolta il pubblico e il privato per fare sistema e fare diventare il castagno un elemento di turismo”, ha suggerito Stefano Baldelli, vicesindaco di Carpineti, comune molto attivo sul fronte della castanicultura. Di parere simile anche Sara Garofani, presidente della Comunità montana Appennino Reggiano: “Gli enti montani devono fare sistema partendo da quanto di buono è stato fatto, come l’esperienze che già hanno unito pubblico e privato, come BuonAppennino”. “Come Gal – interviene Luciano Correggi, presidente del Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano – nel nostro Piano di Azione Locale, abbiamo previsto disponibilità per 200mila euro per il recupero del castagneto da frutto e per la vocazione turistica rivolti ad aziende e istituzioni del territorio, a partire dal 2010”. Andrea Chiari ha portato il saluto del vicepresidente e assessore alla cultura della Provincia di Reggio Emilia, Pierluigi Saccardi: “La montagna col castagno ha un prodotto che altri non hanno. Unione Appennino Verde, che in regione si occupa di turismo ed è presieduta da Saccardi, è aperta a questo dialogo”. Manuel Bini, che a San Romano in Garfagnana ha attrezzato il Parco avventura Selva del Buffardello proprio in un castagneto, è intervenuto per portare la sua esperienza: “Ora stiamo scoprendo che è possibile, attraverso il castagno, andar oltre e allungare la frequenza di turisti”. Marco Sepe, Terra delle Valli snc, gestore del Centro turismo rurale di Cecciola che da 4 anni anima il paese, ha sostenuto: “Nel mese di ottobre, catalizzando le attenzioni attorno alla Festa della Castagna abbiamo avuto molti turisti. Abbiamo però bisogno di un marchio o un nome importante, magari legato al Parco”.Giuseppe Fontana, presidente Cooperativa Vivere Sologno, dove si pratica turismo di comunità ha detto: “Abbiamo avviato la richiesta di ingresso nel Parco per divenire vero e proprio borgo del parco. Sul turismo potremo lasciare un segno solo se lavoreremo tutti assieme”. E suggerimenti arrivano anche da progetti realizzati da parchi vicini. “Abbiamo contribuito al recupero di metati, consegnati poi ai privati per fini turistici – ha detto Sonia Lei, del Parco regionale Cento Laghi, in provincia di Parma – Da noi i castagneti sono tutti privati, la castagna è utilizzata per uso familiare”. Al convegno hanno partecipato anche, Alessandro Govi, presidente dell’Unione alto Appennino Reggiano, Renato Farina della cooperativa I Briganti di Cerreto, Antonio Giorgioni, responsabile del Servizio Agricoltura della Comunità Montana, Dante Mori, proprietario di un castagneto e, tra il pubblico la senatrice Leana Pignedoli, il consigliere provinciale Vito Castellari e il presidente della Camera di Commercio Enrico Bini.