“Il Parmigiano Reggiano di questi caseifici è una risorsa importante – dice Sara Garofani nuova presidente e assessore all’agricoltura della Comunità montana dell’Appennino reggiano – che deve essere valorizzata con iniziative come quelle promosse da Latterie d’Appennino, occasioni per far conoscere un prodotto buono e di qualità come il nostro”.
Parmigiano Reggiano di 12, 24 e 36 mesi, Furmaìn (caciotta fatta con lo stesso latte usato per produrre il Parmigiano) e la ricotta saranno i protagonisti dello stand gastronomico che la Latteria di Cavola presenterà alla fiera alimentare “Borghi e sapori” in programma domenica 22 novembre a Sinalunga, in provincia di Siena, ultima iniziativa dell’anno in programma per le Latterie d’Appennino.
“Le iniziative di Latterie d’Appennino sono molto utili perché riescono a unire il paesaggio con i prodotti tipici del territorio promuovendo un turismo legato alla gastronomia, all’ambiente e alla cultura", continua Sara Garofani. "Il turismo è sicuramente una risorsa per la montagna che può essere utilizzata anche dalle aziende agricole contro la crisi, aumentando, per esempio, la vendita diretta di Parmigiano”.
E la Comunità montana cosa sta facendo per aiutare i caseifici e le aziende agricole in difficoltà?
“Stiamo cercando di mettere insieme i caseifici e le aziende agricole della montagna che sono interessate a lavorare alla costruzione di un progetto di filiera per la commercializzazione del Parmigiano Reggiano, non ce l’abbiamo fatta per la scadenza del 16 novembre ma contiamo, in accordo con la Regione, di avere altre opportunità, nei prossimi mesi. Poi qualcosa si sta muovendo anche sul versante del credito”.
Che cosa?
“La novità è che l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) a Reggio ha incontrato le banche e pare che metta a disposizione le risorse per garantire il 70% del capitale alle aziende agricole che
chiedono prestiti. Un tema che approfondiremo”.
Da questo punto di vista cosa può fare la Comunità montana?
“Noi possiamo agire sui tassi di interesse dei mutui e cercare di sollecitare gli altri enti a intervenire. A questo proposito, il 26 ottobre abbiamo già avuto un primo incontro con Agrifidi, le banche che operano sul territorio, le associazioni di categoria e L’Ismea, per discutere su credito e garanzie”.
Calderoli ha proposto una legge, in discussione alle Camere, per abolire le comunità montane, lei cosa ne pensa?
“Se la Comunità montana deve avere come unico ruolo quello di pagare le spese di gestione sarebbe giusto. Ma in realtà, occorre capire quali funzioni può assumere questo ente e fornirgli i mezzi per portare avanti i propri obiettivi. Anche volendo, in questo momento la nostra possibilità di azione è molto limitata perché lo Stato ci ha notevolmente diminuito tutti i contributi: non è possibile agire in modo efficace se non abbiamo niente da poter investire sul territorio. Stiamo lavorando per fornire ancora più efficaci strumenti ai Comuni nostri associati. In particolare si sta verificando quante e quali possono essere le gestioni associate che la Comunità montana può fare per conto dei comuni e se quello attuale è
l’ambito ottimale per poterle davvero concretizzare”.